L’autostop è smart. Comuni cercansi per sperimentare la app “Moversi”

La sfida Creato nel 2021 e differente dal car pooling il progetto punta a coinvolgere le realtà locali. In strada si danno passaggi: «L’auto come minibus»

Ha bisogno di due cose Claudio Leonardi, Ceo di Moversi: persone che vogliano entrare a far parte della community che sta creando e Comuni italiani disposti a promuovere il suo progetto, per ridurre il traffico sulle strade e le emissioni di anidride carbonica.

Già, perché l’idea dietro alla app Moversi è creare un nuovo tipo di carpooling sostenibile a livello ambientale e anche sociale, un tipo di servizio ancora assente in Italia.

Meno auto nel traffico

«Moversi nasce nel 2021, già molto diversa da quello che è sul mercato, cioè tutto il mondo del carpooling - spiega Leonardi. - Le applicazioni che già esistono sono ideali per spostamenti di media e lunga distanza, occasionali e programmati in anticipo. Si tratta di risorse utili, ma che non hanno un impatto sulla mobilità di massa delle persone, sui loro spostamenti quotidiani». Moversi nasce allora per affrontare il problema da una prospettiva diversa.

Secondo Leonardi, non è possibile limitarsi ad escludere l’uso dell’auto, perché moltissime persone non vogliono o non possono muoversi solo con i mezzi. «Sicuramente è giusto sviluppare il trasporto pubblico sia urbano sia extraurbano - precisa Leonardi. - Ma è anche importante che in città arrivino meno macchine. La sfida è ottimizzare un flusso che comunque esiste e continuerà a esistere a lungo e poi, una volta che i lavoratori o i turisti sono entrati in città, farli proseguire con i mezzi». Gli sviluppatori di Moversi sono partiti da una constatazione semplice, ossia il fatto che oggi l’auto venga intesa come un mezzo di trasporto strettamente personale: «Se ci spostiamo alle ore di punta - fa notare Leonardi - vediamo tantissimi guidatori soli. Insomma, siamo abituati a usare le auto come motorini, eppure possono diventare dei minibus».

Contatto con auto in movimento

L’intuizione è quella di dare una nuova veste - digitale e interattiva - al vecchio autostop e diminuire le auto in circolazione riempiendole di passeggeri. «In questo scenario - continua Leonardi - il singolo automobilista non deve cambiare in modo pesante le proprie abitudini e la corsa non va prenotata giorni prima. Semplicemente, quando si trova in strada, chi guida si predispone a dare passaggi ad altre persone. Il pedone, invece, esce di casa sapendo che potrà fare un tratto in auto, se ne avrà bisogno, semplicemente controllando le macchine iscritte a Moversi che sono in movimento nei paraggi».

Un’altra esigenza a cui Moversi prova a rispondere è quella dei problemi generati dalle app dedicate unicamente al percorso casa-lavoro. Organizzare i passaggi in questo modo, infatti, spinge le persone a prendersi un impegno, generando poi disagi nel caso un collega debba uscire prima o fermarsi un po’ di più. Invece, Moversi può essere usata come una sorta di taxi disponibile al momento, anche se le persone possono comunque mettersi d’accordo in anticipo tramite una chat.

Anche modalità “Women”

«Credo che la forza dietro a Moversi stia anche nel suo impatto sociale - prosegue Leonardi - Grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, gli utenti potranno conoscere persone che vivono vicino a loro e che magari fanno lo stesso percorso ogni giorno, sempre in piena sicurezza». Per mettere ognuno a proprio agio, Moversi prevederà anche tre modalità: quella più aperta, chiamata Community; Women, dedicata unicamente alle donne; e infine Tribù, un gruppo di amici selezionato dall’utente.

Il costo per l’utilizzatore sarà di circa 20 euro all’anno, e ad ogni “passaggio” i guidatori riceveranno dei rimborsi parziali per la benzina utilizzata. Al momento sono aperte le preiscrizioni: pagando una cifra simbolica, tutti possono contribuire alla nascita della app, guadagnando poi il diritto di utilizzarla in forma gratuita.

In più, Leonardi sta cercando appoggio: «La città o Regione che offrirà le condizioni migliori sarà scelta come area pilota. Vogliamo anche stringere rapporti con tutte le amministrazioni comunali interessate, chiedendo loro di far conoscere il progetto ai cittadini, per sperimentare insieme».

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