Imprese comasche, continua la crisi del tessile e pesa il rincaro dei costi energetici

La congiuntura Segno meno su ordini, produzione e fatturato rispetto all’anno precedente. Manifattura in difficoltà per la crisi tedesca e il calo dell’export diretto al mercato cinese

«La fotografia del secondo semestre 2024 mette in evidenza un rallentamento degli indicatori, sia dal punto di vista congiunturale sia nel raffronto tendenziale. Le industrie dei nostri territori stanno soffrendo un prolungato periodo di decelerazione». Gianluca Brenna presidente di Confindustria Como commenta i dati dell’Osservatorio Congiunturale del Centro Studi riferito alla seconda metà dello scorso anno che, se paragonati con lo stesso periodo del 2023, rivelano una decelerazione media per ordini, produzione e fatturato di due punti percentuali (-2,2%) mentre la dinamica congiunturale si attesta mediamente a -4,1%.

«La manifattura sta risentendo della forte frenata della Germania e della minor esportazione verso la Cina, paese che ha rallentato di molto i consumi domestici e internalizzato diverse produzioni, insieme a una situazione geopolitica internazionale sempre molto incerta. In particolare, soffrono le aziende del settore tessile che pagano il forte calo degli acquisti anche nell’ambito del lusso e le imprese legate all’automotive».

Tra luglio e settembre, il 72,1% delle imprese ha riscontrato stabilità nei prezzi delle commodities, il 10,9% ha registrato una riduzione dei costi e il 17% una situazione meno favorevole. Sul fronte delle catene di fornitura, il 29,7% ha segnalato tempi di approvvigionamento più lunghi (30,3% nel primo semestre 2024), il 15,4% ha ricevuto meno materie prime rispetto al fabbisogno (era il 9,7%) e il 14,5% ha riscontrato un peggioramento della qualità delle forniture (l’11,6% in precedenza). Inoltre, il 18,1% ha dovuto riorganizzare i processi produttivi, il 23,1% ha subito un aumento dei costi e il 42,3% ha registrato una riduzione della marginalità aziendale.

«Permangono alcune criticità sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime ma l’aspetto più critico, in particolare per le aziende energivore, riguarda i costi dell’energia ancora una volta in forte aumento».

Nonostante il rallentamento nella seconda metà del 2024, le imprese comasche hanno continuato a investire nello sviluppo aziendale. Il 43,5% ha adottato misure per la sostenibilità ambientale, il 41,4% ha puntato sull’efficienza energetica e il 40,4% su ricerca e sviluppo. Il 56,9% ha rafforzato il capitale fisico con nuovi spazi e impianti, il 34,8% ha introdotto tecnologie digitali e il 27,1% ha avviato azioni per espandersi sui mercati internazionali.

«Il semestre che ci siamo lasciati alle spalle e l’inizio del 2025 si confermano difficili, anche se si intravede, dai dati, una leggera aspettativa di miglioramento. Le imprese, nonostante le difficoltà, continuano a investire in sostenibilità, efficienza energetica, ricerca e sviluppo e trasformazione digitale, pilastri fondamentali insieme al capitale umano per rafforzare la resilienza aziendale. È essenziale che questi sforzi siano supportati da una politica industriale europea mirata al rilancio economico, con particolare attenzione alla riduzione dei costi energetici e all’evitare provvedimenti dettati da spinte ideologiche che mettono in difficoltà intere filiere produttive».

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