Indennità di disoccupazione: «Como svantaggiata»

Manovra Regole più stringenti per accedere alla Naspi. Estelli, Cgil: «In provincia precarie il 75% delle assunzioni. Brutto colpo»

«Le nuove regole introdotte dalla Manovra 2025 complicano l’accesso alla Naspi. Per chi si dimette volontariamente, anche per motivi validi, diventa necessario maturare almeno tre mesi di contributi in un nuovo impiego prima di poter ricevere l’indennità - è il commento di Sandro Estelli per Cgil Como - è una modifica che penalizza chi vive situazioni di precarietà o discontinuità lavorativa, colpendo soprattutto giovani e donne, spesso costretti a cambiare lavoro più volte nella speranza di trovare condizioni migliori».

Secondo le nuove norme, infatti, se nei dodici mesi precedenti il lavoratore, in un altro posto di lavoro, aveva rassegnato le dimissioni volontarie o aveva risolto consensualmente il proprio precedente rapporto, ora può ottenere la Naspi solo se, fra questi eventi e la nuova cessazione, ha versato tre mesi di contributi. In precedenza, invece, la si otteneva senza questo vincolo.

Le nuove disposizioni riguardano anche chi, volendo sperimentarsi in un nuovo impiego, decide di cambiare azienda, dà le dimissioni e inizia una nuova vita lavorativa. Se dopo meno di tre mesi l’azienda fallisce, il lavoratore si ritroverà senza alcuna possibilità di ricevere l’indennità.

«Il quadro si aggrava per chi rientra da esperienze lavorative all’estero, come stagionali o ricercatori, esclusi dalla possibilità di accedere alla Naspi – puntualizza il segretario Cgil Como - Allo stesso modo, chi accetta un nuovo lavoro per migliorare la propria situazione economica e i propri diritti, ma perde l’impiego dopo meno di tre mesi, viene completamente escluso dalle tutele. Questa norma non solo scoraggia la ricerca di migliori opportunità, ma consolida pratiche aziendali che sfruttano l’instabilità e impediscono una vera crescita professionale».

Chi è penalizzato

Alla disposizione in Manovra si aggiunge infatti anche l’abrogazione della disoccupazione per chi abbia lavorato all’estero e rientri in Italia al termine dell’esperienza lavorativa. Si tratta, principalmente, di stagionali agricoli e del turismo, ma anche ricercatori.

«In provincia di Como, dove il 75% delle nuove assunzioni è di natura precaria, dai contratti a tempo determinato a forme di lavoro insicuro, le nuove norme sulla Naspi rappresentano un duro colpo per chi già vive in condizioni di estrema instabilità – spiega Sandro Estelli - penso ai giovani che cercano di migliorare la propria condizione economica e i propri diritti cambiando lavoro, ma si ritrovano in ambienti peggiori, privati di qualsiasi prospettiva di crescita e stabilità. O ai genitori costretti a dimettersi perché i turni imprevedibili rendono impossibile conciliare lavoro e famiglia e che, trovando poi un impiego temporaneo di breve durata, vedono svanire tutele fondamentali».

La mobilitazione

«Non possiamo ignorare le difficoltà di chi, abbandonato da un sistema normativo sempre più punitivo, lascia il lavoro per retribuzioni non corrette o condizioni insostenibili e si trova obbligato ad affrontare costosi e lunghi procedimenti legali per ottenere diritti che dovrebbero essere garantiti – prosegue Estelli - questo è il paradosso: lavoratori e lavoratrici costretti a scegliere tra subire un ambiente tossico o rinunciare a ogni sostegno economico».

I rappresentanti sindacali si stanno quindi mobilitando per capire quali potranno essere gli impatti delle nuove disposizioni introdotte con la Manovra.

«In un contesto già segnato da turnover elevato e precarietà, vengono a mancare strumenti di protezione fondamentali, lasciando molte famiglie senza alcuna rete di sicurezza sociale – aggiunge - come sindacato confederale, la nostra battaglia continua. Non possiamo accettare che in un Paese fondato sul lavoro si penalizzi chi è già in difficoltà. Il lavoro deve essere sinonimo di dignità, stabilità e sicurezza, ma le scelte del Governo stanno andando nella direzione opposta.

La nostra sfida è difendere e riconquistare diritti, combattere contro ogni forma di sfruttamento e precarietà e costruire insieme un futuro più equo. Il sindacato confederale sarà sempre al fianco di lavoratori e lavoratrici, perché il progresso sociale passa dal lavoro e dalla sua capacità di garantire dignità e libertà a tutti».

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