Emergenza nazionale in Giappone. Stop alle relazioni commerciali

Import-export Il caso di Stefano Cau,imprenditore tessile comasco: «Totale stallo,c’è grande preoccupazione»

Giappone con il fiato sospeso dopo la scossa di magnitudo 7.1 dell’8 agosto nella regione sud occidentale del Kyushu, con l’allerta nazionale rilasciata dalle autorità per un probabile nuovo episodio di dimensioni potenzialmente catastrofiche e anche i mercati ne risentono.

Stefano Cau, imprenditore comasco specializzato nella produzione di accessori uomo, ha costantemente a che fare con il Giappone da cui è rientrato a luglio e dove dovrebbe tornare a metà settembre, anche se ora c’è un grande punto di domanda, vista la situazione. «Dopo il terremoto è scattato l’allarme, il primo ministro ha addirittura cancellato tutti gli impegni istituzionali per stare vicino alla popolazione – spiega Cau -. Sto scrivendo ai miei contatti e purtroppo è tutto vero, sono terrorizzati. I pochi che riescono a comprendere la situazione spiegano che si è spostata una faglia e sembra che in tempi brevissimi debba esserci un altro spostamento che potrebbe creare un terremoto devastante. C’è un totale stallo di tutto, anche negli ordini. Io ora sono in campagna vendite, ma hanno bloccato gli appuntamenti; non so cosa possa succedere anche per il lavoro. Io dovrei andare in Giappone il 14 settembre ma sono molto preoccupato, non vorrei trovarmi in quella situazione. Hanno un sistema antisismico invidiabile che regge agli impatti, ma di certo non voglio essere lì se dovesse arrivare il terremoto».

Una paura più che comprensibile; resta ora da capire quando la situazione si sbloccherà, dato che nemmeno gli esperti sanno dire quando questo terremoto potrebbe colpire. «Io parlo tutti i giorni con loro, è surreale, sono in attesa che arrivi – aggiunge Cau – è la prima volta che danno un allarme del genere, sono tutti bloccati. Sono curioso e anche in ansia, una situazione particolare che sicuramente potrebbe impattare anche sul lavoro e il giro d’affari. Fino a ora non mi posso lamentare, sono cresciuto prendendo il mondo del retailer, negozi; da noi sta passando in sordina, ma lì sono nel panico. Oggi in Giappone il cambio è favorevole anche per il turismo, si risparmia un trenta per cento, ma il turista che deve andare lì a fronte di una cosa del genere, cosa fa? L’unica cosa che ora posso fare è chiamare tutti i giorni, per capire come procedere. Una situazione del genere impatta in modo negativo sul lavoro; ammesso che poi non succeda, sicuramente rallenterà tutto». Come evidenziato nell’ultima relazione pubblicata dalla Camera di Commercio di Como-Lecco, il mercato continentale di riferimento per l’economia lariana rimane quello europeo (a cui fanno capo il 72,9% delle esportazioni e il 76,5% delle importazioni), mentre il mercato asiatico è il secondo per importanza: 12,9% delle esportazioni e 18,4% delle importazioni, anche se il Giappone non è tra i principali interlocutori. Nel 2021 (ultimi dati disponibili) le esportazioni dell’area lariana verso il Giappone sono state pari a circa 55 milioni di euro: in particolare, Como ha esportato merci per 34,1 milioni di euro, con predominanza di prodotti tessili.

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