Clima cambiato. Danni e costi più alti per gli agricoltori lariani

Il bilancio Settore in forte difficoltà anche a Como a causa dell’aumento degli eventi estremi (+22%). Ora la pioggia ha rinviato le semine e i tagli di fieno

Sempre più difficile fare agricoltura in tempo di cambiamenti climatici. Nel concreto, si tratta di un ostacolo ulteriore che va ad aggiungersi ai tanti problemi che già affliggono le imprese lariane, dai costi di produzione sempre più marcati all’assedio della fauna selvatica (cinghiali in primis), con citazione d’obbligo anche per la concorrenza sempre più aggressiva dei mercati esteri.

La tempesta perfetta

Se poi di mezzo ci si mettono anche pioggia torrenziale (in media sono caduti nel solo mese di maggio 400 millimetri di pioggia sui 975 totali da inizio anno a oggi) e vento fino a 100 chilometri orari la situazione sta diventando di fatto insostenibile. «Mai come di questi tempi è impossibile programmare una stagione agraria con tranquillità - ha rimarcato il presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi -. Due anni fa è stata la siccità a togliere il sonno agli imprenditori agricoli, ora invece siamo alle prese con una sovrabbondanza d’acqua che ha ritardato le semine e fatto saltare i primi tagli di fieno, con ripercussioni anche economiche pesanti per i nostri associati. In più anche il tempo d’alpeggio è stato posticipato di quasi due settimane e non c’è da stare tranquilli con la neve che, ancora in questi primi giorni del mese di giugno, ricopre qualche pascolo. Ci troviamo di fronte alla tempesta perfetta».

D’altronde non potrebbe altra chiave di lettura di fronte ad animali ancora in stalla anziché in montagna, scorte agli sgoccioli e la necessità di acquistare esternamente quanto necessario per nutrire il bestiame. «Ora siamo concentrati per salvare il salvabile, anzitutto per quel che concerne le piantine sopravvissute alle forti precipitazioni delle ultime settimane che hanno allagato i campi, con la speranza che la bella stagione arrivi davvero - ha aggiunto Fortunato Trezzi -. Un discorso analogo riguarda l’attività apistica. In questo contesto, sembra ormai conclamata la crisi – che in forme diverse si ripete ogni anno – per la raccolta primaverile del miele di acacia, anche quest’anno funestato dalle ripetute piogge in tempo di fioritura. In più il maltempo ha stressato gli insetti, ci sono state morie e i produttori sono stati costretti ad effettuare interventi di alimentazione di soccorso, anche qui con pesanti aggravi di spesa».

A preoccupare agricoltori e allevatori sono anche le statistiche. Già il 2023 era stato un anno devastante per l’agricoltura italiana, con danni che hanno superato i 6 miliardi di euro. Gli eventi meteorologici estremi, tra cui grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento, hanno colpito duramente le coltivazioni e le infrastrutture agricole lungo tutta la Penisola.

I numeri

Lo scorso anno, ne dettaglio, si sono registrati ben 378 eventi estremi, con un aumento del 22% rispetto al 2022, rendendo il 2023 l’anno più caldo di sempre con una temperatura media di 1,14° gradi superiore alla media storica. Il 2023 peraltro era iniziato grave siccità che ha compromesso le coltivazioni, seguita da una serie di eventi meteorologici estremi. Piogge torrenziali si sono alternate a periodi di caldo torrido, culminando in un autunno caratterizzato da violenti nubifragi che hanno devastato città e campagne.

«Il timore è che possa ripetersi il copione, sempre imprevedibile e con dinamiche diverse, anche per il 2024, con conseguenze devastanti per i raccolti», la chiosa di Coldiretti interprovinciale. Eventi sempre più estremi, si diceva, come la tempesta con vento a più di 100 all’ora che ad aprile si è abbattuta a Civiglio, all’interno del territorio della città capoluogo, distruggendo una serra e le produzioni orticole che conteneva.

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