Diritto alla riparazione dei prodotti. «Bene, ma serve trasparenza sui costi»

La direttiva L’Europa punta a ridurre rifiuti e scarti e introduce vincoli per i produttori. Pavan (Confartigianato): «Fondamentale il superamento della mentalità “usa e getta”»

Sarà obbligatorio per i produttori riparare ciò che si rompe o è difettoso anche dopo la scadenza della garanzia di due anni. La nuova norma Ue riguarda soprattutto elettrodomestici e beni elettronici: con la direttiva europea 2024/1799 entrata in vigore lo scorso 30 luglio viene sancito il “diritto alla riparazione” dei consumatori.

L’obiettivo

L’obiettivo è sempre lo stesso; ridurre i rifiuti e lo spreco, recuperando beni e risorse quando e dove possibile. Gli stati membri dell’Ue hanno 24 mesi di tempo per recepire la direttiva. «Si tratta di una grande novità e di un indiscutibile vantaggio per le persone perché la norma prevede che i pezzi di ricambio debbano essere resi disponibili dai produttori per sette anni dopo l’immissione in commercio di un prodotto, software inclusi – osserva Claudio Pavan presidente per il settore impianti, elettronici e comunicazioni di Confartigianato Como, con attività di riparatore a Cabiate - nonostante la maggior parte delle persone siano motivate a riparare le loro apparecchiature, spesso scoprono che reperire i pezzi di ricambio è un’impresa ardua e costosa. Così, incalzati dalle scelte dei produttori, si vedono costretti a comprare il nuovo» ora tutto questo cambierà, purché i regolamenti europei vengano recepiti fedelmente dalla normativa nazionale e in tempi rapidi.

«È fondamentale che anche la fornitura di aggiornamenti software sia prevista e che i costi siano chiari e proporzionati al valore del prodotto – prosegue Pavan - ci si aspetta anche che il software abbia una minima di 7 anni e che i ricambi siano disponibili per un periodo similare a partire dal lancio dell’ultimo modello di un prodotto. Se si acquista un televisore di fascia alta, ci si aspetta che questo venga prodotto per almeno due anni e, nei successivi sette, di poter facilmente trovare i ricambi ». Un altro elemento di difficoltà infatti è il numero, scarso, di tecnici in grado di riparare elettrodomestici e apparecchi elettronici. «La mancanza di professionisti capaci di eseguire riparazioni rappresenta un serio ostacolo. Nelle attuali dinamiche di mercato, il numero di riparatori è notevolmente calato, in parte a causa della prevalenza della cultura dell’usa e getta, combinata con il costante abbassamento dei prezzi delle apparecchiature e l’innalzamento dei costi delle riparazioni. Paradossalmente, un pezzo di ricambio di una componente non essenziale può costare quanto un prodotto nuovo – conclude Claudio Pavan - in questo contesto, si tratta di un vantaggio oggettivo per gli utenti: stimolare la riparazione contribuisce senza dubbio a ridurre i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Rendere gli apparecchi più facilmente riparabili significa anche ridurre il rischio di smaltimento. È fondamentale superare la mentalità dell’usa e getta».

Il mercato

Ma nelle attuali dinamiche di mercato dove è scoraggiata la manutenzione a favore della sostituzione degli apparecchi, il numero di riparatori è notevolmente calato, in parte a causa della prevalenza della cultura del consumo, combinata con il costante abbassamento dei prezzi delle apparecchiature e l’innalzamento dei costi delle riparazioni. Paradossalmente, un pezzo di ricambio di una componente non essenziale può costare quanto un prodotto nuovo. In effetti, è il produttore stesso a proporre ricambi a prezzi esorbitanti, creando così un incentivo all’acquisto di un nuovo apparecchio.

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