Accordo fiscale
sui frontalieri
La Svizzera accelera

Il Consiglio federale ha adottato il documento sottoscritto a Roma lo scorso mese di dicembre. Dubbi sullo scambio di dati e informazioni sui redditi

«Nella seduta di oggi (11 agosto, ndr) il Consiglio federale ha adottato il messaggio concernente il nuovo accordo sui frontalieri tra la Svizzera e l’Italia. L’accordo migliora sensibilmente l’attuale regolamentazione dell’imposizione dei lavoratori frontalieri e contribuisce a mantenere i buoni rapporti tra i due Paesi». È questo l’incipit della nota diffusa da Berna nel primo pomeriggio di ieri - un po’ a sorpresa, in verità dopo sette mesi abbondanti di silenzio su ambedue i lati del confine (in primis a causa delle turbolenze politiche italiane) - attraverso la quale il Governo guidato da Guy Parmelin ha dato il proprio assenso all’accordo sottoscritto tra Svizzera e Italia il 23 dicembre scorso a Roma. Un via libera istituzionale che mette ora l’Italia alle strette, considerato che il nuovo accordo - che nulla modifica per i vecchi frontalieri - dovrà essere ratificato dal Parlamento italiano.

Il contenuto

Il Governo federale ha scelto ancora una volta la via diplomatica, spiegando che «attraverso il nuovo accordo, giunto dopo anni di negoziati, i due Paesi sono riusciti a trovare una soluzione soddisfacente per entrambe le parti». Nel dettaglio, la Svizzera tratterrà l’80 per cento dell’imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno nella Confederazione. I nuovi lavoratori frontalieri saranno tassati in via ordinaria anche in Italia. La doppia imposizione verrà dunque eliminata. «Sono considerati nuovi lavoratori frontalieri le persone che entrano nel mercato del lavoro transfrontaliero dopo l’entrata in vigore del nuovo accordo», ha ribadito ieri Berna.

In realtà - come fa notare Sergio Aureli, esperto di questioni transfrontaliere - non tutti i dettagli sono ancora al loro posto. «Certo, Berna con l’annuncio di oggi (ieri, ndr) prende atto della volontà politica e sindacale di essere stata parte attiva della revisione dell’accordo - sottolinea Aureli - ora però rimane da definire il nodo più importante. Il quesito è il seguente: “I nomi e cognomi dei frontalieri verranno comunicati all’Italia?”. E ancora: “Vi sarà uno scambio automatico di dati?”. Dico questo perché in base anche a quanto affermato con i crismi dell’ufficialità dal Governo federale, con l’entrata in vigore del nuovo accordo nascerà un nuovo sistema fiscale per i “nuovi” frontalieri, ma il punto è che - anche se non espressamente messo nero su bianco - si avrà necessariamente un nuovo approccio anche per gli accertamenti fiscali per i frontalieri, nuovi e vecchi. Ecco perché è importante sapere come ci si muoverà sullo scambio automatico dei dati».

Il chiarimento

Una delucidazione in tal senso potrebbe arrivare dall’articolo 7 del messaggio licenziato ieri dal Governo federale in cui si legge che «per garantire un’imposizione effettiva nello Stato di residenza e per contrastare gli abusi, il nuovo accordo sui frontalieri prevede disposizioni dettagliate in materia di scambio elettronico di informazioni. Poiché il reddito dei lavoratori frontalieri attuali continuerà a essere assoggettato esclusivamente in Svizzera, lo scambio di informazioni riguarderà soltanto i nuovi lavoratori frontalieri ai sensi del nuovo accordo sui frontalieri che non rientrano nel campo di applicazione dell’articolo 9 (leggasi regime transitorio). È previsto che le informazioni da scambiare saranno fornite annualmente entro il 20 marzo dell’anno successivo all’anno fiscale di riferimento».

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