La fiducia Poliform. «Non calerà l’export
per i dazi di Trump»

Intervista a Giovanni Anzani, al vertice del Gruppo leader dell’arredo. «Dagli Usa ci aspettiamo un boom di ordini, come sempre dopo le elezioni»

Parlando di dazi, beh, se una settimana fa me lo avessero chiesto, avrei detto di essere preoccupato al 110%. Oggi, dopo quello che Trump sta facendo con il Messico, mi sembra di capire che la sua è l’azione di uno “scaltro”. Per certo, noi in Europa dobbiamo prepararci a sederci a quel tavolo che sicuramente si aprirà per il confronto con gli Usa».

Così Claudio Feltrin, presidente di Federlegno Arredo alla conferenza stampa di presentazione del prossimo Salone del Mobile.Milano (8-13 aprile a Rho Fiera) svoltasi martedì scorso.

Una visione cauta, sebbene ispirata a un sentiment positivo, lo stesso che ha animato la presidente Maria Porro, comasca, nel tratteggiare l’edizione 2025, intitolata “Thought for humans” (“Pensata per gli esseri umani”).

Chi non teme i dazi, anche se saranno nella peggiore delle ipotesi quelli annunciati dal presidente americano Donald Trump è Giovanni Anzani, presidente e amministratore delegato di Poliform con i cugini Alberto e Aldo Spinelli. Si deve a loro la trasformazione dell’impresa artigiana di famiglia fondata nel 1942 in un gruppo moderno dell’arredo di design, leader a livello internazionale.

Una torsione che ìl designer Jean-Marie Massaud ha sintetizzato in una frase cara ad Anzani, impiegata anche come claim della pagina dedicata al brand sul sito del Salone: «Poliform è una famiglia, un team, una visione».

Signor Anzani, è fondato il timore del distretto per i dazi annunciati da Trump?

«Sono ininfluenti, per il nostro settore, assolutamente - ha affermato l’imprenditore martedì scorso a margine della conferenza stampa di Salone del Mobile.Milano, poco prima che la presidente Maria Porro, il direttore generale Marco Sabetta raccontassero l’edizione 2025 alla stampa internazionale -. Perché comunque andiamo a servire una clientela alta, per cui quel 10% di aumento dei nostri prodotti non influirà in alcun modo sulle esportazioni. Da quel punto di vista, non sono preoccupato».

Materie prime, relazioni, ordini. C’è qualche aspetto della filiera che le dà pensiero?

«No, perché materiali che provengono dall’America non ce ne sono. Per quanto riguarda le relazioni non penso ci siano particolari difficoltà. Al contrario, ci aspettiamo veramente un boom perché c’è stato un 2024 in cui, sotto elezioni, l’America si è fermata, come sempre succede in un momento elettorale. Se vediamo già quello che succede adesso, a gennaio noi abbiamo fatto il record degli ordini venuti dagli Usa. Quindi ragionevolmente pensiamo che ci sarà un forte incremento delle esportazioni di mobili verso gli Stati Uniti».

Spostiamoci agli scenari di conflitto e attese di raffreddamento

«L’attesa sarà quella che Trump andrà a fermare i conflitti, quello dell’Ucraina in particolar modo. Per altro, sono più preoccupato della situazione della Germania e della Francia, la crisi della Cina per quanto riguarda il comparto immobiliare. C’è un freno. Anche noi, l’anno scorso, abbiamo avuto dei forti rallentamenti per quanto riguarda le forniture, cucine e altro.

Per il resto penso ci saranno degli scossoni a livelli internazionali, ma la vedo in modo molto positivo. L’avvento di Trump, con le nuove importazioni, sembra preludere a uno scenario fortemente positivo».

Il Salone alimenta ogni anno forti aspettative. Oggi c’è più filosofia, con l’attenzione crescente verso tematiche culturali ed eventi, oppure business?

«Guardi, c’è sempre prodotto. L’Italia è un produttore altamente innovativo per quanto riguarda il design, la qualità sempre più alta. Mi aspetto un Salone fortemente positivo, tra tutti gli scenari che le dicevo prima: la Cina che sta uscendo un po’, la Germania e la Francia troveranno un nuovo equilibrio. E c’è la ricchezza di prodotti verso gli Stati Uniti».

E riguardo al mercato interno, possiamo pensare a una ripresa?

«Sicuramente».

Come si presenta Poliform al prossimo Salone?

«Noi, come dico sempre, a parte il porta ombrelli e lo zerbino noi facciamo tutto. Dalla zona giorno agli imbottiti, alle cucine. Abbiamo anche un’ottima divisione per quanto riguarda il contract, il settore degli alberghi, che vanno fortissimi. Vediamo già a Como quanti alberghi si stanno facendo, anche ristrutturazioni, grazie al fatto che i turisti di tutto il mondo vengono qui perché l’Italia è attrattiva».

Prodotto e persone. Anche al prossimo Salone l’azienda leader del distretto ribadisce questa associazione proponendosi «innanzitutto» come «un’azienda di persone» Perché, si legge nella scheda postata nella sezione Espositori (salonemilano.it) «La dimensione umana è la misura del design, della produzione e delle relazioni– oggi come nel 1970, quando questa storia familiare, prima ancora che imprenditoriale, è iniziata».

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