La stamperia chiude, in 36 a casa
Fallito il tentativo di salvataggio

Olgiate. Confermata la decisione di mettere in liquidazione la Luce per cessata attività. Tramontata definitivamente l’ipotesi del passaggio di gestione

Fallito il tentativo di “salvataggio”, chiude la “Stamperia Luce”. Trentasei persone restano senza lavoro. L’amministratore unico, Gottardo Giamminola, ha confermato la decisione di mettere in liquidazione l’azienda per cessata attività e l’apertura di una procedura di licenziamento collettivo per tutto il personale impiegato nell’unità produttiva con sede a Olgiate Comasco, in via Boscone.

Non è andato a buon fine il tentativo di creare le condizioni per garantire la continuità produttiva della storica stamperia, con un passaggio di gestione dal padre ai figli, o anche tramite un affitto di ramo d’azienda con l’eventuale coinvolgimento di alcuni clienti della “Stamperia Luce” che fossero stati interessati a sostenere il progetto.

Ipotesi che la proprietà ha verificato nella sua fattibilità nel mesetto di tempo che si era data, dopo la revoca della procedura di licenziamento collettivo che era stata dichiarata il 12 gennaio scorso.

«L’ipotesi che i figli rilevassero l’azienda è tramontata completamente – spiega Sandro Estelli, segretario generale della Filctem Cgil Como, che segue la vertenza con il collega Nazario Mazzella della Femca Cisl – L’amministratore unico ha giudicato che non ci fossero sufficienti garanzie per la successione e prosecuzione dell’attività produttiva. Fatte queste valutazioni, ha deciso di chiudere la società. Abbiamo concordato la fine dei lavori, aprendo una procedura di licenziamento collettivo di tutto il personale».

«Nel corso della trattativa con l’azienda - aggiunge Estelli - siamo riusciti a far prevalere la linea di favorire un’uscita il più morbida possibile, con un incentivo all’esodo di seimila euro per ciascun lavoratore e la garanzia del pagamento degli stipendi che ancora devono essere liquidati, nei tempi che andremo a concordare lunedì prossimo con l’azienda».

La dismissione dell’attività produttiva sarà in gran parte esaurita nell’arco di circa un mese.

«Credo che se la vicenda fosse stata gestita diversamente si sarebbero potuto cercare aziende sul territorio interessate a proseguire se non con tutta l’attività, almeno con una parte dell’azienda – osserva Estelli – Pur nella difficoltà e crisi del settore, con i tempi e i modi che la proprietà ha scelto si è complicato il tentativo di dare continuità all’attività produttiva e questo ha portato alla cessazione».

Dopo settimane di una estenuante altalena tra speranza e delusione, per i lavoratori c’è almeno un punto fermo, per quanto drammatico.

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