Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Mercoledì 13 Luglio 2022
«Mamma sto male»
Tentano di truffare
chi ha perso un figlio
Olgiate Comasco Una malvivente si è finta sua figlia La sensazione che la donna conoscesse la sua storia e abbia cercato di usarla per portarle via del denaro
«Mamma sto morendo, ho bisogno di soldi per prenotare una cura sperimentale», ma era una truffa.
Nel mirino Maddalena Tacchin – 68 anni, residente in città – raggiunta a casa, sul telefono fisso, dalla chiamata di una ragazza in lacrime e disperata, che si spacciava per la figlia.
Un anno fa, il lutto
«È stato atroce», esordisce la mancata vittima del raggiro, madre di Federico Fazio stroncato un anno fa a 43 anni da un tumore. Dolore su cui c’è il sospetto che la truffatrice abbia orrendamente speculato.
«Ho ricevuto la telefonata di una ragazza che piangeva di un pianto disperato – racconta Tacchin - “Mamma, mamma, sono all’ospedale, sto morendo, mi hanno trovato un tumore”. Sono rimasta talmente scioccata che, come prima reazione, ho collegato questa situazione al tumore di mio figlio. Siccome sono gemelli, ho pensato che ci potesse essere una causa genetica e che, dopo Federico, ora fosse stata colpita dalla malattia anche mia figlia. Mi sono agitata moltissimo al pensiero di ripiombare daccapo in quel dolorosissimo percorso. Sono crollata».
Una telefonata angosciante. «Sempre piangendo disperata mi ha detto “Sono in ospedale” - prosegue la donna – Con insistenza le ho chiesto in che ospedale fosse, ma ripeteva genericamente in ospedale. Sentendola parlare non riconoscevo la voce di mia figlia. Le ho più volte chiesto se fosse proprio mia figlia e lei, altrettanto volte, ha risposto “Sì, sì mamma, sono io”. Mio marito sentiva in vivavoce la conversazione e anche lui sosteneva che non fosse nostra figlia. Sempre in lacrime, mi ha detto che le avevano diagnosticato un tumore in fase terminale, che le avevano dato quattro mesi di vita e che, per provare a salvarla, si poteva tentare una cura sperimentale con un farmaco svizzero che andava prenotato. Mi ha chiesto di preparare 40mila euro per prenotarlo».
Il sospetto alla richiesta di soldi
Passato il primo momento di choc, la signora ha cominciato a elaborare una serie di considerazioni. «Per cercare di salvare mio figlio abbiamo fatto di tutto; abbiamo girato vari ospedali, ma nessuno ci ha chiesto soldi per pagare una cura sperimentale – aggiunge Tacchin - Il fatto poi che in una situazione di urgenza fosse mia figlia personalmente a chiamare e non mio genero mi ha insospettito, così come la voce maschile sconosciuta che sentivo durante la telefonata. Quando poi ha fatto la richiesta di così tanto denaro ho capito che c’era qualcosa di strano. Le ho detto che avrei cercato di capire il da farsi, di tranquillizzarsi, che l’avrei richiamata e ho riattaccato».
Chiusa la telefonata, la signora ha contattato il genero per verificare la versione dell’imbrogliona e togliersi ogni dubbio e così è stato. «Dal modo in cui quella ragazza mi ha parlato, facendo riferimento al tumore allo stadio terminale, per me era a conoscenza del lutto che ha colpito la nostra famiglia – conclude Tacchin – È una cattiveria estrema fare leva sulla salute dei figli per truffare. Anche per il precedente di mio figlio ho capito che qualcosa non quadrava, ma potrebbero esserci qualcuno che, preso dal panico, cada vittima di questi raggiri».
Proprio per mettere sull’avviso altri, la signora Tacchin ha reso pubblico il tentativo di truffa da lei sventato.
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