Intervista a Mario Boselli: «La nostra moda in Cina piace molto. Ma c’è il rischio dazi»

L’interscambio Mercati: l’analisi di Mario Boselli , presidente Fondazione Italia Cina dopo l’annuncio delle sanzioni sulle auto elettriche. «Il tessile non è toccato, restano i timori di ritorsioni»

Non solo l’industria automobilistica, ma anche altri settori temono ritorsioni da parte della Cina se, come è stato annunciato da Bruxelles, a partire dal prossimo luglio la Commissione europea applicherà dazi aggiuntivi fino al 38,1% sulle auto elettriche importate dall’ Ex Celeste Impero.

L’indagine commissionata dall’Ue ha infatti rilevato una concorrenza sleale da parte dei costruttori cinesi, che avrebbero beneficiato di sussidi governativi per offrire i propri veicoli a prezzi inferiori rispetto ai costi di produzione.

Mario Boselli, presidente della Fondazione Italia- Cina e dell’Istituto Italo-Cinese mette in guardia contro queste barriere ai flussi di importazione che può esporre anche il fashion italiano a eventuali contromisure. «È ovvio che quando volano gli schiaffi, si innescano meccanismi più di pancia che ragionati. Per il momento il tessile moda non sembra toccato, ma se questo conflitto dovesse degenerare potrebbero esserci gravi ripercussioni nel nostro export che ha raggiunto numeri significativi in quell’area».

Manufatturiero

L’industriale aggiunge: «Quando negli anni ‘80 e ‘90 la Cina attaccò con azioni di dumping le filiere manifatturiere del Sud Europa, la Comunità non lanciò nessuna crociata in difesa dei Paesi colpiti, Italia in primis. Oggi, che a venir danneggiati sono i Paesi nordici, sono scattate misure immediate senza tener presente eventuali conseguenze , difficili da quantificare e contenere».

Boselli rileva che il made in Italy in Cina è sinonimo di eccellenza e innovazione. «I consumatori cinesi continuano ad amare i nostri prodotti e il nostro stile di vita grazie al plus dato dall’artigianalità, dalla tradizione e dallo spessore culturale che li rende unici. L’attenzione alla qualità e al valore intrinseco di quello che si acquista è cresciuta in Cina, e questo favorisce noi italiani».

Per questi motivi, secondo l’industriale si devono mantenere più che mai salde le relazioni a livello istituzionale.

«Italia e Cina sono due Paesi che vantano culture millenarie e una lunga storia di scambi commerciali e culturali, un rapporto solido e allo stesso tempo complesso, caratterizzato da tante opportunità, ma anche molte sfide. Negli ultimi 50 anni, la partnership si è consolidata, sono aumentate le collaborazioni su molti fronti. Per l’Italia, la Cina rappresenta uno strategico serbatoio di crescita economica e di sviluppo, ma non solo. Può diventare un ponte verso il Sud Est destinato a diventare uno dei più grandi mercati del mondo».

Carattere

Secondo i più recenti dati l’interscambio da gennaio 2020 a settembre 2023 è stato di 225 miliardi di euro, di cui esportazioni dalla Cina verso l’Italia pari a 165 miliardi di euro e di nostro export verso la Cina pari a 60 miliardi. Nei primi nove mesi del 2023, l’interscambio commerciale tra Italia e Cina, secondo i dati Istat, ha registrato una diminuzione dell’11% su base annua. Questo trend è caratterizzato da un marcato calo delle esportazioni dalla Cina verso l’Italia (-21% annuo, equivalenti a 36 miliardi) e da un incremento delle nostre esportazioni verso la Cina (+25% annuo, pari a 15 miliardi). Nonostante la bilancia commerciale rimanga nettamente a favore della Cina, si è osservata una riduzione annuale del nostro deficit commerciale di circa 12 miliardi di euro. «Fare previsioni per il futuro è difficile- conclude Boselli - soprattutto se le imposizioni doganali europee si tradurranno in minor consumi».

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