Modello Its Meccatronica: il 95% degli studenti assunto dopo il diploma

Il percorso Primo bilancio del progetto avviato a Como due anni fa: «La sinergia scuole-aziende funziona, ora vanno convinti i ragazzi»

«Non possiamo negare che l’esperienza dell’Its stia diventando sempre più nota; c’è un impegno forte da parte della politica e di chi ha la responsabilità del futuro socioeconomico del nostro Paese per dare valore a un percorso che dà risultati oggettivi». Parole di Raffaele Crippa, direttore della Fondazione Its Lombardia Meccatronica, fondazione presente con i propri corsi di alta formazione professionalizzante in sette province lombarde, fra cui Lecco e Como, dove nel 2022 nella scuola polo Magistri Cumacini è partito il primo Its di Meccatronica Industriale.

La valutazione

«Nel monitoraggio annuale di Indire, quest’anno abbiamo superato tutti i parametri in particolare per quanto riguarda l’inserimento lavorativo; entro un anno l’87% dei diplomati Its acquisisce una posizione lavorativa. È una percentuale altissima ed è un valore medio che va da Udine a Reggio Calabria. Vuol dire - chiarisce Crippa - che ci sono regioni, e la Lombardia è la prima fra queste, dove si supera ampiamente il 90% con, nello specifico Its Lombardia Meccatronica che supera la quota del 95% con corsi che arrivano al 100%».

È consapevolezza da parte dei decisori e del mondo imprenditoriale che l’Istituto Tecnologico Superiore sia lo strumento giusto; non ne abbiamo altri in questo momento e non avrebbe senso imbarcarsi con strumenti alternativi.

«Valore aggiunto è la rete - continua Crippa - scuola e mondo delle imprese lavorano in sinergia; è anacronistico dire che il tessuto imprenditoriale e le istituzioni formative viaggino su binari diversi. Ne abbiamo una dimostrazione nell’Its che ha fatto da trascinatore e da volano anche sui livelli formativi precedenti. Ormai tutti lavorano in stretto contatto. Chi occorre portare a bordo sono invece le famiglie, genitori e figli; in questo momento la rete ha bisogno di questo terzo tassello».

La qualità è stata dimostrata, ora è necessario puntare sulla quantità, alzare l’asticella sul numero dei ragazzi coinvolti nei percorsi di alta formazione tecnica. «Il tema non è più il mismatch di competenze, perché lo stiamo abbattendo, ma il mismatch generazionale - dice sempre Crippa - c’è un rapporto di 1 a 4 fra domanda e offerta per ragioni esterne al mondo dell’Its e legate alla natalità e a fattori che sono specchio della nostra società. Quei pochi giovani che abbiamo non devono andare dispersi; vanno superati concetti come neet e drop-out; per far questo occorre però fare un’operazione di natura culturale. In Paesi come Francia e Germania non c’è più un’opposizione rispetto al valore di alcuni titoli o percorsi di studi. Dobbiamo pensare che la filiera del Made in Italy è una dorsale che attraversa tutto lo stivale. Lo stesso vale in termini di filiera formativa, strumento essenziale per preparare le risorse umane».

La mission

La mission è superare il pregiudizio, duro a morire, nei confronti della formazione tecnica e professionale quasi che in una immaginaria graduatoria nella preparazione degli studenti al livello più basso ci siano gli Iefp, poi un po’ meglio l’istruzione professionale di stato, quindi il tecnico, il liceo, seguiti dall’Its e al vertice l’università.

«Como, come altre province che hanno dimensioni contenute, deve valorizzare le esperienze che funzionano nel proprio territorio come quella nata due anni fa presso l’Istituto Magistri Cumacini - continua il direttore della Fondazione - non sono costretto ad aspettare la fine della seconda annualità e l’esame di stato per dire che va tutto bene; il feedback delle aziende che coprogettano con noi l’offerta formativa e incontrano i nostri ragazzi in aula o nei tirocini è molto positivo. L’apprendistato sta diventando uno strumento accettato favorevolmente dagli imprenditori anche perché sono gli stessi Its che si occupano della parte burocratica».

È un modo diverso di inserire i giovani a regime all’interno di un’organizzazione del lavoro complessa.

Nel passato, di norma, si parlava di “assunzioni di continuità” con uno studente che si diplomava o laureava e la realtà aziendale specifica che si faceva carico di formarlo secondo le proprie esigenze con un grande dispendio di energie.

«Oggi le aziende non hanno il tempo e forse nemmeno più le competenze interne per occuparsi al 100% della formazione - conclude Crippa - l’Its dà la possibilità di mettere a fattor comune l’esperienza di un’impresa con quella delle altre e forma lo zoccolo duro dal punto di vista professionale; poi ciascuno lo customizza secondo le necessità della propria realtà».

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