Dall’Insubria al Giappone, un’esperienza all’estero diventata una carriera

La storia Da 5 anni Marta Molteni vive e lavora a Tokyo: «Sono l’unica straniera di un’azienda di vini e sto bene»

«Ho sempre desiderato vivere un’esperienza all’estero e, quando mi si è presentata l’opportunità di andare in Giappone, l’ho colta subito. Non è stato facile partire a 23 anni da sola, ma qui mi trovo molto bene. Tornare? Forse più avanti, per ora voglio rimanere qui».

Dall’Università dell’Insubria al Giappone, dove lavora per un’azienda che importa vini italiani. È questo il percorso di Marta Molteni, 28 anni, ex studentessa dell’ateneo comasco e dal 2019 residente in Giappone. Non è stato semplice lasciare tutto e partire da sola, ma è felice della propria decisione.

Triennale all’Insubria

«All’Insubria ho fatto la triennale in Mediazione Linguistica, come lingue principali avevo inglese e spagnolo e nel 2018 mi sono laureata – racconta Marta -. Durante il secondo anno, c’era come materia per coprire i crediti aggiuntivi il corso base di giapponese. Sono sempre stata incuriosita dal Giappone, anche vedendo da piccola i cartoni animati, così ho provato a fare una lingua completamente diversa dall’italiano. Ho frequentato il corso base per due anni, durante i quali il professor Zamperetti ha organizzato un viaggio in Giappone, ho pensato che avrei dovuto cogliere questa occasione. Abbiamo girato le città principali, ma anche le zone meno conosciute dal punto di vista turistico, siamo stati anche all’ambasciata».

E con il Giappone è stato amore a prima vista. «Prima di fare questo viaggio avevo già l’intenzione di provare un’esperienza di vita all’estero. Dopo la laurea, ho iniziato un tirocinio in uno studio di interpretariato e traduzioni a Como, ma mentre lo facevo ho cominciato a preparare il visto per venire in Giappone.

Sono partita a fine settembre 2019 verso Tokyo per frequentare una scuola di lingua giapponese. Lo stile di vita mi è piaciuto e ho cercato lavoro qui. Ho trovato posto in un’azienda che importa vini dall’Italia, li vendiamo sia nei ristoranti che a clienti privati e abbiamo anche dei corsi per corrispondenza, i partecipanti possono studiare il vino italiano e la cultura. Io sono l’unica straniera nella mia azienda, mi occupo degli ordini e con i fornitori parlo anche italiano».

«La famiglia mi ha appoggiata»

E aggiunge: «In Giappone è molto conosciuto il vino francese, quello italiano più che altro lo si trova nei ristoranti di cucina tipica. In generale, comunque, è forte l’interesse dei giapponesi per l’Italia, anche per arte, musica, moda e ovviamente la cucina.

Ogni tanto ho momenti di nostalgia ma, per adesso, mi trovo bene qui, penso di continuare ancora per qualche anno. Ora sono in un appartamento da sola ma, all’inizio, vivevo in una share house dove ho conosciuto giapponesi, stranieri e tanti italiani con cui c’è una piccola comunità. Sono partita ad appena 23 anni, è stata l’occasione per diventare indipendente: non è stato semplice nemmeno per la mia famiglia, ma poi hanno capito e mi hanno appoggiata».

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