Il vero lusso del lago è «il fattore privacy»

Turismo e business Il fotografo Lorenzo Curcetti, celebre per gli scatti vip, ha firmato la copertina di “Tess” in edicola

Come è cambiata negli anni la vacanza delle star sul lago di Como? Lo racconta Lorenzo Curcetti, il fotografo autore della copertina di “Tess” - in edicola a 3,20 euro + il quotidiano - che con i suoi celebri scatti ha immortalato gran parte delle celebrities sbarcate sul Lario, da George Clooney nei primi anni 2000 a Taylor Swift.

«I divi sono affascinati dal lago di Como dove cercano lusso, riservatezza e bellezze naturali. Le loro giornate spesso includono gite in barca per esplorare le ville storiche, pranzi e cene in ristoranti gourmet o all’interno delle loro residenze con chef privati, relax in location esclusive con giardini, piscine a sfioro e vista mozzafiato. Non possono mancare passeggiate nei borghi pittoreschi come Bellagio, Varenna o Tremezzo, possibilmente in incognito e attività di benessere come yoga, spa di lusso e trattamenti estetici».

Preferiscono gli hotel o le dimore private per salvaguardare la privacy?

«C’è una grande attenzione alla privacy: molti Vip amano Como proprio per la tranquillità e la discrezione che offre, lontano dai riflettori delle mete turistiche più caotiche. La scelta delle strutture dipende da vari fattori, ma è certamente orientata verso il comfort degli hotel stellati e dimore super blindate». Due gli scoop realizzati durante la scorsa stagione: Taylor Swift con il fidanzato Travis Kelce, la coppia più ricercata del momento “catturata” dal teleobiettivo durante il soggiorno di quattro giorni a Villa Sola Cabiati, a Tremezzo. La dimora che normalmente può ospitare gruppi familiari numerosi è stata riservato solo a loro due. Gli scatti hanno immortalato cene romantiche servite in giardino, relax in piscina e passeggiate nel borgo con un’inattesa uscita alla Locanda la Tirlindana, tipico ristorante lacustre. Margot Robbie, l’attrice australiana nota per il ruolo di Barbie è stata invece sorpresa sul pontile di Passalacqua con un “pancino” di sette mesi: questi scatti esclusivi hanno fatto il giro del mondo.

Cosa chiedono oggi i tabloid?

«Foto e notizie in grado di anticipare qualche gossip, qualche indiscrezione che vale milioni di visualizzazioni».

Come è cambiato il mercato del fotogiornalismo?

«Il cambiamento di questo strano e affascinante mercato dipende dall’evoluzione del mezzo di distribuzione. Prima dell’avvento del digitale si parlava esclusivamente di tirature e copie vendute, valori che portavano gli inserzionisti a scegliere uno o l’altro editore pianificando il budget pubblicitario. Oggi invece, le cosiddette visualizzazioni, i famosi clik, possono moltiplicarsi in modo esponenziale e a volte imprevedibile consentendo al mezzo di stampa di raggiungere un numero illimitato di utenti, e molto velocemente. Oggi uno scatto ha il potenziale di “influenzare” un pubblico vastissimo e a livello mondiale a differenza della carta stampata in grado di raggiungere in tempi più lunghi un pubblico limitato. Il “fotogiornalista moderno” deve capire questo meccanismo e agire professionalmente, conoscere le tempistiche giuste, proteggere l’esclusiva; deve portare a casa scatti non banali, ingolosire un mercato invaso da milioni, miliardi di fotografie».

I social stanno togliendo lavoro ai fotografi?

«Sono amici-nemici del fotografo! Il futuro per questo mestiere, ma anche la sua rovina; bisogna saperli usare e tante volte saperli evitare. Oggi il web è tempestato da infiniti mezzi di comunicazione che si servono proprio dei social per costruire la loro offerta. Esistono realtà, anche italiane che ne sono l’esempio, come Whoopsee, sturtup che opera nel settore dei media digitali offrendo contenuti di gossip, intrattenimento e storie di celebrità. Al momento vanta più di un milione di follower “affamati” di fotografie. Poi ci sono decine di testate online come il Daily Mail, TMZ, Page Six, e resistono alcuni cartacei storici e prestigiosi come People, Hello, i francesi Voici, Point de Vue, Closer, gli spagnoli Hola, Semana, gli australiani e i tedeschi e in Italia,non ultimo Chi diretto da Alfonso Signorini».

La risposta quindi?

«Un no tassativo! I social non faranno scomparire la professione, sicuramente la stanno cambiando. Dobbiamo guardare al futuro puntando tutto sulla qualità del lavoro, come in qualsiasi altro settore produttivo. Inoltre per finalizzare le vendite è necessario avere alle spalle un efficiente e capillare rete di distribuzione, professionisti preparati e capaci di “piazzare” i servizi sui mercati mondiali tempestivamente e al miglior prezzo».

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