Per creare un’impresa vincente «una buona idea non è abbastanza»

Innovazione Stefano Soliano è il direttore generale di ComoNext Innovation Hub «Un’intuizione geniale non è sufficiente per avere successo sul mercato»

Avere una buona idea è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per creare un’impresa. Ci sono qualità innate che fanno parte del Dna di alcune persone, naturalmente portate all’imprenditorialità, e altre competenze che invece possono essere apprese. Ne abbiamo parlato con Stefano Soliano, direttore generale di ComoNext Innovation Hub, cercando di non pensare solo alle startup «che si portano dietro dinamiche di crescita rapidissima con una serie di temi aggiuntivi» ma concentrando lo sguardo verso chi «ha un’idea brillante per sviluppare qualcosa che riesca a creare valore diffuso sul territorio».

Quali competenze servono per trasformare un’idea in un progetto aziendale?

Da un punto di vista delle capacità imprenditoriali, si tratta di una ricetta non semplice da delineare, partiamo con alcuni elementi essenziali come il rispetto per chi collabora con te, la fiducia nei confronti delle persone che ti consentono di portare a terra dal punto di vista tecnico ed economico la tua idea. Ci sono esempi di imprenditori che sono bravissimi, ma magari sono un po’ “squali” nei confronti delle persone che li circondano. Per dare un minimo suggerimento a chi vuole intraprendere questo percorso, il tema è la fiducia. È l’elemento fondamentale su cui si basano le relazioni umane one-to-one che intrecciate e messe insieme danno vita alle relazioni tra imprese.

Da un punto di vista più organizzativo ed economico da dove si parte?

Bisogna avere una buona squadra, capace di coprire tutti gli ambiti che servono per passare dall’idea all’impresa, che comprendono: la tecnologia, la componente economico finanziaria, la parte comunicativa ovvero il saper raccontare il progetto a chi può mettere i fondi necessari per svilupparlo, a questi ambiti si aggiungono tutte le tematiche legate al marketing e al capire com’è strutturato il mercato, il tutto condito dalle soft skill di prima che creano empatia e fiducia tra le persone.

Quali sono gli errori più frequenti che vedete dal vostro osservatorio di ComoNext?

Spesso arrivano persone che hanno idee geniali, sono tecnicamente molto preparate, ma non hanno la minima idea di cosa voglia dire portare un progetto sul mercato, l’unica cosa che conta per loro è “come faccio a fare quell’oggetto o quel servizio” o “come posso utilizzare al meglio quella tecnologia o quella piattaforma”. L’errore più grosso che viene fatto è il non considerare la propria idea all’interno di un ingranaggio composto da tante ruote dentate che devono girare tutte insieme in modo armonico. Bisogna rendersi conto che servono tutti i pezzi, sembra un po’ il discorso di Menenio Agrippa dello stomaco e delle membra, e in realtà è proprio così, l’illusione che da soli si possa fare un po’ tutto è veramente un’illusione.

Le nuove tecnologie impattano in qualche modo in questo processo di nascita di un’impresa soprattutto nella fase di raccolta fondi?

Tenderei a dire di no, quello che di solito i venture e gli investor guardano di più, al di là dell’idea, che deve esserci, è la capacità di esecuzione. Quello a cui queste figure attribuiscono importanza, è il livello di affidabilità di esecuzione che chi vuole diventare imprenditore trasmette quando racconta la propria idea.

Gli investitori non cercano l’innamoramento verso una tecnologia, ma la concretezza, la capacità di far diventare quella tecnologia e quell’idea realmente un’impresa. Spesso i founder delle startup dimenticano un po’ questo aspetto, essere troppo innamorati del progetto porta a perdere un po’ di vista l’esecuzione ovvero come metterlo a terra nella realtà.

Quali strumenti mette a disposizione ComoNext per le startup?

Il nostro percorso di incubazione e di accelerazione delle startup, anche attraverso C.Next, va un po’ nella direzione dei discorsi fatti prima, non abbiamo l’ansia o la smania di trovare fondi a tutti costi per sostenere un progetto, quello che ci interessa è fare in modo che i founder arrivino preparati a tutto tondo, che siano non obnubilati solamente dall’idea, ma si presentino agli investitori come se stessero già pensando a come realizzare la propria impresa.

E per sostenere le nuove imprenditorialità?

Siamo riusciti a concretizzare un progetto che avevamo da un po’ di tempo, ma se vuoi erogare un servizio in modo gratuito a chi partecipa, devi trovare un sostegno economico, ricordiamo che ComoNext ha anche una finalità sociale. Abbiamo approfittato del progetto Nodes all’interno del Pnrr per far partire una serie di corsi, pillole di suggerimenti, su come essere imprenditori migliori, su come potersi presentare al meglio al mondo sia nei confronti di chi compra servizi e prodotti, sia di chi può investire per implementare la propria idea.

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