Il lavoro a Como
Tante assunzioni
ma troppo fragili

I dati Inps La presentazione del Rendiconto sociale evidenzia i limiti dei contratti del settore turistico. Alta quota di stagionali, qualifiche di livello medio basso

Como terra di confine, dove il lavoro c’è, ma prevale la stagionalità: questo il ritratto della provincia attraverso i numeri del Rendiconto sociale provinciale 2023 di Inps presentato, per la prima volta, nella sede di via Parini della Camera di Commercio di Como e Lecco.

Il report descrive la realtà economica e sociale del territorio nel dettaglio, è quindi uno strumento di lettura delle dinamiche che regolano l’area comasca, per questo diverse figure rappresentative e istituzionali sono intervenute all’incontro: inizio di un dialogo e, si auspica, di efficaci collaborazioni.

È il turismo uno dei fattori tendenziali caratterizzanti del territorio, con il lago a fare da traino, ma il lavoro in questo ambito, per quanto attrattivo, non assicura un numero esteso di contratti a tempo indeterminato, come può accadere con l’industria, e non attrae giovani con profili alti, come invece accade con il terziario avanzato. «Il rischio di investire buona parte di un’economia del territorio in questa direzione è di impoverirlo di risorse umane qualificate e di lavoro di qualità, che al contrario contribuisce all’integrazione e alla coesione sociale» ha rilevato nelle sue osservazioni Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio, Indirizzo e Vigilanza dell’Inps.

Ha dato l’avvio ai lavori, moderati da Roberto Colucci, responsabile relazioni istituzionali e segreteria di direzione Inps Como, il presidente della Provincia di Como, Fiorenzo Bongiasca. Dopo l’introduzione del presidente del Comitato regionale Inps Vittorio Colombo, è intervenuto Edoardo De Riu, che da un mese ricopre l’incarico di direttore provinciale Inps di Como rilevando la specificità della nostra provincia quale territorio di frontiera con un paese extra Ue. Questo comporta una serie di elementi di complessità per il nostro welfare, visto anche che negli ultimi cinque anni i frontalieri, residenti in provincia ma con attività lavorativa nel Canton Ticino, sono aumentati di circa il 20%. Solo di recente si osserva un ridimensionamento in parte anche dovuto al nuovo accordo fiscale. Già direttore Inps Sondrio e membro della Commissione mista italo-svizzera, De Riu ha posto l’accento sui lavoratori frontalieri e sull’impatto determinante per il territorio.

L’attrattività

Nonostante questo duplice elemento di attrattività, Como tuttavia ha un bilancio negativo in termini di crescita della popolazione: siamo quasi 600mila abitanti sull’intera provincia, ma siamo anche sempre di meno a causa dell’inarrestabile invecchiamento della popolazione, che scivola in negativo con un -0,5% annuo.

Immigrazione

Osservando il flusso migratorio, tematica importante in Lombardia, a Como c’è un moderato saldo positivo: ma i profili lavorativi degli emigrati e degli immigrati non sempre si equivalgono.

Gli emigrati comaschi annui sono lo 0,3% della popolazione e non sono pochi. Si tratta spesso di persone con alte qualifiche di studio, giovani cresciuti nelle nostre scuole, della cui formazione vanno a beneficiare altri territori.

Nulla di male se il bilancio, anche di competenze fosse in equilibrio, ma così non è. L’immigrazione più spesso riguarda persone che hanno skills lavorative meno avanzate.

Sono entrate poi nel merito dei numeri del report Maria Rosaria Maietta, presidente Comitato provinciale Inps Como, che ha evidenziato alcune delle fragilità del territorio, e Claudia Boldi, responsabile del Controllo di gestione e gestione ricorsi amministrativi Inps Como, che ha lavorato per rendere fruibile la grande quantità di dati presenti nel bilancio.

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