Maurizio Riva sul mondo del legno-arredo: «Non sa più attrarre i giovani»

Capitale umano L’imprenditore canturino si rivolge a FederlegnoArredo e al Salone del Mobile: «Va suscitata la passione dei ragazzi, raccontiamogli la bellezza del mestiere»

«Fate come Marva Griffin con il SaloneSatellite, suscitate la passione dei giovani, fategli vedere la bellezza del nostro mestiere, valorizzateli, parlate con loro. Quel modello di coinvolgimento che è il SaloneSatellite per i designer di tutto il mondo deve essere esteso ai ragazzi delle scuole professionali, dei nostri Cfp, a tutta la filiera dei mestieri del legno. Bisogna fa nascere curiosità e interesse nei giovani a partire da Cantù, dalla Brianza e poi anche dal resto del mondo – ha detto Maurizio Riva, indicando responsabilità precise per una mancanza di attenzione verso i temi dell’orientamento al lavoro – finora quest’opera di coinvolgimento e ingaggio sulle nuove leve non è stata fatta. Federlegno non ha agito per tempo per sostenere l’attrattività del settore legno-arredo per i giovani e il Salone del Mobile di Milano si chiude ai giovanissimi e alle famiglie facendo pagare un salato biglietto di ingresso. Lascia invece grande spazio a un pubblico di architetti e designer, ma non saranno loro, in futuro, a realizzare davvero, in concreto, gli arredi che tanto ammirano» così Maurizio Riva, di Riva 1920, eccellenza canturina per la realizzazione di arredi in legno massello, ridisegna i termini della questione della mancanza di manodopera.

La premessa non è da dove è possibile reperire nuove persone, se valorizzando maggiormente i talenti dei nostri giovani o se intercettarli dall’estero, quanto creare il desiderio del lavoro, incuriosire, appassionare e quindi poi formare in prima battuta i tanti ragazzi comaschi e italiani che si perdono in percorsi inconcludenti, con frustrazione loro, delle loro famiglie, mentre le aziende perdono pezzi importanti di raffinate competenze che non vengono tramandate.

Quanto alla possibilità di assumere dall’estero quella manodopera che in Italia manca: sì, certo, anche. È ritenuta una ipotesi possibile, ma per tutti i giovani, qualunque sia la loro provenienza, la priorità è far venire la voglia di lavorare con interesse e coinvolgimento, premessa necessaria e indispensabile, a prescindere dalla nazionalità delle persone e dai progetti che vengono calati dall’alto in scuole lontane. Si dà per scontato, infatti, che la formazione più compiuta avvenga poi nelle aziende della Brianza.

Serve quindi raccontare ai ragazzi la bellezza dei “nostri” mestieri, perché non è vero, sostiene Maurizio Riva, che non ci siano abbastanza giovani. Sono ancora tante le persone confuse, smarrite, che proseguono stancamente percorsi scolastici inconcludenti che conducono a nicchie di mercato evanescenti. Intanto ci sono professioni storiche, locali, che rischiano di non avere continuità.

«Non si tratta di rinunciare ai loro sogni ma del contrario: farli sognare davvero per quello che di bello c’è, qui, sotto i nostri occhi – prosegue Maurizio Riva – per questo ho portato tanti ragazzi dei cinque Cfp del territorio all’ultimo Salone del mobile e per questo è preziosa la fiera Fornitore Offresi Arredo a Lariofiere, dove i ragazzi hanno potuto toccare i materiali e i componenti. Serve un’opera di racconto e coinvolgimento che sia costante, meticolosa, responsabile, pianificata, voluta con forza. Abbiamo perso tanto tempo mentre l’emergenza era già evidente».

L’esempio da seguire è quello che è stato fatto con il settore food, reso molto affascinante e attrattivo per i giovani da eventi come L’Expo a Milano e da tante personalità come, per esempio, Gualtiero Marchesi. Un lavoro incisivo, durato anni, che ha portato a un aumento di interesse e sono stati molti gli iscritti alle scuole per chef. Si tratta di un modello complesso di interventi da estendere ad altri settori tradizionali e storici che hanno bisogno di essere raccontati in modo efficace alle nuove generazioni.

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