Decreto “ristori”
Solo 8 aziende su 100
avranno i contributi

Preoccupazione tra le associazioni artigiane soprattutto per le filiere di moda e ristorazione. «Fatturati a picco, bisogna intervenire sulla fiscalità»

Cresce la preoccupazione all’interno del mondo associativo artigiano comasco per la situazione generale del Paese, le possibili nuove restrizioni e i gravi effetti di quelle già in vigore.

In questa settimana è stato approvato il decreto “Ristori” che prevede un contributo a fondo perduto per le aziende con uno dei 53 codici Ateco indicati nella tabella qui a fianco. Si tratta principalmente di taxi e ncc; ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie e catering; cinema, teatri, sale da gioco e discoteche; palestre, piscine, stadi, campi sportivi; alberghi e strutture ricettive; allestitori di fiere, concerti ed attività artistiche; gestori di funicolari e ski-lift. Sono precisamente 3.533 per la provincia di Como e 1.667 per quella di Lecco le imprese interessate (l’8,3% delle aziende comasche ed il 7,2% di quelle lecchesi).

Le imprese che avevano già presentato la domanda per il contributo previsto dal “decreto Rilancio” non dovranno fare alcuna richiesta e beneficeranno del nuovo ristoro attraverso l’accredito sul conto corrente, da parte dell’Agenzia delle entrate, entro il 15 novembre. Tempi più lunghi - entro il 15 dicembre - sono previsti invece per chi per la prima volta dovrà fare domanda, comprese le imprese con un volume di affari che supera i 5 milioni di euro, escluse dal precedente decreto. Per questi ultimi l’istanza andrà inviata on line e il criterio sarà lo stesso: dovranno dimostrare che il fatturato dell’aprile del 2020 è risultato inferiore al 66% di quello di aprile 2019.

Intervenire sulla fiscalità

L’importo erogato sarà calcolato sulla base della fascia di fatturato 2019 e del coefficiente attribuito alle singole categorie. Si stima che il contributo sarà compreso tra un minimo di mille euro ed un massimo di 150mila euro.

Ma secondo la Cna del Lario e della Brianza, questo provvedimento ha dimenticato completamente alcune categorie di imprese artigiane che stanno comunque vivendo una fase di emergenza, legata alle restrizioni e all’andamento del mercato. «La filiera della moda e quella della ristorazione - spiega Enzo Fantinato dell’organizzazione artigiana di viale Innocenzo XI - sono state lasciate indietro: per questo ci siamo mossi immediatamente, chiedendo di non aspettare più e di costruire strumenti per sostenere aziende al collasso».

La sezione Federmoda di Cna ha quindi chiesto una moratoria finanziaria e contributiva per 18 mesi a partire da gennaio 2021 e l’adozione degli ammortizzatori sociali per tutto il prossimo anno, poiché le campagne vendite tradizionali sono state stravolte dalla pandemia in atto. L’organizzazione ha avanzato inoltre la richiesta di un’agevolazione fiscale sull’acquisto di prodotti made in Italy, oltre a misure per sostenere la crescita delle imprese con patti di filiera ed aggregazioni.

Servono più risorse

Gli alimentaristi di Cna Lombardia rilevano inoltre, in seguito alle restrizioni introdotte, una caduta del 70% dei fatturati non solo di bar, pub, ristoranti, ma anche di tutta la filiera dei fornitori. Il presidente del settore Marco Valsecchi, membro del direttivo della Cna del Lario, evidenzia quindi l’importanza di «irrobustire l’entità dei ristori e di intervenire in modo selettivo ma intenso sulla riduzione o sull’azzeramento delle imposte» per tutti coloro che lavorano direttamente o indirettamente nei settori più colpiti dalla crisi e dalle misure governative.

Più in generale, il presidente di Confartigianato Como, Roberto Galli, si dice «molto preoccupato per il continuo aumento dei contagi perché i numeri che vediamo in questi giorni fanno davvero paura», ma ribadisce anche quanto espresso nel corso della prima ondata della pandemia, lo scorso marzo: «Il mondo politico continua ad essere distante dalla realtà economica del Paese e non ascolta le associazioni e gli operatori del settore. Credo purtroppo - continua - che siano in arrivo nuovi e pesanti sacrifici per i cittadini e per le imprese: mi auguro che siano messi subito a disposizione non ristori, ma consistenti pacchetti di aiuti per le piccole imprese artigiane e per i commercianti, ossia per i settori che rischiano di pagare pesantemente questa seconda ondata. Il sistema economico italiano - conclude il presidente di Confartigianato Como - è appesantito dalla tassazione: diventa quindi fondamentale intervenire per una sospensione o un annullamento di determinate imposte in assenza della possibilità di continuare a lavorare».

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