«Non si trovano più
giovani diplomati
così non si cresce»
L’imprenditore Alberto Croci alla guida della Téchne di Erba: «Alle piccole imprese non servono grandi scienziati ma operai specializzati»
Mancano le risorse umane e in queste condizioni è difficile far crescere la competitività delle imprese manifatturiere. Il tema, da sempre, è avvertito fa Alberto Croci, classe 1944, guida insieme al figlio Stefano, la Téchne srl, azienda di Erba da oltre vent’anni leader nella produzione di valvole per il settore energetico oil and gas.
Qual è la sua percezione come imprenditore comasco?
Reperire risorse umane con profili professionali o tecnici adeguatamente preparati è un problema che affligge il settore manifatturiero. Come Téchne siamo in sofferenza e abbiamo dovuto ridurre la produzione perché non abbiamo maestranze a sufficienza. Dobbiamo chiederci: quali sono le caratteristiche della nostra zona? Quale vocazione ha il nostro territorio?
Se il nostro tessuto produttivo vede la quasi esclusiva presenza delle piccole e medie industrie e dell’artigianato è da qui che dobbiamo partire per gestire la realtà socio-economica e sostenere gli imprenditori.
Da dove cominciare?
Dobbiamo prima di tutto partire dalla scuola; abbiamo bisogno di formazione, ma una formazione di base per ricreare quello che era il tessuto sociale; poi da lì si può provare a risalire. Se prendiamo ad esempio la Brembo di Bergamo, vediamo che è nata da un artigiano, da una persona capace e illuminata che ha preso l’iniziativa partendo da una piccola realtà che ha ampliato negli anni. Lo stesso vale per le nostre industrie tradizionali di una certa dimensione; dobbiamo ricominciare a seminare, diversamente non può crescere una pianta ad alto fusto.
In che modo va ricreato il settore industriale?
Creando una manodopera sia specializzata; manodopera istruita e formata e in possesso delle competenze di cui sentiamo l’esigenza. È inutile che si creino scienziati se qui non abbiamo centri di ricerca di un certo livello che li assorbano. Può servirne uno, due, tre, ma tutti gli altri cosa fanno? Le aziende che cercano maestranze preparate e non le trovano cosa fanno? E le imprese che si rubano i dipendenti l’una con l’altra? Questa è una grossa ingiustizia. Bisogna ritornare a una preparazione di base. Io ho incominciato a lavorare nel 1958 e ho frequentato l’istituto Angelo Bassi di Erba la domenica mattina. Era una scuola di base che insegnava a diventare operaio qualificato; poi mi sono specializzato, sono diventato imprenditore; naturalmente cammin facendo ho dovuto studiare e continuare a formarmi. C’è spesso la tendenza a fare “alta politica” senza guardare i piccoli problemi, ma se vogliamo rimanere con i piedi per terra ci dobbiamo chiedere “cosa ha bisogno il territorio comasco e quello lecchese? Servono scienziati o tornitori e fresatori, operai specializzati di un certo livello?
Quindi la figura chiave per il nostro territorio è il diplomato tecnico più che il laureato.
Alle nostre imprese servono operatori di macchine utensili. L’ingegnere specializzato in meccatronica può entrare nelle nostre industrie, ma gli sbocchi sono limitati. Noi li inseriamo, li formiamo, diventano bravi, dopo di che vanno via, perché vogliono crescere e qui non trovano che piccole realtà. Io faccio fatica a trovare il personale e vengo snobbato perché considerato una piccola azienda nonostante la Technè abbia 50 dipendenti e disponga di macchinari di ultima generazione. E chiedo di nuovo: “vogliamo capire di cosa ha bisogno il nostro tessuto economico e sociale?” Se su 100 imprese 80 sono piccole o medie, 10 hanno fra i 100 e i 150 dipendenti e solo qualcuna è una grossa industria, dobbiamo, penso, accontentare le esigenze dell’80% delle aziende.
Parliamo di retribuzione.
Invito chiunque metta in dubbio gli stipendi che paghiamo a venire a trovarci; sono disponibile a mostrare le buste paghe dei dipendenti perché chi vuole possa rendersi conto che lo stipendio è ben al di sopra della paga base imposta dal Contratto Nazionale; ritengo che la retribuzione per il livello medio, e cioè gli operatori specializzati, possa essere definita più che ottima se si conta la formazione che viene fatta all’interno, i vari premi e la quattordicesima.
Spesso ai giovani diplomati arrivano offerte di lavoro ancora prima del termine dell’anno scolastico, ma le declinano perché le ritengono economicamente poco attrattive. Cosa ne pensa?
È chiaro che non si può generalizzare, ma c’è il Contratto Nazionale e questo impone di non assumere sotto un certo livello di paga base; poi se si è preparati, se si hanno competenze specifiche, impegno e disponibilità si può crescere. Lo stesso vale per i tirocini che prevedono una retribuzione minima obbligatoria definita su base regionale. Sono pochi i tirocinanti che non vengono confermati perchè per noi è oneroso investire su di loro. Certo bisogna vedere se si vuole imparare un lavoro e migliorare la propria situazione lavorativa. Se invece ci sono casi in cui i ragazzi vengono sfruttati non dobbiamo chiudere gli occhi; devono essere perseguiti, ma ci sono i sindacati e questo è il loro compito.
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