Indagine sui livelli salariali nel Ticino. Si amplia il divario con gli altri cantoni

Il confronto Il sindacato Ocst ricorda che la differenza nelle retribuzioni è di 1200 franchi. «Il gap è inferiore nel settore delle costruzioni in cui c’è una contrattazione nazionale»

Attraverso l’analisi dei dati che fanno capo all’Ufficio di statistica Cantonale (dunque su base ticinese), ben riassunta nella pubblicazione “Extra Dati” del mese di maggio a firma di Maurizio Bigotta, è arrivata puntuale la conferma «della crescita del divario salariale tra il Ticino e il resto della Svizzera».

Un tema che riguarda da vicino anche i nostri frontalieri. In particolare, secondo i dati diffusi dall’Ufficio di statistica di Bellinzona e ripresi poi dal sindacato ticinese Ocst, «nel settore privato lo stipendio medio era pari a 5301 franchi in aumento del 4,1% rispetto a dieci anni or sono e del 15,7% rispetto a vent’anni fa. Nello stesso periodo il livello del resto del Paese è aumentato in maniera più marcata (+6,5% dal 2012 e +21,1% dal 2002) raggiungendo il valore di 6570 franchi nel 2022». Una differenza evidente e sempre più marcata, ricordando che si parla di stipendio lordo.

Un divario che - stando ad “Extra Dati” - ha raggiunto il suo punto più alto proprio nell’ultima rilevazione, con una differenza sostanziale tra Svizzera e Ticino pari al 23,9%. Il report cantonale, inevitabilmente, ha preso in esame anche i dati relativi ai frontalieri, ricordando che nonostante il nuovo accordo fiscale in vigore dal 17 luglio scorso il numero dei permessi “G” attivi resta saldamente sopra quota 78 mila, in base alla rilevazione datata 31 marzo. Il tutto tenendo come riferimento diretto gli stipendi dei ticinesi». Tra i residenti in Ticino e quelli del resto del Paese la differenza osservata è pari al 14%. Per i frontalieri invece la differenza oscilla attorno al 30,8%».

Ocst ha rimarcato come la pubblicazione evidenzi la bontà dell’applicazione della contrattazione collettiva, tema su cui il sindacato ticinese si è speso a fondo.

Caso emblematico quello delle costruzioni, che - lo ricordiamo - in Ticino danno lavoro a oltre ottomila frontalieri, la metà dei quali comaschi. «Nel settore delle costruzioni il divario risulta relativamente contenuto (9,5% il valore medio) - ha rimarcato Ocst - In questo contesto va citato il ruolo di una contrattazione collettiva del salario che risulta come un fattore che riduce il divario con il resto della Svizzera. La presenza di una contrattazione nazionale permette di attenuare il divario con il resto del Paese».

Nel contempo, è stato rimarcato come «i numeri siano migliori rispetto alla media cantonale anche per quanto concerne la sanità e l’assistenza sociale, con un divario del 10,7%. Anche in questi settori la contrattazione collettiva ha inciso in maniera rilevante».

Anche la sanità rappresenta un settore cardine quanto a frontalieri impiegati, con i permessi “G” attivi al 31 marzo che si attestavano attorno a quota 2 mila, anche in questo caso circa la metà dei quali comaschi.

Infine i servizi di alloggio e ristorazione (quasi 3 mila i permessi “G” attivi in Ticino), che “registrano divari dell’11,3% e dell’11,8% e che restano relativamente stabili”. Da segnalare da ultimo il salario medio (lordo) del settore pubblico in Ticino, che era pari a 7248 franchi, quasi 900 franchi in meno rispetto al resto del Paese.

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