Cronaca
Lunedì 07 Novembre 2022
La fuga in Svizzera dei lavoratori comaschi e il tentativo di arginare la concorrenza: «Ristorni per alzare i nostri stipendi»
Confine L’assessore regionale Sertori: «Più fondi con la nuova fiscalità, così si riduce il gap». La Regione al lavoro in accordo con il Governo. Il modello per intervenire è lo sconto benzina
Risorse aggiuntive dai ristorni dei frontalieri per la riduzione del costo del lavoro nei comuni di confine con la Svizzera.
Interessa la provincia di Como, ma anche quelle di Lecco, Sondrio e Varese l’ipotesi cui stanno lavorando insieme Massimo Sertori, l’assessore regionale agli Enti Locali, con delega ai Rapporti con la Confederazione elvetica e il neo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, peraltro eletto in Parlamento nel collegio valtellinese che comprende anche molti Comuni comaschi.
La concorrenza
Una strada per cercare di arginare la concorrenza della Svizzera che, a suon di minori oneri finanziari e dunque stipendi più alti, riesce a sottrarre ai territori di confine, risorse umane importantissime. Il tema avvertito anche nel comasco è stato al centro di un confronto alla festa provinciale dell’Artigianato ieri mattina a Sondalo. Il presidente degli Artigiani di Sondrio, Gionni Gritti ha fatto un esempio concreto: «Non soltanto moltissimi abitanti di Grosio vanno a lavorare oltre confine, ma portano anche i figli alla scuola professionale di Poschiavo dove il primo anno i ragazzi prendono 800 franchi al mese, cifra che sale al secondo e terzo. Non solo la Svizzera ci prende la forza lavoro che abbiamo, ma si impossessa anche di quella futura. Mi chiedo se non sia possibile anche per noi trovare il modo di dare degli incentivi economici ai ragazzi per farli frequentare le scuole professionali in Italia».
Una domanda rimasta intanto senza risposta così come finora non è stato possibile arginare il diffuso fenomeno della scarsità di manodopera che riguarda tutto il nord d’Italia, ma che si amplifica nelle province di confine. «Un tema su cui è necessario fare una seria riflessione - ha detto Sertori davanti alla folta platea di imprenditori -. Come Regione Lombardia abbiamo depositato una proposta di legge per l’istituzione di una Zes, una zona speciale sulla fascia dei 20 chilometri dal confine, per avere una semplificazione da un punto di vista burocratico, ma anche la defiscalizzazione del cuneo fiscale, ovvero degli oneri di contribuzione perché è innegabile che la Svizzera sia un forte attrattore per gli stipendi così tanto più alti. Se riusciamo a ridurre il costo degli oneri fiscali diventiamo più competitivi».
Il doppio binario
Un primo passo chiama in causa la nuova misura sui frontalieri, «originata - ricorda Sertori - da un accordo fatto dal presidente Fontana con l’allora presidente Vitta del Ticino», quella del cosiddetto doppio binario che preservando i diritti dei frontalieri in essere introduce un nuovo sistema per quelli nuovi.
«La fiscalità prevista per i nuovi frontalieri che non è ancora entrata in vigore - spiega l’assessore regionale -, ma che lo farà, produrrà un maggior gettito verso l’Italia sotto forma di ristorni nei Comuni dove i frontalieri risiedono. Noi crediamo che questo maggior gettito debba andare anche in parte a diminuire il costo del lavoro. Su questo c’è una riflessione in corso. Ne abbiamo parlato con il ministro Giorgetti, c’è un impegno da parte del Governo. Una cosa su cui stiamo lavorando con grandissimo impegno e volontà perché crediamo che questo gap debba essere colmato».
Lo schema, la filosofia di base è la stessa che ha portato al bonus benzina. «Su quel principio ci stiamo muovendo - insiste Sertori -, su quel principio cerchiamo di declinare il nostro impegno».
Ancora prematuro cercare di capire in quale modo potrebbero essere ripartite le risorse e a quali beneficiari. Anche perché, come ha ricordato lo stesso Sertori, prima di tutto è necessario che il nuovo accordo fiscale tra il nostro Paese e la Confederazione elvetica, rimasto fermo a causa della caduta anzitempo del Governo Draghi, venga approvato. Ma su questo l’assessore regionale non ha alcun dubbio: «È solo questione di tempo, di poco tempo».
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