Giovani affascinati dal mondo del sociale
ma un terzo lascia il posto troppo presto

Capitale umano Le cooperative chiamate alla sfida di un tasso di turnover sempre più elevato. Basso salario e la concorrenza di ospedali e Rsa tra i motivi di insoddisfazione e abbandono

Nessun settore del lavoro è immune dal fenomeno dell’abbandono del posto da parte dei giovani, persino le cooperative sociali, realtà che dovrebbero incrociare candidati fortemente motivati, sono trascinate da questa crescente preoccupazione e si trovano a fronteggiare un turnover giovanile che minaccia la stabilità e l’efficacia dei servizi offerti. Le nuove generazioni, pur dimostrandosi più sensibili ai temi etici e sociali, faticano a mantenere l’impegno in un ambito di cura e assistenza che richiede uno sforzo di personalità non indifferente. Questo aspetto si scontra poi con il contesto di lavoro, così il fascino della professione inizia a fare i conti con stipendio e concorrenza tra pubblico (più remunerativo e meno stressante) e privato.

Secondo i dati emersi dalla recente ricerca contenuta nel report «Lavorare in cooperativa oggi», realizzata da Euricse su quasi 1.200 under 35 e commissionata da due consorzi lombardi (Consolida di Lecco e Sol.Co di Sondrio insieme a Confcooperative dell’Adda e con il sostegno della Fondazione comunitaria del Lecchese e della Fondazione Pro-Valtellina) le motivazioni che spingono i giovani a lasciare il lavoro nelle cooperative sociali sono molteplici e spesso interconnesse. Il risultato è che il turnover in uscita si attesta al 35,8% per gli under 35, e in alcuni casi specifici è ancora molto più alto. Nel 53,6% dei casi l’uscita dalla cooperativa è dovuto alla scadenza dei termini del contratto, mentre nel 44,8% alle dimissioni volontarie.

Il disagio dei giovani

Tra le principali cause di abbandono figura il basso salario. A dirla tutta, è uno dei fattori principali di insoddisfazione, con un punteggio medio di 7,58 su 10. I giovani ritengono che il compenso non sia adeguato all’impegno richiesto. Con un punteggio di 6,92, la percezione di ritmi di lavoro intensi è un altro motivo significativo di frustrazione. Questo aspetto è particolarmente rilevante nelle cooperative che operano in settori di assistenza, dove il carico può diventare insostenibile. La difficoltà a conciliare vita privata e lavorativa a causa di richieste di flessibilità oraria è una critica mossa da molti giovani, con un punteggio medio di 5,63. Questo problema è acuito dalla necessità di garantire un servizio continuativo e di alta qualità, che spesso richiede orari variabili e non prevedibili. Un altro elemento di insoddisfazione è legato ai contratti offerti, spesso percepiti come precari e poco tutelanti. Con un punteggio medio di 6,33, molti giovani vedono nel tipo di contratto un riflesso della scarsa valorizzazione del loro lavoro. Un punteggio di 3,42 evidenzia la percezione di un ambiente di lavoro troppo rigido, dove le possibilità di esprimere la propria creatività e autonomia sono limitate. Questo è un problema particolarmente sentito dalle nuove generazioni, che cercano contesti lavorativi più dinamici e flessibili. Nonostante l’importanza del lavoro sociale, molti giovani, con un punteggio medio di 4,38, non sviluppano un forte interesse per questo tipo di occupazione, sentendo una distanza tra le proprie aspirazioni e le mansioni svolte. Infine, la crescente attrazione verso il lavoro nelle pubbliche amministrazioni (ospedali e Rsa), percepito come più stabile e remunerativo, ha un punteggio medio di 7. Questo fattore contribuisce significativamente all’abbandono delle cooperative sociali, che faticano a competere con le condizioni offerte dal settore pubblico.

Di fronte a questa situazione, molte cooperative stanno cercando di rispondere con iniziative mirate a migliorare le condizioni lavorative e attrarre nuovamente i giovani. Tra le strategie adottate si evidenziano la formazione e la crescita professionale: le cooperative sociali stanno investendo in programmi di formazione mirata, con l’obiettivo di garantire una crescita professionale ai giovani lavoratori. Con un punteggio medio di 8,54, questo impegno è riconosciuto dai lavoratori come una componente positiva del loro percorso in cooperativa. Oltre alla formazione specifica, c’è un forte orientamento verso la crescita integrale del lavoratore, con un punteggio di 8,04. Questo approccio mira a valorizzare il contributo individuale all’interno dell’organizzazione, aumentando il senso di appartenenza e motivazione. L’adozione di modalità formative innovative, con un punteggio medio di 7,08, rappresenta un tentativo di rendere l’apprendimento più coinvolgente e utile per il lavoro quotidiano, cercando di rispondere meglio alle esigenze dei giovani.

Un fenomeno complesso

L’abbandono del lavoro nelle cooperative sociali da parte dei giovani è un fenomeno complesso che riflette sia le difficoltà intrinseche del settore sia le aspirazioni delle nuove generazioni. Affrontare queste sfide richiede un impegno congiunto da parte delle cooperative per migliorare le condizioni lavorative, aumentare la competitività rispetto ad altri settori e valorizzare il contributo unico che ogni giovane può portare. Solo attraverso un approccio inclusivo e innovativo sarà possibile invertire la tendenza e rendere nuovamente attrattive le cooperative sociali per i giovani lavoratori.

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