Lo stage anticipa il lavoro, ma va progettato bene

L’intervista Massimo De Giuseppe, preside della facoltà di Arti, Moda e Turismo dell’Università Iulm di Milano: «Il punto di partenza è la selezione rigorosa delle aziende che ospitano gli studenti»

Il nostro sistema degli stage funziona perché lo costruiamo insieme alle imprese. E molto spesso gli stage si rivelano un ottimo mezzo per future assunzioni in azienda». Lo afferma Massimo De Giuseppe, professore dell’Università Iulm delegato del rettore all’Inclusione e disabilità e al counseling psicologico oltre che, col nuovo anno accademico, nuovo preside della Facoltà di Arti, Moda e Turismo.

A gestire gli stage all’interno di una realtà come Iulm è l’Ufficio Career Service e Rapporti con le imprese. L’università promuove stage in Italia e all’estero all’interno di un network che oggi conta più di 11 mila imprese. Nello specifico, nell’arco dello scorso anno, sono stati 1.500 i tirocini attivati dall’università, 4.521 nell’ultimo triennio. Tra il 2021 e il 2023 sono state complessivamente 976 le proposte di assunzione al termine del periodo di stage. In sostanza, di frequente, lo stage è una vera e proprio anticamera del lavoro.

In generale il tasso di occupazione per i laureati magistrali Iulm, a un anno dalla laurea, è pari all’81,5% (rispetto al 72,6% della media nazionale secondo i dati di AlmaLaurea), con un trend in crescita negli anni che passa dal 76,2% del 2021, al 79,2% del 2022, all’81,5% del 2023. Dato che sale al 91,7% se si considera un orizzonte temporale di 5 anni dal conseguimento del titolo di studio.

Professore, qual è il criterio di fondo da seguire per collocare con successo dei ragazzi in stage?

In università abbiamo regole generali sulla concezione degli stage. Ciò che funziona molto bene da noi sta nella possibilità di ritagliare gli stage con le giuste caratteristiche per gli studenti, in relazione alla specializzazione di ciascuna delle nostre facoltà. È un’attività che viene svolta dal Career Service, che ha un ufficio stage per seguire sia gli stage locali della Lombardia sia gli stage nazionali e internazionali. Il criterio che vale per tutti è l’inserimento in stage al secondo e terzo anno della laurea triennale, in forme di stage che hanno durata minima di un mese, ma generalmente durano due mesi e in diversi casi possono essere anche più lunghi. L’assegnazione avviene attraverso uno stretto rapporto Rapporto fra il Career Service, le segreterie di facoltà e ovviamente i docenti in modo da assegnare gli stage in modo molto razionale.

Alle aziende cosa chiedete di assicurare?

C’è una selezione attenta delle aziende partner, sia come ufficio stage sia attraverso due uffici ad hoc che con tagli diversi seguono i rapporti con le imprese. Il punto di partenza è dunque la selezione rigorosa delle aziende in cui entreranno i ragazzi in stage. A questa prima fase segue poi un incontro con l’azienda per stabilire dei criteri e un monitoraggio dei ragazzi, in entrata e in uscita dallo stage. Anche i report di soddisfazione degli studenti sono molto positivi, teniamo un monitoraggio anche su quello. Il tutto viene comparato con Alma Laurea. In definitiva esce un livello di soddisfazione molto alto a livello nazionale.

Come vengono assegnati gli stage per il turismo?

Nell’ambito del turismo abbiamo una laurea triennale sul turismo e una laurea magistrale in Hospitality and tourism management. Per la magistrale tutti gli studenti del secondo anno sono obbligati a uno stage piuttosto prolungato. In quel caso esiste anche un dual degree con la University of Central Florida, ma ci sono anche altre possibilità in accordo con università europee. Oppure c’è sempre la possibilità di fare uno stage curricolare classico, attraverso nostri accordi con grandi Gruppi oppure anche con pmi.

Quali riscontri si hanno sul funzionamento del rapporto fra imprese e studenti?

Dai report risulta che l’incontro fra imprese e studenti funziona correttamente: si cercano aziende interessate a valorizzare i giovani e adatte a seguirli e stimolarli nel loro percorso più adatto e naturale. Ogni primavera vengono rappresentati i report delle imprese sulla soddisfazione relativa agli stage e sono da sempre molto positivi. Conosco in particolare la situazione degli stage nella Facoltà di Arti e Turismo, ma risulta che anche nelle altre facoltà il riscontro sia significativo. Per le Arti i rapporti sono quelli con musei pubblici e privati, case d’asta, fondazioni.

Che possibilità si creano invece per gli stage nella moda?

Per la moda, è attivo il nostro corso triennale in Design e Discipline della moda. I primi esperimenti di stage stanno andando molto bene. Da quest’anno c’è anche la nuova laurea magistrale in Fashion Communication and Luxury Strategies, con l’idea di creare un taglio innovativo che unisca comunicazione e sistema della moda. Il corso è già avviato ed è stato costruito insieme alle aziende del settore. I primi dati delle iscrizioni sono molto positivi. Stiamo anche pensando a una magistrale in comunicazione dell’heritage, un corso per gli studenti interessati al settore turistico che non sia legato solo all’hospitality o al mondo delle case d’asta, bensì al sistema museale e alla sua narrazione.

Come sono gli inserimenti in stage sulle lingue straniere?

Le lingue straniere rappresentano un tema piuttosto delicato, dal momento che un po’ soffrono, soprattutto nel sistema della piccola impresa che tende a non avere più il traduttore come accadeva in passato. Per sopperire ai bisogni della gestione quotidiana le pmi utilizzano l’intelligenza artificiale o altro. Quindi sulle lingue l’idea è quella di alzare il livello di specializzazione. In proposito organizziamo anche stage sono stage curriculari ad esempio con società che fanno sottotitoli per film, integrato in percorsi ad hoc per gli stage.

Abbiamo molti rapporti con le case di produzione cinematografica e proprio per il cinema abbiamo creato un progetto Movie Lab che permette a Iulm di produrre direttamente dei film in cui iniziano a lavorare studenti che diverranno professionisti. Ne ho esperienza diretta perché alcuni anni fa abbiamo fatto un progetto sul cacao in collaborazione con università messicane, poi diventato un grande progetto che ha coinvolto l’Istituto Latino Americano, con uno staff di studenti Iulm diventati tutti professionisti: quest’anno hanno fatto stage con l’Ila, due di loro hanno prodotto due corti per la cooperazione italiana.

Come vengono organizzati gli stage dei master?

Si lavora molto sugli stage anche nei master: il nostro sistema master è appena stato ristrutturato. Abbiamo i master universitari, che dipendono direttamente dalle Facoltà; i master executive sono invece orientati a chi vuole formarsi su determinati temi. Abbiamo inoltre i master specialistici: le ultime due tipologie dipendono dalla scuola di comunicazione. Nei master c’è un lavoro di stage estremamente interessante. Insegno nel master Micri-Comunicazione per le relazioni internazionali, dove tutti gli studenti hanno un minimo di quattro mesi di stage in ambasciate e organizzazioni internazionali, quasi tutti questi studenti hanno poi un alto tasso di inserimento al lavoro. Ora stiamo progettando un master con l’Agenzia italiana per la Cooperazione , con una serie di Ong, e anche questa sarà un’occasione di inserimento in stage di sicuro livello.

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