Due giorni di “ponte” ci costano 12 miliardi di Pil

Il report Ricadute equiparabili ai dazi di Trump. La Cgia di Mestre: a Como il valore aggiunto giornaliero è di 53 milioni

Como

Un giorno (e tanto più se sono due) di lavoro in meno nel giro di un anno fa la differenza nelle statistiche sul Pil, perciò i due giorni in meno del calendario lavorativo che fra feste e ponti ci sono nel 2025 colpiranno l’Italia quanto i dazi di Trump, con 12 miliardi di Pil in meno.

La stima è teorica, sia nel caso del Pil che in quello dei dazi, ma verosimile e arriva dalla Cgia di Mestre, con possibili effetti anche sul Pil territoriale del Lario e di Sondrio.

Al netto del valore che hanno le feste comandate e del fatto che le vacanze hanno un effetto rigenerante anche sulla produttività dei lavoratori l’ufficio studi della Cgia ci dice che nel 2025 il valore aggiunto generato dai territori di Como, Lecco e Sondrio è rispettivamente di 19,497 miliardi, 11,907 miliardi e 6,029 miliardi. Considerando i 598mila abitanti del Comasco, i 344mila del Lecchese e i 179mila del Sondriese, il valore aggiunto per abitante è rispettivamente di 32.585 euro, 35.671 euro e 33.704 euro. Calcolato su ogni singolo giorno il valore aggiunto per Como è nel 2025 di 53milioni di euro, per Lecco 33 milioni e per Sondrio 17 milioni. Per abitante ogni giorno su ciascun territorio si stima un valore aggiunto di 89,3, 97,7 e 92,3 euro.

Dati territoriali e quadro globale

I dati territoriali si inseriscono in un quadro nazionale che vedrà nel 2025 sfiorare un Pil di 2.244 miliardi di euro, dato che il Fondo Monetario Internazionale stima in ribasso, con crescita del +0,4% (da +0,7%).

L’Italia produce dunque un Pil di circa 6 miliardi di euro al giorno, pari a un importo pro capite giornaliero medio nazionale di 104 euro, dato che include anche bambini e anziani dal momento che il Pil include una serie di indicatori che vanno dai consumi, agli investimenti, agli acquisti pubblici alle esportazioni nette. Secondo i dati Cgia elaborati sulla base di dati Prometeia e Istat, a livello provinciale il contributo per abitante più elevato è di Milano con 184,9 euro, seguita da Bolzano con 154,1, Bologna con 127,6, Roma con 122 e Modena con 121,3. In coda alla classifica nazionale ci sono le province di Sud Sardegna con 50,8 euro, Cosenza con 50,7 e, infine, Barletta-Andria-Trani con 50,6 (vedi Tab. 2). A dirlo è un’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA su dati Prometeia e Istat.

In Italia dunque nel 2025 si lavorerà 251 giorni rispetto ai 253 del 2024 che tuttavia era anno bisestile.

Un dato che, tuttavia, inserisce, ricorda la Cgia, l’Italia fra i Paesi più stakanovisti d’Europa visto che secondo l’Ocse solo la Grecia (1.897 ore lavorate annue pro capite), la Polonia (1.803), la Repubblica Ceca (1.766) e l’Estonia (1.742) sono davanti alle 1.734 ore pro capite dell’Italia. In Francia sono 1.500 ore per occupato e in Germania 1.343. «Un dato, quello italiano – avverte la Cgia - che va interpretato con attenzione: ricordiamo, infatti, che contiamo uno stock di ore lavorate molto elevato ascrivibile, in particolare, a un tasso di occupazione tra i più bassi di tutta l’Unione Europea».

Mentre in questi giorni di ponte fra 25 aprile e Primo Maggio nelle strutture turistiche si lavora a pieno regime, fabbriche, magazzini e uffici si svuotano o rallentano l’attività, in diversi casi decidendo chiusure indotte da un lungo periodo di calo di ordini e consumi. Ciò mentre nella stima della Cgia «se tra feste e giorni pre-festivi recuperassimo una settimana di lavoro all’anno, guadagneremmo un punto di Pil per circa 22 miliardi di euro».

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