C’è «un prima e un dopo Callas» sentenziava Franco Zeffirelli per sottolineare il passaggio sconvolgente e rivoluzionario di Maria Callas nel mondo della lirica. Tanto era nuovo il suo canto, che per definirlo si dovette coniare un termine che non era mai esistito: soprano drammatico d’agilità.
Grazie alla “divina”, appellativo che ancora oggi ne accompagna il nome, la lirica tornò a essere arte popolare, business, colonna sonora. Un timbro unico capace di far risorgere un’epoca remota e mitica della storia dell’opera, in continuità con quanto già avevano fatto Giuditta Pasta e Maria Malibran nel corso dell’Ottocento. Con la sua mirabile presenza scenica, la Callas contribuì a cambiare non solo il modo di concepire la lirica, ma soprattutto il giudizio sulle sue protagoniste. Icona, forma di provvisoria immortalità terrena. Donna, protagonista dei rotocalchi esposta mediaticamente. In occasione del centenario dalla nascita, abbiamo analizzato la sua figura con Alberto Bentoglio, docente di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università degli Studi di Milano, dove dirige il Dipartimento di Beni culturali e ambientali.
Professore, qual è stata la vera rivoluzione adoperata da Maria Callas?
Credo sia stata quella di far capire al pubblico che l’opera non va solo cantata ma anche interpretata. La sua è una vita non soltanto musicale, ma concreta sul palcoscenico. Introduce di fatto la figura della cantante-attrice. Le donne che l’hanno preceduta erano bravissime a cantare ma scenicamente impacciate; non conoscevano la recitazione teatrale. La grande novità della Callas consiste allora nell’esser riuscita a forzare questo aspetto, cambiando le caratteristiche della cantante lirica. La sua capacità scenica era unica e inimitabile.
Con la Callas cambia il modo di concepire la lirica, ma anche il giudizio sulle sue protagoniste. Nei secoli precedenti le cantanti venivano viste secondo una prospettiva moraleggiante che, per esempio, attirò molte critiche ad Alessandro Volta al tempo in cui frequentava la soprano Marianna Paris...
Vi era questa condanna secondo cui coloro che si occupavano di cinema, teatro e canto, soprattutto donne, venivano viste come persone poco affidabili. Sul palco la donna si mostrava e frequentava in maniera libera le persone; questo senz’altro disturbava. Tale visione in realtà cambia già nell’Ottocento, ma con la Callas fa decisamente un passo in più. Lei diventa una vera diva. Un’icona conosciuta tutt’oggi nel mondo persino da chi non si occupa di queste materie. Anche la sua vita vivace ha contribuito a creare un mito non solo in ambito musicale ma proprio come figura umana.
Un’infanzia dettata da continui spostamenti tra Usa e Grecia. La sua “grecità” era solo un dato biografico o rappresentava una componente essenziale della sua arte?
La grecità è sempre stata presente. Era nata a New York ma la sua crescita è avvenuta quasi completamente in Grecia, dove tornerà più volte nonostante un rapporto difficile con la famiglia. Questo aspetto viene messo in risalto nelle sue grandi interpretazioni. Scopre Medea e rispetta con precisione i canoni della grande tragedia greca. Pur trattandosi di opere liriche, i suoi personaggi sono rappresentati in maniera convincente proprio grazie a questo legame con la sua terra. Non è casuale che abbia accettato di recitare in un solo film, dedicato proprio a Medea. E non è altrettanto casuale che Pasolini, il regista della pellicola, abbia scelto lei.
Tormentate furono le sue storie amorose. Prima con Giovanni Meneghini, poi con Aristotele Onassis…
È stata sposata in maniera tradizionale per dieci anni. Meneghini l’ha accolta quando è arrivata in Italia ed è diventato suo marito nonostante la differenza d’età. Poi le si è aperto un nuovo mondo: in seguito a un viaggio in crociera con Aristotele Onassis, dove peraltro c’era anche Wiston Churchill, scoppia questo amore con una persona a sua volta già sposata. Tutti e due erano greci: lui grande magnate e lei donna che proveniva dalla stessa terra. Ai tempi la cosa scandalizzò molto, l’idea di separarsi non era vista di buon occhio. Onassis poi lascerà la Callas per sposare la vedova del presidente Kennedy. Tutte queste vicende contribuirono a creare un gossip e una cronaca rosa favorevole ai giornali. Anche per questo è diventata un fenomeno di grande attenzione.
