Miele, un anno nero. Anche sul Lario produzione in forte calo

Il bilancio Gli effetti del cambiamento climatico hanno compromesso in particolare acacia e millefiori. «Le api soffrono, non c’è più il loro habitat naturale»

Annata difficile per il miele lariano, l’alternarsi di maltempo e siccità, hanno causato problemi alle fioriture, le api hanno sofferto e la produzione per alcune tipologie è scesa del 90%.

«Le due province di Como e Lecco sono parte di un più ampio comprensorio, quello lombardo, dove il miele si produce dalla montagna alla pianura. Vorrei dire, anzi, che il nostro territorio lariano ne condensa l’essenza e, purtroppo, ne condivide le problematiche, in modo altrettanto accentuato» evidenzia Sara Ranghetti apicoltrice Coldiretti e presidente dell’Associazione AgriMercato di Campagna Amica per le province di Como e Lecco.

Le piogge

Il clima ha inciso parecchio, soprattutto le piogge che hanno caratterizzato la scorsa primavera, compromettendo in grande misura le produzioni di acacia e millefiori, tra le più importanti del territorio, e il tarassaco: «In particolare, tra marzo e aprile di quest’anno le precipitazioni sono state maggiori del 182% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con esiti pesantissimi per l’avvio della stagione – prosegue Ranghetti - Una situazione che da una parte ha ridotto le fioriture e dall’altra ha rallentato il lavoro delle api, con gli apicoltori costretti in molti casi a intervenire con alimentazioni di soccorso per cercare di evitare episodi di moria negli alveari».

Il risultato è una forte contrazione delle prime produzioni primaverili, con cali importanti per millefiori, tarassaco e acacia, con punte negative che in alcuni casi per l’acacia arrivano fino all’80-90% in meno: «Stagione non positiva anche per il miele di castagno la cui produzione, nelle nostre province, quest’anno è inferiore del 50% - conclude Ranghetti - Va da sé che la perdita di prodotto e la necessità di alimentare artificialmente le api hanno comportato aggravi notevoli per le imprese. Anche per questo motivo è importante sostenere gli apicoltori, acquistando il miele che è disponibile, comunque di buona qualità».

«Le conseguenze del cambiamento climatico quest’anno sono state molto aggressive per l’agricoltura e l’apicoltura, le produzioni sono state sotto la media – osserva Giancarlo Costenaro presidente dell’Associazione Produttori Apistici delle Province di Como e Lecco – Le stagioni non rispettano più il tradizionale calendario, gli inverni sono troppo miti, le primavere fredde, le estati siccitose, e questo si ripercuote anche sulle api che soffrono perché non hanno più il loro habitat naturale. Si investono molte più ore per accudire le api che in questi momenti inoltre, si ammalano molto più facilmente perché sono più deboli».

Le quantità

Se le piante non fioriscono quando dovrebbero fiorire oppure lo fanno fuori stagione, gli insetti impollinatori si trovano spaesati, in gergo si dice che “vanno in stress” e diminuiscono la loro produttività sia per quanto riguarda il miele sia per gli altri prodotti dell’alveare: «In provincia di Como e Lecco il miele primaverile è sui tre-cinque chili per ogni alveare o arnia, nelle migliori condizioni si arriva invece a 15-20 chili – specifica Costenaro - Quest’anno il miele c’è, ma è meno di quello disponibile in altri periodi. Si consiglia sempre di acquistarlo dagli apicoltori locali per essere sicuri che si tratti di miele del territorio prodotto seguendo tutte le norme del caso. Esiste anche il marchio “Miele Lariano” che fornisce una sicurezza ulteriore perché segue un disciplinare molto rigido».

© RIPRODUZIONE RISERVATA