Cronaca / Como città
Lunedì 20 Aprile 2020
Coronavirus, le imprese
Altro rinvio alla riapertura
«Linea Conte incomprensibile»
Il presidente della Camera di commercio Marco Galimberti contro stop alle imprese fino al 4 maggio Galli (Confartigianato): «Ennesima bastonata». Frangi (Confcooperative) controcorrente: «Decisione saggia»
Nuova doccia fredda per le imprese del nostro territorio che auspicavano, almeno per alcuni settori, una riapertura delle attività produttive prima della fine del lockdown, attualmente prevista per il 4 maggio. Con un messaggio affidato alla propria pagina di Facebook, infatti, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sembra escludere, nonostante il pressing dei governatori delle Regioni del nord, e soprattutto di Lombardia e Veneto, una ripresa produttiva anticipata al 27 aprile. Tuttavia i segnali sono contraddittori e non è da escludere una nuova revisione dei programmi nel corso della prossima settimana, anche perché le opinioni all’interno dello stesso governo sono diversificate. I settori che sperano maggiormente in una ripartenza sono quelli che vengono classificati a basso rischio anche dalle tabelle predisposte dall’Inail e utilizzate come schema di lavoro dalla task force guidata da Vittorio Colao. In particolare, per il nostro territorio, permane molto alta l’attesa per i comparti del tessile (per cui è stato firmato anche un accordo sindacale a livello nazionale, giovedì scorso), del legno-arrendo e delle costruzioni.
Tempi più lunghi
«Questo continuo allungare i tempi senza affrontare la situazione con la giusta gradualità non è certamente corretto – commenta Marco Galimberti, presidente della Camera di commercio di Como e Lecco -: più si aspetta e più sarà difficile ripartire. Ritengo che siano maturi i tempi – prosegue Galimberti – per fare ragionamenti di filiera e dare il via libera a quelle imprese che hanno utilizzato questo tempo di chiusura per preparare al meglio la riapertura, con la sanificazione degli ambienti, l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, la revisione dei turni e degli ingressi. Stiamo già cambiando spontaneamente i nostri comportamenti – dice ancora il presidente dell’ente di via Parini – e, sentendo ogni giorno numerosi imprenditori, posso dire che sul nostro territorio ci sono le condizioni per riaprire nel pieno rispetto delle regole per la salute e la sicurezza dei lavoratori: questo nuovo rinvio non è comprensibile».
Una posizione che è pienamente condivisa anche presidente della Confartigianato di Como, Roberto Galli: «Questa ulteriore dilazione della data per una possibile riapertura è l’ennesima bastonata per tutti – commenta – perché, pur avendo la chiara consapevolezza della priorità della salute e della sicurezza, bisogna capire che le aziende senza aiuti concreti sono in una difficoltà estrema e che, se non si riparte subito, molte non sopravviveranno: una settimana può fare la differenza».
Peraltro, il numero uno di Confartigianato sottolinea come «se davvero vogliamo continuare ad essere corretti e a pagare i fornitori, come crediamo sia giusto e doveroso, dobbiamo ricominciare a lavorare: molte aziende stanno perdendo quote di mercato che difficilmente potranno recuperare». Secondo Galli, sarebbe stato opportuno programmare la ripartenza stabilendo una percentuale di presenza di lavoratori in azienda: «Forse la soluzione migliore – spiega – sarebbe stato ripartire al 25% della forza lavoro e poi salire, gradualmente, se tutto fosse andato per il meglio». In ogni caso, secondo il mondo imprenditoriale comasco, aspettare ancora rischia di generare dei danni irreversibili.
Fuori dal coro
Una voce controcorrente è quella di Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria: «Credo che la decisione di Conte sia saggia, doverosa a fronte di una situazione ancora problematica soprattutto in Lombardi. Il tema è di una complessità tale che non è ammissibile improvvisare. Pensiamo solo alla mobilità, è del tutto evidente che occorre una strategia per gestire lo spostamento in sicurezza di decine di migliaia di persone, pensiamo solo ai flussi pendolari su Milano o, all’interno della metropoli, ai passeggeri della metropolitana. Mi auguro che, al di là delle polemiche politiche, queste due settimane servano per affrontare i principali nodi per affrontare la fase due in sicurezza».
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