Burocrazia e aziende, Como al 22° posto
«Non basta un click»

Procedure Arretrate Lecco e Sondrio: al 35° e al 40°: la digitalizzazione alleggerisce solo un po’ il fardello. «Accesso non facile e tante norme»

Burocrazia e produttività sono inversamente proporzionali. Tanto più è snella e agile la prima, tanto più cresce la seconda. E viceversa. E proprio sul carico dell’ordinario onere burocratico per le imprese si è centrata l’analisi di Cgia di Mestre, su dati Ocse per le Pmi italiane, diffusa ieri: ne risulta che il costo complessivo della burocrazia per le piccole e medie imprese del nostro Paese è di 80 miliardi di euro. Questo senza contare i mancati investimenti e i progetti di ricerca e di innovazione non attuati a causa della difficoltà di superare le barriere della PA.

Per avere un dato oggettivo che permetta di valutare questa pericolosa relazione tra pubblico e privato, l’Università Federico II di Napoli ha istituito l’Institutional Quality Index (IQI) che misura la qualità delle istituzioni pubbliche a livello provinciale: considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

Trento, al vertice della classifica, è a quota 1.

Como è in buona posizione, 22esima, con un indice di 0,802 e negli ultimi 10 anni l’efficienza delle sue strutture pubbliche è migliorata di 14 punti. Anche a Sondrio ci sono stati significativi miglioramenti e, nonostante si trovi in 40esima posizione nella classifica delle provincie italiane con un IQI 0,729, negli ultimi anni ha guadagnato 13 punti. Lecco invece ne ha persi sei e si trova in 35esima posizione con IQI 0,750. «Sono contento che stia avvenendo un miglioramento sul nostro territorio e la digitalizzazione dei processi amministrativi è certamente una buona notizia, ma non è vero che “basta un click”, quello è uno slogan di marketing. Anche se c’è una spinta al ricorso agli strumenti digitali, non è facile accedere e gestire le pratiche e i processi per una azienda – commenta Mario Gualco, dell’Officina Meccanica Gualco di Erba – e sono continui i nuovi adempimenti che si aggiungono ai precedenti. È il caso della nuova norma circa i rifiuti che entrerà in vigore a breve. C’è una stratificazione di regole, mentre altre nascono e poi vengono smantellate con tutto il lavoro che hanno comportato, come è successo con Sistri, il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, costato tempo e denaro alle aziende e poi finito nel nulla».

Sono casi dove molto dipende dal legislatore e dove poco può il burocrate al termine della catena di responsabilità. «Però molto è anche lasciato alla buona volontà del funzionario, dal quale dipende la velocità nell’espletamento delle pratiche» osserva Mario Gualco.

Il problema è da tempo nel cahier de doléances degli imprenditori.

Disagio diffuso tra grandi e piccoli

La complessità nell’adempiere alle procedure imposte dalla nostra PA è un problema che in Italia è sentito da ben 73 imprenditori su 100. Tra i 20 paesi dell’Area dell’Euro solo in Slovacchia (78), in Grecia (80) e in Francia (84) la percentuale degli intervistati che ha denunciato questo problema è superiore al tasso riferito al nostro Paese. La media dell’Eurozona è pari a 57.

«La classifica europea circa il peso della burocrazia è impietosa con l’Italia e in effetti sono negativamente impressionato circa la nostra PA per via delle esperienze all’estero. Semplicemente non c’è confronto – sintetizza l’imprenditore Gualco – tutto è molto più semplice, ma questo non vuol dire che non ci siano regole. Ci sono, ma la pubblica amministrazione chiede adempimenti più snelli ed è più collaborativa. Alleggerire le procedure non significa togliere le norme ma renderle applicabili con poche semplici regole che è possibile rispettare con assoluto rigore».

Molto si sta facendo negli ultimi tempi in termini di digitalizzazione della pubblica amministrazione e anche di semplificazione legislativa, ma nuove norme, come quelle per avvalersi di incentivi fiscali, complicando il tutto. La media italiana risente molto delle disparità geografiche: le punte di eccellenza sono tutte concentrate nel Nord e Nord est del Paese.

Sempre secondo il Rapporto Economico sull’Italia, stilato dall’Ocse nel 2017, l’inefficienza della nostra pubblica amministrazione non ha solo costi, ma anche delle ricadute negative sul livello di produttività delle imprese private. Dai calcoli dell’Organizzazione ottenuti attraverso l’incrocio della banca dati Orbis del Bureau van Dijk e dei dati di Open Civitas, emerge che la produttività media del lavoro delle imprese è più elevata nelle zone dove la PA è più efficiente, ed è sempre il Nord Italia in vantaggio.

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