Meno tasse sul lavoro nel settore turistico
«È la strada giusta»

Il dibattito La misura contenuta nella legge di bilancio è accolta con fiducia dalle imprese, meno dal sindacato. Cavalli (Cgil): «Iniziativa positiva, ma non basterà»

Detassato il lavoro notturno e festivo per i dipendenti delle strutture turistico-alberghiere e riduzione delle imposte dal 10 al 5% sui premi di risultato: questo nel disegno di legge di Bilancio 2024 dove viene dedicato ampio spazio alle misure per la riduzione del cuneo fiscale. Un’attenzione particolare è rivolta proprio al lavoro nel turismo, comparto che soffre di una cronica mancanza di personale.

«Bene, certo, anche la detassazione sui premi di risultati è un conferma opportuna, ma non basta. Il nodo cruciale del problema degli addetti nel settore turismo è di tipo organizzativo – intervenire Fabrizio Cavalli per Filcams Cgil Como – sono i tempi del lavoro, i turni che rendono difficile conciliare questo tipo di occupazione con la vita personale. Va immaginato un modo diverso di lavorare nel settore anche e soprattutto nei nostri territori dove l’incremento dei flussi di incoming si traduce, in mancanza di interventi adeguati, in una sempre maggiore pressione sui lavoratori che terminano la stagione in affanno, mentre si parla di prolungarla ancora».

Il lago e non solo si sta avviando con decisione verso due direzioni: un’estensione delle aperture fino a raggiungere i 12 mesi e un livello di strutture ricettive di fascia alta e lusso.

«Questo significa che anche per il lavoro il Lario sarà sempre più attrattivo per professionalità di ottimo livello, formate e con aspettative non solo di buon riconoscimento economico ma anche di strutture di contesto di chi qui vive e lavora – aggiunge Cavalli – serve un welfare che accolga gli operatori. Per le stesse ragioni servirà incrementare la formazione nei nostri territori e introdurre un cambiamento organizzativo profondo nelle nostre strutture ricettive e nella ristorazione».

Gli interventi economici, soprattutto se modesti come il passaggio da un’imposizione fiscale dal 10 al 5%, non sarebbero quindi risolutivi anche se certamente ben accetti.

«La direzione è quella giusta, ma serve uno sforzo ulteriore per alzare la possibilità dei buoni in denaro a 2 o 3mila euro all’anno, sempre alleggeriti dalla pressione fiscale – osserva Luca Leoni per gli albergatori comaschi – l’attuale abbassamento percentuale del cuneo fiscale va a favore dei lavoratori che si ritrovano una somma maggiore in busta paga ed è un intervento ottimo. Al momento abbiamo anche la possibilità di riconoscere un premio fino a duemila euro per chi ha figli a carico ed è impegnato nel lavoro festivo o notturno, ma sarebbe più efficace se invece dei buoni spesa o per compensare le bollette si potesse riconoscere direttamente la cifra in denaro».

Il premio

Gli incentivi che sono stati detassati, infatti, sono riconosciuti tramite buoni spesa per diverse necessità e questo costituisce un limite, soprattutto dove la vicinanza con la Svizzera rende i nostri salari netti ancora poco competitivi, nonostante gli interventi che hanno reso meno appetibile andare a lavorare oltre frontiera.

«Questo viene incontro a chi opera nel settore perché riduce il divario che comunque per noi, a ridosso della frontiera, resta importante. Certo, nell’ottica di una maggiore concorrenza rispetto alle aziende svizzere, questa strada potrebbe essere una soluzione: bonus più generosi in busta paga non erosi dalle tasse. Mentre quest’anno, per esempio, il massimale era di 456 euro – spiega Luca Leoni – mentre se questo bonus fosse esteso fino a circa tremila euro si potrebbe cambiare il rapporto contrattuale nei confronti dei dipendenti con la certezza, da parte delle aziende, dei costi reali di premi e incentivi».

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