Immigrati per le imprese comasche. I sindacati chiedono un Tavolo sull’accoglienza

Manodopera I sindacati sulla proposta di Confartigianato di organizzare flussi legali per i lavoratori stranieri . Cgil, Cisl e Uil concordano: «Su accoglienza e formazione è necessario un confronto tra tutti gli attori del territorio»

«Molta parte della migrazione giovane, maschile, utilizza Como solo come luogo di passaggio e non come luogo di opportunità, mentre le nostre aziende soffrono per una carenza strutturale di nuove persone. Questa situazione è figlia delle politiche migratorie dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, portando all’idea che l’immigrazione fosse un problema da respingere, piuttosto che una risorsa».

Premessa

È la premessa per Sandro Estelli, Cgil Como per capire come sia possibile attingere risorse umane dall’estero, richiesta che con sempre maggiore insistenza pongono le imprese.

«Servirebbe un tavolo di confronto sui temi dell’accoglienza e della formazione, al quale siamo interessati a partecipare, che coinvolga tutti gli attori sul territorio, per preparare nuovi giovani stranieri con le giuste compentenze, introdurli nel tessuto sociale offrendo loro prospettive di continuità e possibilità di stabilizzazione sul territorio. Ma per riuscirci è necessario cambiare metodo – prosegue Estelli – negli ultimi anni è stato adottato un approccio errato, con l’idea di alzare muri invece di gestire l’accoglienza. Questo genera un’immigrazione che non porta a formare nuclei familiari, non dà la speranza di trovare stabilità nel luogo di arrivo. Al contrario, sembra interpretata come un passaggio temporaneo, utile solo per raggiungere altre destinazioni dove ci sono amici, opportunità di farsi una famiglia e costruirsi un futuro».

Como, per la verità, non offre queste prospettive se non in misura molto limitata. I lavoratori stranieri arrivano con una scarsa conoscenza dell’italiano e poche persone si impegnano a insegnarla, il primo problema è linguistico. Poi c’è un problema di strutture e servizi: le case in affitto scarseggiano, sono costose e la cultura locale non è accogliente, rendendo difficile trovare una casa stabile.

«Oggi, purtroppo, in Italia e in Europa prevale una politica che considera il migrante come un “problema”, con pregiudizi che lo dipingono anche come delinquente – conclude Estelli - se invece si offre la possibilità di riscatto sociale e opportunità di crescita professionale, inserendo i migranti nel mondo del lavoro, sicuramente otterremo un’integrazione produttiva e valorizzeremo una risorsa».

Priorità

Le stesse priorità sono sottolineate da Daniele Magon, Cisl dei Laghi: «È essenziale considerare elementi di inclusione come abitazione, formazione e servizi. La formazione può avvenire sia nei paesi di origine che in quelli di destinazione, in collaborazione con le aziende locali. Tuttavia, il sistema richiede anche investimenti locali per la creazione di condizioni di vita dignitose. Gli stipendi devono essere adeguati al costo della vita, altrimenti si rischia di non creare un sistema equilibrato. Tendendo presente che settori come edilizia, assistenza e tessile già dipendono dalla manodopera straniera».

Si torna alla questione della qualità del lavoro, quale che sia la provenienza del lavoratore.

«Per essere ricettivi verso i lavoratori che arrivano da nazioni lontane che trovano delle difficoltà che possono riguardare l’inclusione sociale, l’accesso ai servizi sanitari essenziali non a pagamento o ai servizi scolastici, è necessario affrontare tutti questi temi – spiega Dario Esposito, Uil del Lario – per farlo sarebbe necessario coinvolgere le istituzioni territoriali. Penso al tavolo della competitività che, in Camera di commercio, riunisce le organizzazioni sindacali, le associazioni, la politica e le istituzioni amministrative per proporre un welfare territoriale. Servono operazioni di largo respiro perché altrimenti il rischio è di sopperire alle esigenze di oggi continuando ad avere criticità domani».

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