Il periodo d’oro arriva ad inizio anni ’50, quando avviene una trasformazione anche estetica…
Per diventare un’attrice capace di muoversi in scena e interpretare le eroine del melodramma, il suo fisico era piuttosto robusto e questo era motivo di critica. Era una donna abbastanza alta che pesava più di 100 kg. Tra il 1953 e il 1954 decide di iniziare una chiacchieratissima cura dimagrante che la porta a perdere metà del suo peso. Prende questa scelta in un momento particolare della sua carriera, per rappresentare la Traviata alla Scala, dove uno dei soggetti è una donna malata di tisi. Così inizia anche il rapporto con Visconti, che proprio in quegli anni realizza con lei cinque opere. La Callas ha dunque l’abilità di capire l’importanza che avrebbe avuto cambiando il suo aspetto: oltre a soddisfare la propria felicità sotto il punto di vista estetico, tale scelta le consente di essere più vera e di muoversi con più agilità in scena.
Dopo un periodo di depressione arriva Pasolini. Aveva sacrificato la sua carriera magica alla speranza del Grande Amore o voleva semplicemente cimentarsi con il medium cinematografico?
La Callas si avvicina a Pasolini ben sapendo che il regista è omosessuale. Sotto questo punto di vista, il loro è un rapporto molto chiaro, basato su una grande attrazione intellettuale. Pasolini sceglie la Callas e la Callas sceglie Pasolini. Leggendo le lettere che i due si scambiano, si nota questa grande amicizia: trascorrono tanto tempo insieme, rivelano intimità, compiono viaggi. Questo tipo di rapporto sicuramente fu d’aiuto alla realizzazione del film. La Callas coraggiosamente decide di affrontare il cinema con un regista considerato scomodo all’epoca. Sono comunque anni di sofferenza dato che vedrà morire nel giro di poco tempo prima Onassis e poi proprio Pasolini. Quella del cinema è stata per lei una prima esperienza, si vede che è un lavoro per scoprire un nuovo metodo, tanto che nel film viene anche doppiata. Insomma, non ci dà l’aspetto di un’attrice completa. Avesse continuato, i risultati sarebbero senz’altro arrivati.
Alla sua morte, avvenuta prematuramente a 53 anni, qualcuno disse che ci aveva lasciato una donna già morta. È davvero così?
Sicuramente quando la Callas muore è lontana dai suoi grandi trionfi. Non cantava più da molto tempo e non era più la protagonista della scena. Questa cosa la faceva anche soffrire: una celebrità che è stata al centro assoluto di tutto fatica ad accettare uno status di emarginata. Per questo si ritira a Parigi. Greta Garbo farà un po’ la stessa cosa, ed era stata la più grande star del cinema del ’900. La sua posizione era quella di una grande donna che forse avrebbe potuto fare altre cose ma il tempo non glielo ha concesso.
Perché è la cantante lirica più famosa di tutti i tempi?
Ascoltando ancora oggi le sue registrazioni emerge un’abilità di canto ineguagliabile. Ci si chiede se è possibile che una voce possa fare queste cose e interpretare quei ruoli. Poi ricordiamoci che è stata un’icona, qualcosa che ha travalicato la musica e il teatro per diventare qualcos’altro. Sotto questo aspetto, non è azzardato paragonarla a Marilyn Monroe. Lei diceva sempre di aver lavorato con l’obiettivo di lasciare qualcosa. Il suo segno è vivo, molto forte e di esempio ai giovani che intraprendono questa professione e non solo. Di fronte ai suoi lavori si capisce l’importanza dell’agire con tenacia. La Callas ha costruito tutto sulla base della sua determinazione, come dimostra il già citato cambiamento del fisico. Una donna eclettica che è riuscita a emergere in un mondo di uomini, lasciandoci una grande eredità.
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