Economia / Como città
Domenica 05 Gennaio 2025
Naspi ai frontalieri.La legge di bilancio non parla chiaro
Confine Tra i lavoratori italiani è diffuso il timore che la misura sia stata tagliata, prudente il sindacato. Mandressi (Cgil): «Impatto limitato ai rimpatriati»
Attraverso i gruppi social - in particolare “Frontalieri Insubria” - che seguono quotidianamente le vicende legate ai nostri frontalieri, è arrivato un altro campanello d’allarme legato alla modifica nel breve volgere di dodici mesi della Naspi, ovvero l’indennità mensile di disoccupazione erogata dall’Inps ai frontalieri che perdono involontariamente il lavoro, cioè che vengono licenziati (o hanno a che fare con dimissioni supportate da “giusta causa”).
Nelle ultime ore sono circolate diverse voci circa il destino di questa indennità - su cui si è abbattuta la scure della Legge di Bilancio - inclusa quella che non debba più essere riconosciuta ai lavoratori frontalieri ed ai rimpatriati, la cui cessazione del rapporto di lavoro avviene dall’anno in corso. Il tutto nel nome di un risparmio per le finanze pubbliche superiore ai 17 milioni di euro per l’anno in corso.
Si tratta dunque di un campanello d’allarme ben definito, soprattutto a fronte dei venti di crisi che soffiano - complice il franco forte - su alcuni comparti dell’economia svizzera e ticinese. In realtà un approfondimento della norma avvenuto nelle ultime ore ha evidenziato che la scure si abbatterà sui cosiddetti “rimpatriati”, ma non “sui frontalieri”. Di questo avviso è Matteo Mandressi, responsabile frontalieri della Cgil di Como, il quale ha comunque annunciato «un ulteriore approfondimento come Cgil Frontalieri».
Il caso tipico del “rimpatriato” è quello di un permesso “B” (di dimora), particolarmente in auge dopo il via libera (datato 18 luglio 2023) del nuovo accordo fiscale, che licenziato in Ticino rientra in Italia. Analogo discorso per i permessi “C”, cioè per quei frontalieri che dopo una dimora di cinque o dieci anni in Svizzera, hanno ottenuto il permesso di domicilio. La situazione dunque resta in divenire, con Matteo Mandressi che ha rimarcato come «al momento per quanto riguarda i frontalieri il nuovo dispositivo non è chiarissimo».
«Sicuramente si tratta di una modifica di requisito penalizzante, che cercando di contrastare un’elusione che sicuramente è da perseguire, diventa ingiustificatamente gravosa per tutti - fa notare il responsabile frontalieri della Cgil di Como - peraltro ad una lettura superficiale questa norma va in contrasto con le norme comunitarie a tutt’oggi in essere. Ripeto, al momento dovrebbe riguardare i rimpatriati e non i frontalieri, ma come Cgil Frontalieri faremo già nei prossimi giorni tutti gli approfondimenti del caso».
Legge non applicata
A livello generale, Matteo Mandressi aggiunge un altro dettaglio di rilievo e cioè che «ad oggi è inapplicata la norma che prevede i primi tre mesi per i frontalieri una rendita di disoccupazione secondo i livelli di calcolo svizzeri (ciò significa l’80 o il 70% dello stipendio a seconda del carico familiare). È legge, ma non viene applicata».
Quindi «prima di intervenire su un altro tema, bisognerebbe applicare gli accordi internazionali in essere». «Mi auguro che a breve venga chiarito in ogni dettaglio il quesito oggi in essere - la chiosa del responsabile della Cgil Frontalieri di Como - soltanto allora si potrà avere un quadro esaustivo della situazione».
Tra i frontalieri inevitabilmente serpeggia parecchio malumore, anche perché le questioni aperte cominciano a diventare tante, inclusa quella relativa alla “tassa sulla salute”, sulla cui applicazione gennaio potrebbe rilevarsi un mese decisivo.
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