Economia / Como città
Domenica 08 Dicembre 2024
Export legno arredo. Distretto giù: -7,7%
«Flessione attesa»
Il report I dati di Confartigianato non sono favorevoli al settore, che incide per il 2,9% nell’economia locale. Bellasio: «Il nostro è un mercato alto. Siamo tutelati»
Il settore legno arredo attraversa una fase congiunturale critica, caratterizzata dalla contrazione della domanda estera, dal rallentamento della produzione e dal termine di una fase espansiva dell’occupazione, secondo il recente rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato legno-arredo.
Per quanto riguarda l’export sono solo due le provincie italiane in crescita e non sono le primarie per produzione: Milano e Firenze. Tutte le altre città l’ampio cluster legno arredo che da Como arriva al Friuli quest’anno sono in negativo rispetto al 2023. Como, a metà classifica, registra il -7,7% per l’export legno arredo rispetto allo scorso anno, mentre la nostra provincia è quarta per incidenza del numero dei lavoratori. Il peso dell’occupazione nelle medie e piccole imprese del legno e mobili incide sull’economia di Como per il 2,9% (nel 2022) sul totale addetti delle imprese, escluse le agricole. Como è quarta dopo Pesaro e Urbino, Pordenone e Treviso. È sesta la provincia di Monza e Brianza con il 2,5%, sempre secondo l’elaborazione dell’ufficio studi di Confartigianato su dati Istat. «C’è preoccupazione e le previsioni per il 2025 non sono positive. Nel 2024 c’è stata una flessione che sarà accentuata nel 2025, ma anche in questo scenario non favorevole il distretto canturino si distingue per qualità e per le lavorazioni artigianali che fanno riferimento a un mercato di fascia alta – tiene a distinguere Marco Bellasio, componente di Giunta di Confartigianato Como e presidente del settore legno arredo – è diversa la situazione se ci si rivolge al retail e se si producono mobili in serie oppure se si realizzano arredi su misura dove invece le aziende artigiane stanno tendendo».
Due anni fa il picco
In parte i dati che registrano una flessione si spiegano in confronto al picco del 2022 dove i risultati furono da record per l’export del legno arredo italiano e per il distretto del design della Brianza in particolare. Inevitabile un ripiegamento, senza per questo sottovalutare la crisi di sistema.
«Ma la formula delle aziende del distretto della Brianza, composto da imprese artigiane, dimostra una buona capacità di resistenza. Non si tratta necessariamente di micro e piccole aziende, sono artigiane anche imprese strutturate, a volte che si avvalgono di terzisti, ma che si distinguono per prodotti realizzati con quella cura che riconosciamo di valore e qualità – prosegue Marco Bellasio – proprio il collocarci in un mercato alto ci protegge dalle variazioni repentine del mercato che abbiamo conosciuto in quest’ultimo periodo».
I macro dati non entrano nel merito di un distinguo, ma aree come quelle del Veneto dedicate alle produzioni seriali o paesi come la Polonia che producono per il mass market risentono in modo diretto e immediato del calo dei consumi, dei fenomeni inflattivi e delle crisi sistemiche.
«In prospettive le aziende che soffriranno di più sono quelle che seguono la distribuzione di massa e che dipendono molto dai rivenditori – conclude il presidente del settore legno arredo di Confartigianato Como – mentre le imprese artigiane possono continuare a ricercare i mercati di nicchia. Se è venuto meno quello Russo e, in parte, alcuni mercati europei, è possibile cercare altrove, per esempio ora sembra che stiano tornando sul proscenio i paesi arabi. Il problema è che come sistema Paese non siamo competitivi rispetto ad altri contesti. Il nostro costo del lavoro, unito ai costi dell’energia e al carico burocratico, appesantisce le imprese».
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