«Suggestioni delle Iene: tutti i dubbi dell’inizio spazzati via dalle prove»

L’intervista Guido Rispoli, procuratore generale di Brescia: «Più leggevamo le carte e più era chiaro che l’istanza era inammissibile»

Quando siamo stati chiamati a valutare le istanze di revisione, abbiamo detto fin da subito: se l’inchiesta non è difendibile non la difenderemo. Poi abbiamo iniziato a leggere le carte e abbiamo scoperto una tale mole di prove a sostegno della condanna che non immaginavamo». Non si nasconde dietro un dito, il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, che con l’avvocato generale Domenico Chiaro ha sostenuto le ragioni dell’accusa durante le udienze del processo di revisione per la strage di Erba. Lo dice chiaramente: anche lui era rimasto suggestionato dalla campagna di stampa innocentista.

A caldo, dopo la sentenza di ieri, ha detto che avete avuto un approccio laico al caso. Tradotto: eravate pronti anche a sostenere le ragioni della revisione?

Mi ricordo perfettamente, e a confermare le mie parole ci sono anche degli scambi di messaggi con dei colleghi, di aver detto: se vediamo che la sentenza non è difendibile non la sosteniamo. Peraltro, io personalmente ero stato sicuramente suggestionato dalla trasmissione delle Iene, che avevo seguito sulla vicenda della strage di Erba. Quindi l’analisi e lo studio dei documenti, da parte mia, è cominciato con l’idea che qualcosa sicuramente avrei trovato che non andava nell’indagine. In realtà più leggevo gli atti processuali e più mi convincevo dell’esatto contrario.

Quindi lei ritiene che, in assoluto, non siano stati compiuti errori in questa indagine?

Abbiamo trovato, va detto, tutta una serie di incongruenze e manchevolezze che però sono tipiche di tutte le indagini preliminari di questa complessità. L’intervento in una casa incendiata con dei cadaveri all’interno, allagata per di più e con la confusione connessa e correlata: è inevitabile che, ex post, si trovino delle cose che, dici: potevano essere fatte diversamente. Pur rendendomi conto, però, di queste incongruenze, ho avuto la sensazione chiara di una indagine fatta molto bene, nel complesso. Con un’ottima capacità di lavoro, tenuto conto proprio della complessità del caso. E, comunque, le incongruenze non hanno inciso affatto sull’esito finale e sulla correttezza sostanziale dell’inchiesta.

Dopo quanto tempo vi siete resi conto che l’istanza di revisione non reggeva?

Quasi subito. Ripeto: all’inizio eravamo quasi irritati perché pensavamo di dover trattare una vicenda complessa in cui errori ve ne erano, ma immediatamente è stato chiaro l’esatto contrario.

Eppure la battaglia in aula è stata a tratti anche aspra, con la difesa agguerritissima sulla propria tesi.

Di questo processo mi ha colpito un fatto che non ho mai riscontrato prima, e cioè che tutti gli elementi che non andavano nella direzione corrispondente a una certa linea, venivano ignorati. Mi spiego. Se vuoi portare avanti la tesi della via di fuga alternativa, ovvero dal balconcino di casa Castagna, puoi farlo. Ma non puoi ignorare da un lato le macchie del sangue della signora Cherubini trovate lungo la scala della palazzina a scendere e sul portone che dà sulla corte. E dall’altro che sulla ringhiera del balcone dell’abitazione Castagna e sul pluviale che sarebbe stato usato per scendere non è stata invece trovata alcuna macchia. Si è scelto deliberatamente di non confrontarsi con elementi di fatto e probatori contrastanti con la linea tenuta dalle ipotesi formulate nell’istanza di revisione.

Una settimana prima dell’udienza decisiva, la difesa ha presentato un’integrazione alla sua istanza nella quale addirittura ha parlato di una possibile pista alternativa che portava alla ’ndrangheta. Vi ha preoccupato questo?

No, guardi: già l’analisi puntuale delle ferite fatta dal medico legale smentisce questa ipotesi. Bisognerebbe innanzitutto chiedersi: perché un killer professionista dovrebbe colpire con quelle modalità, una spranga e un coltello da cucina? E poi siamo in sede di revisione, se vuoi davvero far riaprire il caso mi devi portare la tesi della ’ndrangheta in modo serio, non in modo esplorativo. Ma mi lasci tornare sul concetto espresso prima...

Prego...

La questione dell’amnesia anterograda del signor Mario Frigerio, causata dall’intossicazione di monossido di carbonio. Ma vuoi dirlo che nel sangue di Frigerio il livello di monossido era inferiore ai limiti? E invece no, si sempre detto che era intossicato dandolo per scontato, quando i dati dicono l’esatto contrario.

Si ha la sensazione che questo caso vi abbia addirittura appassionato, è così?

Si, devo ammetterlo: ci siamo appassionati molto. Io sono sempre stato abituato a essere contrastato su argomenti di fatto, in questi miei quasi 40 anni di attività processuale. Qui ho trovato tutta una serie di fatti di grande rilevanza, ma per contro ho avuto un interlocutore che non rispondeva alle domande e che continuava imperterrito sulla sua strada. Guardi le faccio un altro esempio: la consulente Bruzzone, che nella sua relazione dice che la signora Cherubini sale lentamente le scale, e lo si capisce dalle impronte lasciate sul muro dove lei si è appoggiata, per poi essere finita in casa sua. Ma ve lo immaginate un killer che alla sua vittima dice: “prego, vada pure piano e con calma tanto la casa sta bruciando, poi la aggredisco in casa”?.

La difesa ha già annunciato ricorso in Cassazione. Ci sono elementi di discussione validi che i giudici della Suprema corte potrebbero valutare seriamente?

La difesa sostiene che avendo fissato l’udienza di revisione la corte non poteva dichiarare inammissibile l’istanza, ma ammettere le prove. Ma questa è una posizione smentita da una giurisprudenza ormai conforme: l’inammissibilità può essere dichiarata inaudita altera parte, cioè senza udienza, con un’udienza in camera di consiglio oppure con un dibattimento pubblico.

Ma lei non ha ritenuto tutto sommato inutile che il caso di Erba tornasse in un’aula di giustizia?

No, affatto. Credo, anzi, che la decisione della corte d’Appello sia stata assolutamente condivisibile. Perché in dibattimento non solo devi illustrare i motivi della revisione ma devi anche indicare le prove nuove che vuoi introdurre. E tornare in aula, a discutere di questo caso davanti all’opinione pubblica, è stato un vantaggio per tutti».

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