Il governo dell’acqua. «Una regia comune per tutti i gestori»

L’intervista Stefano Cetti, amministratore delegato di Acinque, ha di recente ricevuto il premio di “Manager Servizio Idrico”

Nel corso del “Festival dell’acqua” che si è svolto nei giorni scorsi a Firenze, l’amministratore delegato del gruppo Acinque, Stefano Cetti, ha ricevuto il premio “Manager Servizio Idrico”, «per il suo impegno ultradecennale – si legge nella motivazione - nel miglioramento del sistema infrastrutturale del servizio idrico lombardo».

Dottor Cetti, è stata certamente una bella soddisfazione.

Sì sono stato felice per questo premio, in particolare perché è stato assegnato attraverso una votazione dei colleghi che operano in questo settore. Si tratta di un riconoscimento di un percorso importante che ha visto anche un’evoluzione significativa del settore idrico.

Stefano Cetti è comasco, classe 1960, sposato con tre figli, e dopo la laurea in Economia aziendale alla Bocconi di Milano ha frequentato un master in “Business Administration e Gestione Aziendale” al Mit di Boston. Quali sono state le principali tappe del suo percorso professionale?

Ho iniziato a lavorare nel 1987 nell’utility di Milano AEM. In questa azienda, che successivamente sarà fusa con Asm Brescia per la nascita di A2A, mi sono occupato prima della parte acquisti, poi di controllo della gestione, quindi di direzione, amministrazione e finanza ed infine ho fatto il direttore delle reti. Quando sono uscito, ho lavorato come consulente e poi, nel 2010, sono stato nominato direttore generale di MM, società del Comune di Milano leader in Italia nella progettazione di sistemi di trasporto e riqualificazione ambientale, nata per progettare le metropolitane ma che successivamente si è occupata di gestione del servizio idrico e delle case popolari. Dopo dodici anni in MM, sono arrivato nel gruppo Acinque come amministratore delegato.

Come direttore generale di MM, ha guidato la scelta di internalizzare la gestione dei due depuratori di Milano. Quali furono le motivazioni?

Fu una decisione strategica che assumemmo perché i depuratori erano stati costruiti in regime di concessione e gestione; in quel periodo, le concessioni andavano in scadenza ed abbiamo iniziato a chiederci se fosse opportuno rinnovare le concessioni o internalizzare gli impianti. La scelta che abbiamo fatto si è rivelata vincente perché abbiamo ottenuto efficienze ancora maggiori rispetto a quanto preventivato. È stata quindi una decisione che ha impresso una svolta importante alla gestione del ciclo idrico milanese.

Parliamo quindi dell’acqua, oggi come non mai un bene fondamentale e da tutelare. Quale è la sua opinione su questo tema?

Oggi ci confrontiamo con situazioni climatiche estreme: a volte è presente troppa acqua e a volte troppo poca. L’acqua è un bene comune ma ha alle spalle una gestione industriale che comporta competenze, innovazione tecnologica ed investimenti. E poi l’acqua è un bene condiviso, non solo da chi la utilizza per scopi civili ma anche da chi la impiega in agricoltura o per produrre energia elettrica. Poiché ci sono molti utilizzi diversi, è necessaria una regia di sistema.

Quale è lo stato di salute del sistema idrico nazionale e regionale?

A livello nazionale purtroppo le perdite sono molto alte: il dato medio è del 40% e questo significa che, in alcune regioni, siamo all’80% perché in altre aree siamo al 20% e certamente la Lombardia è tra i territori più virtuosi. Si spreca quindi tanta acqua e anche tanta energia. Inoltre, anche sul fronte della depurazione non sono stati fatti tutti gli investimenti necessari in tutte le regioni. Sono necessarie capacità di investimento molto importanti; il Pnrr ha aiutato, ma si tratta di interventi una tantum. A mio avviso, sono presenti ancora troppi gestori di piccole dimensioni, che andrebbero invece uniti in gestioni industriali più grandi per ottenere maggiore qualità operativa e più capacità di investimenti.

Quali sono i punti di forza del sistema idrico lombardo?

La Lombardia presenta un panorama di gestioni sicuramente adeguato perché nel tempo sono stati effettuati giusti investimenti. Credo ci sia ancora spazio per crescere, ad esempio individuando percorsi che consentono di efficientare il consumo di energia elettrica. C’è poi il tema del riuso delle acque depurate: le acque che hanno subito determinati trattamenti possono essere rimesse in falda, naturalmente non per essere bevute ma ad esempio per uso irriguo. Si tratta di un percorso virtuoso di economia circolare che va incrementato.

Nel 2024 le piogge sono state intense ma negli anni precedenti si sono registrati conflitti, anche aspri, tra i differenti soggetti che utilizzano l’acqua. Come evitarli?

Ritengo fondamentale una regia comune che riunisca, intorno ad un tavolo, tutti gli operatori ed individui le priorità. Anche perché questa situazione, purtroppo, rischia di aggravarsi: la carenza di acqua sarà più impattante nel futuro. Una regia comune consente anche di individuare gli investimenti necessari.

Lei ha voluto partecipare al patto delle aziende idriche di Utilitalia: quanto è importante per il nostro paese un’alleanza fra operatori del settore ed una politica condivisa?

Utilitalia è la la federazione che riunisce le utility pubbliche e private. Il patto per l’acqua è stato sottoscritto dai principali operatori idrici nazionali proprio per mettere a fuoco le traiettorie fondamentali per il settore. I sottoscrittori ritengono importante da un lato la formazione di poli di gestione più forti e robusti, in grado di ottenere i necessari finanziamenti e di realizzare gli investimenti, e dall’altro un’accelerazione sul fronte dell’innovazione.

Nel gruppo Acinque è presente anche Lereti. Di cosa si occupa e quali sono i punti di forza dell’azienda?

Lereti è posseduta al 100% da Acinque e si occupa di gas e reti idriche. I punti di forza sono dati dalle competenze interne presenti, di alto livello, e dall’elevata capacità di innovazione, che si è esplicitata, ad esempio, dotando le reti di sensori, di misuratori intelligenti e creando sotto-reti che consentono di avere maggiori garanzie in caso di interruzione del servizio.

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