«L’Estetica dà prospettive. Il sogno è aprire un salone»

Area professionale Il 15% delle allieve del Cfp punta all’attività autonoma La direttrice Colombo: «Più iscrizioni al quarto anno, stage e case history»

Un mondo in costante evoluzione, che richiede non solo competenze tecniche e di settore, ma anche conoscenze gestionali per organizzare al meglio la propria attività. Sono tante le ragazze che terminano il percorso di studi in estetica e acconciatura e, dopo qualche anno d’esperienza, decidono di diventare imprenditrici e costruirsi così un futuro, pur con tutte le sfide che questo comporta.

Sacrifici ce ne sono, soprattutto se si decide di avere dei figli, ma le soddisfazioni che poi arrivano sono tante, quando il proprio sogno si realizza. La scuola gioca in questo un ruolo fondamentale, sia nella preparazione tecnica che imprenditoriale, come evidenzia la direttrice del Cfp di Como Antonella Colombo.

Qual è il percorso per aprire una propria attività?

Le ragazze generalmente non si fermano al terzo anno ma si diplomano al quarto, per avere anche l’abilitazione di estetica e acconciatura, indispensabile per condurre un’attività in proprio. Senza l’abilitazione che si ottiene in quarta insieme al diploma di tecnico, non è possibile aprire il proprio negozio. Ecco perché molte ragazze continuano. Si tratta di professioni normate da una legge specifica.

Quali difficoltà incontra una ragazza che desidera prendere questa strada?

Innanzitutto, servono competenze non solo tecniche e professionali, ma anche gestionali. Nel quarto anno facciamo anche economia, gestione e marketing per consentire agli studenti di avere punti di riferimento fermi e far capire loro come un’attività deve essere gestita. Essendo ragazze che poi si sposano e hanno figli, l’imprenditoria femminile si scontra con quelle carenze su come gestire i figli. Alcune ragazze ce la fanno con l’aiuto dei genitori, ma spesso c’è un turnover quando diventano madri.

Sono tante le cose da sapere, tutti possono farcela?

Generalmente sono ragazze che hanno un qualcosa in più, l’intelligenza di cogliere spunti per poi applicarli alla propria attività. All’esame di quarta facciamo portare il case history dell’azienda dove fanno lo stage, per capire quali elementi vanno tenuti presenti: dal magazzino al rapporto con i fornitori, la clientela, la scelta del brand sia per estetica che acconciatura, bisogna essere attenti a 360 gradi a tutti gli aspetti. Chi ha aperto negli ultimi anni, sono ragazze che poi sono rimaste sul mercato.

Prima però serve fare un po’ di esperienza, corretto?

Ci vogliono almeno cinque anni per cogliere le occasioni che si creano sul mercato. Le più fortunate hanno l’aiuto dei genitori che riescono a supportarle per l’apertura dell’attività. Il settore è sicuramente di imprenditoria femminile, raramente c’è la presenza di un imprenditore maschio, anche se noi abbiamo casi di ragazzi che poi si sono specializzati nel negozio di barber, specializzazione che viene fatta in un secondo momento.

Quante ragazze prendono questa strada?

Su classi di 25 persone, dire che un 15% manifesta questa volontà. Ci sono anche ragazze che vanno all’estero. Ci vuole coraggio: è vero che l’estetica ha avuto un grosso sviluppo in termini di fatturato, ma è un settore complesso con l’utilizzo di macchinari, non è semplice avviare un’attività di questo genere.

Quali consigli date durante il corso di studi?

Noi diciamo che l’abilitazione è un punto di partenza. Nelle esperienze lavorative consigliamo di avere un occhio attento all’organizzazione del negozio dove lavorano e cogliere sia gli aspetti negativi che positivi che poi si possono trasferire alla propria attività. Certo non consigliamo di aprire subito. L’altra parte su cui insistiamo è che servono buone competenze pratiche ma anche di gestione del personale, del magazzino e delle aziende fornitrici, le banche. Alla fine del terzo anno o metà del quarto, le ragazze pensano che sia fondamentale avere le conoscenze tecniche, invece noi cerchiamo anche di trasferire loro le competenze gestionali.

Puoi essere la migliore estetista e parrucchiera, ma devi sapere cosa significa fatturato, cosa va a influire, cosa vuol dire vendere prodotti all’interno del negozio, cosa vuol dire avere stagisti in sede, è fondamentale. Se la parte gestionale e amministrativa è carente, diventa un peccato perché non riesci a rimanere sul mercato.

Bisogna essere portati, quindi.

Oltre che trovare lavoro, devono essere loro stessi a creare lavoro. Poi c’è chi risponde in maniera adeguata e ragazzi che invece sono ottimi esecutori, ma senza il piglio che porti capacità, creatività e investire energie personali. Alcuni si vedono che saranno ottime dipendenti, altre invece con un interesse imprenditoriale.

Quanto pesano i sacrifici che l’attività imprenditoriale richiede?

Dopo il Covid ci siamo posti il problema in alcuni settori della carenza a propensioni a questi tipi di attività, disegnate come un sacrificio importante. Noi però abbiamo esempi di imprenditori che hanno introdotto la turnazione, elemento importante che permette di trasformare un lavoro pesante, aumentando il numero dei dipendenti (che non significa per forza aumentare il costo del personale) dando la possibilità di stare a casa più tempo, si parla però di realtà medio grandi.

Chiaro che, per estetica e acconciatura, all’inizio sono sole - conclude la direttrice del Cfp di Como Antonella Colombo-. Anche le associazioni di categoria dovrebbero essere più attente, non è semplice, noi collaboriamo con loro. Forse servirebbe qualche fondo o finanziamento per i giovani.

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