Imprese artigiane senza manodopera: «Sì ai migranti»

La proposta Confartigianato chiede alla politica di organizzare flussi legali di lavoratori dall’estero: «Servono norme chiare e competenze certificate»

Si guarda oltre il Mediterraneo e anche più lontano per reperire la manodopera che sul territorio manca e mancherà sempre di più. Per le aziende artigiane è una necessità ma si presentano anche molte difficoltà concrete legate alla formazione, all’integrazione, agli aspetti legali. Per questo si chiedono norme certe, che agevolino le connessioni tra le persone e le imprese, ma anche stabiliscano regole a garanzia di tutti.

«È evidente la difficoltà di reperire manodopera sul territorio sotto tutti i punti di vista, sia qualificata che non – spiega Roberto Galli, presidente di Confartigianato Imprese Como - si cerca di guardare al futuro e ci si è resi conto anche che una parte di questa manodopera sarà necessario reperirla nei flussi migratori attuali, presenti e futuri. Come associazione il nostro ruolo è segnalare una difficoltà, delle evidenze e quindi sollecitare gli organi competenti perché predispongano gli strumenti per far fronte alle necessità delle nostre imprese».

Immaginare una normativa che regolamenti un flusso migratorio organizzato, legato a una buona formazione nei paesi di provenienza e a dei contratti in Italia è un’impresa complessa ma che inevitabilmente riguarderà il prossimo futuro, mentre già progetti in questa direzione sono sul tavolo delle associazioni di categoria.

«Non è un problema soltanto dell’Italia, è un problema europeo e tocca diversi aspetti – prosegue il presidente di Confartigianato – per esempio serve, per cominciare, una certa competenza linguistica, ma non solo, per intraprendere alcuni mestieri. È il caso dell’autotrasportatore che, per conseguire la patente professionale, deve seguire formazioni specifiche e un ulteriore esame, con relativi costi. È un percorso molto impegnativo. Le aziende in alcuni casi hanno sostenuto i costi della formazione, salvo poi, dopo pochi mesi, vedere il giovane appena formato decidere di andare altrove o all’estero».

Rivolgersi a personale che non è legato al territorio comporta infatti una serie di investimenti, dalla formazione all’alloggio, ma c’è anche una componente di rischio.

«Si tratta di un ambito estremamente complesso che va gestito e tutelato con norme molto chiare – conclude Roberto Galli – ci aspettiamo che venga individuato un percorso che abbia una obbligatorietà nel raggiungimento di risultati e requisiti, che sia ben strutturato e che davvero certifichi delle competenze reali».

«Purtroppo o per fortuna nelle nostre piccole aziende artigiane abbiamo bisogno di personale qualificato. Nel nostro territorio abbiamo delle ottime scuole che possono formare anche chi viene da un altro Paese accompagnando i giovani alle competenze richieste. Vale per il mio settore del legno arredo, ma anche per altri ambiti ed è quella della formazione la strada su cui investire per poter avvalersi di ottimi professionisti domani – è l’opinione di Stefano Moscatelli della Moscatelli Bruno di Cantù - comunque la scuola arriva fino a un certo punto, poi l’azienda artigiana mette a disposizione dei giovani il proprio saper fare ed è questo il valore aggiunto rispetto all’industria. Nelle nostre imprese si impara un mestiere, favorendo quella che è una vera integrazione».

L’inclusione lavorativa infatti concorre a creare una realtà sociale attorno alle persone straniere capace di accoglienza ma anche viceversa: mette in condizioni le persone di potersi inserire nel tessuto sociale, di formare una famiglia, avere una casa e costruirsi un’identità dentro una comunità.

Ne è la prova l’esperienza di Federico Costa, nella sua Carrozzeria Antonio Costa & C. di Rovellasca sono stati prima formati e poi assunti giovani di origine marocchina di seconda generazione che, provenendo da percorsi scolastici differenti, sono stati formati in azienda e poi sono rimasti, assumendo anche ruoli di responsabilità e integrandosi con il gruppo di lavoro di una quindicina di persone.

Per le ultime elezioni europee Confartigianato ha presentato un manifesto di richieste alla politica . Tra queste la richiesta di riorganizzare i flussi in ingresso per creare una migrazione economica legale di manodopera qualificata.

C’è un crescente bisogno di personale nelle di piccole imprese italiane, in totale sono 4,4 milioni, e si chiede di mettere al centro dell’agenda politica le loro richieste, per consentire loro di cogliere le opportunità delle transizioni ecologica e digitale.

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