Ateneo incubatore di imprese: «È importante mescolare le competenze»

Faber Intervista a Guido Di Fraia, prorettore all’Innovazione dello Iulm: «Il nostro AI Lab è diventato una sorta di incubatore di progetti degli studenti»

Dalle startup di AI Lab, spin off sull’intelligenza artificiale che ha come socio unico l’Università Iulm, nascono nuove attività d’impresa spesso affiancate dal supporto di colossi dell’Hi-Tech.

L’ateneo milanese ha attivato anche un corso di laurea magistrale in “Intelligenza artificiale, impresa e società”, l’unico nel suo genere in quella che, come la Iulm, è un’università non Stem, quindi di fatto a valenza umanistica. Ciò vale anche per AI Lab, in un modello costruito per intrecciarsi con le altre facoltà dell’ateneo, orientate sulla comunicazione, turismo, arti e lingue.

AI Lab è una struttura accademica di ricerca, consulenza e formazione, con attività di laboratorio che spaziano dal generare corsi di formazione fino a consulenze aziendali soprattutto per la progettazione di soluzioni legate alle tecnologie innovative, in particolare all’intelligenza artificiale, ma non solo. Ma AI Lab è soprattutto un crocevia di interessi e bisogni in virtù di un modello aperto in cui sono attivate diverse partnership con varie realtà d’impresa, dalla startup italiana alla multinazionale che offrono soluzioni di intelligenza artificiale ad alto livello.

«Così AI Lab è diventato una sorta di incubatore informale di progetti innovativi legati prevalentemente ai ragazzi», afferma Guido di Fraia, prorettore all’Innovazione e all’Intelligenza Artificiale dell’Università Iulm e fondatore e presidente di AI Lab.

Professore, in che modo AI Lab sviluppa nuova imprenditorialità giovanile?

Si è attivato un meccanismo virtuoso dato da AI Lab e dal corso di laurea magistrale sull’intelligenza artificiale. Il motivo per cui abbiamo avviato il corso sta nel fatto che le tecnologie, soprattutto quelle legate all’intelligenza artificiale, sono generaliste, si applicano a qualsiasi ambito di attività umana e sarà sempre più così nei prossimi anni. La convinzione da cui siamo partiti, prima che arrivassero le tecnologie generative, quindi prima che ciò fosse facilmente comprensibile anche al grande pubblico, sta nel fatto che queste tecnologie stanno diventando talmente semplici da utilizzare che si applicano al meglio se si hanno competenze di dominio.

Cosa significa?

Intendo dire che oggi non serve il data scientist per operare con l’intelligenza artificiale, un data scientist che magari sa tutto di algoritmi ma non conosce i bisogni dei soggetti, dell’azienda o del caso in cui andranno applicati. Molto meglio avere competenze di dominio, ad esempio essere un laureato in marketing e comunicazione e possedere competenze tecnologiche sufficienti per utilizzare al meglio gli algoritmi costruiti da altri. Quindi il sapere umanistico diventa prevalente su quello tecnologico. Questa è la nostra scommessa messa in atto con un laboratorio in un’università no Stem ma anche in un corso di laurea.

Quindi accade che formazione in aula e AI Lab siano correlati?

Senza dubbio tutto ciò fa sì che abbiamo ragazzi, gruppi che hanno sviluppato in aula progetti per fare esercitazioni e workshop, progetti talmente interessanti che sono stati trasferiti nel laboratorio per capire se possono diventare attività imprenditoriali e startup. Questo ci sembra essere un modello estremamente virtuoso che ha, da un lato, la formazione universitaria di alto livello, e dall’altro un laboratorio che può scaricare a terra e incubare i gruppi di lavoro costituiti da ragazzi che possono offrire al mercato le loro soluzioni. Non ultimo: abbiamo contatti e relazioni con venture capital evidentemente molto interessati a capire sia ciò che esce dalle nostre aule sia il modello virtuoso aula-laboratorio.

Quante sono le startup e su quali contenuti stanno lavorando?

Sono attivate quattro startup. Una è legata al mondo dell’agroalimentare, per piattaforme innovative destinate soprattutto alle pmi del settore; una opera sulla gestione del rischio sanitario; un’altra si occupa di applicazione di IA nella didattica per la generazione di tutor digitali per gli studenti: ciò che i ragazzi avrebbero potuto fare, ad esempio, inviando una mail a un docente per ottenere informazioni o spiegazioni ora si può fare attraverso il tutor digitale addestrato su specifici contenuti verificati dagli stessi docenti. La quarta startup è legata alla gestione di database interrogabili attraverso il linguaggio.

Dal suo osservatorio, in che misura i ragazzi traggono beneficio dalla contaminazione con le imprese?

I ragazzi ne traggono moltissimo beneficio. Una particolarità della nostra università è l’essere caratterizzata da un corpo docente costituito in buona parte da professionisti provenienti dal mondo delle imprese. Tale incontro col mondo delle imprese per i ragazzi avviene fin dal primo anno.

Ad esempio?

Ad esempio, il laboratorio sull’intelligenza artificiale della laurea magistrale è tenuto dal vicepresidente di Ntt Data Italia, Pietro Scarpino, che sotto di sé ha 200 persone che lavorano alla ricerca di soluzioni tecnologiche legate all’IA. Con Ntt Data Italia (che è parte della multinazionale giapponese leader nel settore dell’information technology, nda) abbiamo un accordo di partnership universitaria. L’azienda è il centro di innovazione global di Ntt Data, riceve finanziamenti immensi dal Giappone proprio per il forte interesse a sviluppare processi innovativi. In sostanza all’interno di AI Lab i ragazzi non vedono contributi accademici, che rispetto all’innovazione tecnologica sono sempre un po’ indietro, ma lavorano con i professionisti che per necessità devono essere molto aggiornati anche perché spesso, come nel caso di Ntt, sono loro stessi generatori di cambiamento.

AI Lab ha diverse aree di attività che si incrociano?

Essendo generaliste, le tecnologie sono trasversali. Ad esempio, quella che può servire per realizzare un quadro di arti visuali che abbiamo in laboratorio può servire per fare un post in un social media. C’è una contaminazione inevitabile data dall’AI e anche da parte di tutto il digitale, che fa cadere barriere e silos organizzativi.

Come incoraggiare i ragazzi ad avviarsi sulla strada della creazione di nuova impresa?

La base sta nel fornire agevolazioni di ogni tipo per favorire nuove imprese giovanili e femminili innovative, con attenzione di carattere normativo e di offerta di possibilità anche attraverso sgravi fiscali. In questo ci sono strumenti attivi, il Pnrr sta aiutando anche se forse non abbastanza. Strumenti che servono a dare voce per permettere di mettere a terra la grande creatività che i ragazzi possono avere, dal momento che ci rendiamo conto che dando a loro gli strumenti concettuali e tecnologici per esprimere la loro creatività i risultati arrivano anche in breve tempo.

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