Cassa, neanche un euro
A Como in 7.200
attendono da tre mesi

I sindacati chiedono un incontro all’Inps che fatica a smaltire un boom di pratiche. Sbloccate 9 domande su 10, ma i soldi non sono arrivati

La cassa in deroga stenta ancora ad arrivare in provincia. Un dramma, che tocca circa 7.200 lavoratori comaschi. Per ora il sollievo dell’ammortizzatore sociale in quest’epoca segnata dal coronavirus è stato assicurato solo attraverso l’ordinaria. E i sindacati hanno chiesto un incontro all’Inps di Como, dopo aver già fissato un confronto a Lecco.

Numeri e drammi

Secondo una comunicazione dell’Inps nei giorni scorsi, in Lombardia era stato autorizzato il 90% delle domande di cassa in deroga. Sembrava finalmente fatta. Eppure ciò non ha significato l’effettivo percepimento dei soldi ai lavoratori. Pochissimi appunto hanno potuto avere qualcosa in tasca. Dal commercio e dalla ristorazione alla vigilanza la situazione è drammatica. «Per ora si sta ricevendo la cassa ordinaria e basta - spiega Marco Fontana, segretario provinciale Filcams Cgil – Per la deroga ci sono intere aziende dove non è arrivato niente». Nel campo delle imprese di ristorazione per la scuola, ci sono lavoratrici (è un settore molto femminile) che hanno visto comparire dei soldi sul conto. Pensando che fosse un acconto, per la cifra piuttosto esigua, salvo poi scoprire che così non era.

Ma perché se ci sono le autorizzazioni in gran parte a giudicare dalle comunicazioni ufficiali, nulla si muove ancora? Perché ci sono persone che da marzo (in qualche caso da febbraio) non hanno visto un euro? Aspettando le risposte ufficiali, intanto il problema pare legato ai troppi passaggi. Una procedura troppo complessa e di conseguenza lenta, troppo lenta.

«Credo che l’Inps sia oberata di attività – osserva il segretario della Uil del Lario Salvatore Monteduro - Hanno bisogno di aiuto, per questo motivo il 9 giugno come Cgil, Cisl e Uil incontreremo il direttore dell’istituto provinciale di Lecco per capire cosa non va. Ora lo proporrò anche ai miei colleghi di Como, perché è importante confrontarsi e capire cosa fare anche nella nostra provincia».

Il percorso della cassa in deroga in effetti, come si accennava, è lungo e complesso e l’Inps ha già avuto modo di assicurare che sta facendo il possibile per sbrigare la mole di domande: destinate tra l’altro a crescere, si è in attesa degli ultimi aggiornamenti dopo una ripresa tutt’altro che in miglioramento nel tempo per le aziende lariane..

Attesa frustrante

L’attesa dei comaschi però è frustrante: «I lavoratori non conoscono di che tipo di ammortizzatore sociale fruiscono (cassa integrazione in deroga, fondo di integrazione salariale o che altro) – commenta ancora Monteduro - A loro giustamente interessa che gli arrivino velocemente i pochi ma importanti soldi dell’indennità di cassa».

Per molti di loro si tratta di tre mesi senza la minima entrata. Mentre le uscite non si fermano, dall’affitto alle bollette, e le testimonianze di disperazione vengono raccolte costantemente dai sindacati. C’è chi ha chiesto alle amministrazioni comunali di ottenere i buoni spesa, per andare avanti. Una piccola boccata di ossigeno, se così si può chiamare: una mamma con bimbo ha ricevuto 170 euro, ad esempio, per comprare il necessario. Soldi che devono bastare un mese.

Ecco perché sbloccare la cassa in deroga – sostengono i sindacati – è più importante che mai.

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