Nuove competenze sull’AI per governare l’innovazione

Intervista Giuseppe Gualandris, ceo di Profice, coordina i master post laurea della Bicocca focalizzati sulla Digital Leadership

Una volta la tecnologia era orientata a chi aspirava a ricoprire ruoli manageriali all’interno delle aree IT delle varie aziende o della consulenza, ora invece ci si rivolge a profili più junior, che formiamo affinché imparino a governare e a controllare l’innovazione tecnologica e l’IA». Lo afferma Giuseppe Gualandris, Ceo di Profice, società di formazione, consulenza e certificazione che per conto della Scuola di alta formazione dell’università Milano-Bicocca organizza e coordina i due nuovi master post laurea che stanno per partire, con iscrizioni aperte fino al 14 aprile. Il progetto include il nuovo master di primo livello in Digital Leadership e il Master di secondo livello in Ict, attivo da quasi vent’anni, percorsi formativi riconosciuti a livello internazionale e che attuano la formula “blended eLearning” per consentire di conciliare studio e lavoro. «L’obiettivo comune ai due master – sottolinea Gualandris – è far acquisire le competenze necessarie a guidare l’innovazione digitale in azienda».

Qual è l’elemento innovativo del master in Digital Leadership?

Si tratta di un master rivolto a neolaureati o a profili junior che stanno immettendosi o che si sono immessi molto recentemente nel mercato del lavoro e hanno deciso di impostare la loro carriera nell’Ict, nei servizi digitali e in particolare nella gestione e governance di tutto ciò che riguarda l’impatto dell’intelligenza artificiale. Gli elementi innovativi sono due: primo, una connotazione generale di natura manageriale in virtù della quale non si insegna l’operatività dell’uso delle tecnologie, bensì si insegna a gestirle, a governarle e a controllarle. Ciò rappresenta una chiave di volta, perché c’è e ci sarà sempre più necessità di persone chiamate a saper gestire, perché l’avanzare dell’innovazione tecnologica saranno sempre meno le cose che dovremo fare in senso operativo e saranno di più quelle che dovremo saper gestire.

Qual è la seconda innovazione del master?

È un’innovazione che riguarda il legame col tema dell’intelligenza artificiale. Affrontiamo con minor priorità il tema delle specifiche tecnologie, perché la priorità principale affrontata nel master è quella di riuscire a trasferire agli studenti la metodologia per fare la miglior scelta fra le tecnologie di IA, per prevenire i rischi derivanti dal suo utilizzo e per integrarla all’interno di un’azienda. Concetti che rimarranno resilienti e sempreverdi al di là della dinamica, della tecnologia e dello strumento specifici. Il master si realizza con il contatto e la sponsorizzazione di due grandi multinazionali, EY (società di revisione multinazionale di consulenza direzionale) e Ntt Data (multinazionale di technology advisory) che credono molto in questi master e interverranno con loro contributi ed esperienze.

Anche per il master in Digital Leadership si potranno ottenere certificazioni professionali?

Sì e ciò rappresenta il contributo specifico che come Profice stiamo dando, sulla base dell’importanza che ha il fatto di connotare i profili delle persone in modo che siano il più possibile in linea con quanto richiesto dalle aziende dei vari settori da cui provengono. Ricordo che si tratta di certificazioni inerenti alle metodologie utilizzate dalle aziende per il loro specifico campo e che quindi vengono molto richieste durante le procedure di selezione del personale. Certificazioni dunque specifiche, che noi conosciamo negli ambiti più diversi, dal project management alla cyber security, alla gestione dei servizi It, dell’It governance e altro. Arricchiamo il master con questi aspetti in modo che le persone escano dal percorso pronte, consapevoli e allineate a tutti i requisiti di selezione delle principali società e multinazionali italiane ed estere. Quindi da un lato ci sarà naturalmente il diploma del master che attesterà il conseguimento delle competenze, dall’altro potranno essere conseguite fino a 10 certificazioni rilasciate da enti di certificazione internazionale, ottenibili a fronte del superamento di un esame al quale noi li prepariamo.

Può fare un esempio pratico dell’efficacia di tali certificazioni in ambito internazionale?

Se, ad esempio, una multinazionale che sta cercando un responsabile della sicurezza in Italia o in India o in Francia spesso vuole che le persone omologhe nella varie nazioni parlino la stessa lingua, abbiano lo stesso background, le stesse competenze e che usi le stesse metodologie. Le certificazioni omologano tutto ciò in modo standard. E’ un elemento molto importante e richiesto dalle aziende più strutturate.

Qual è il profilo medio dei vostri iscritti al master in Digital leadership?

Non abbiamo ancora visibilità sugli attuali iscritti, ma anche considerando lo storico mutuato dall’altro nostro master in Ict sappiamo che i partecipanti sono circa 30enni, di cui il 60% maschi, con 1-2 anni di esperienza lavorativa, provenienti da percorsi universitari basati di solito su discipline informatiche o economiche. Persone che hanno già iniziato a lavorare e che essendosi rese conto delle realtà aziendali hanno deciso di impostare i loro profili professionali verso il mondo Ict e dei servizi digitali per cavalcare i temi delle innovazioni tecnologiche.

Da che realtà provengono?

La maggior parte opera in realtà consulenziali o in società medio-grandi della farmaceutica, del mondo Telco, di alcuni settori della pubblica amministrazione come ad esempio quello della Difesa. Pochi altri desiderano ricollocarsi completamente, provenendo da realtà più piccole o da settori che non amano molto.

Come stanno reagendo le imprese all’IA?

Se consideriamo le piccole imprese, nell’ambito dei servizi c’è una parte di aziende curiose, che vogliono capire come muoversi in un mercato in divenire. La maggioranza è al palo e resta in attesa e ciò è comprensibile visto che la dinamicità dell’innovazione è davvero molto elevata. La peculiarità dell’IA sta nel fatto che arriverà a maturazione molto velocemente, nel giro di uno o due anni. Oggi l’IA consente di migliorare le organizzazioni su tutti i fronti, dallo sviluppo di nuovi prodotti o servizi alla gestione dell’operation, all’automazione degli impianti, al contatto con i clienti. Già oggi alcuni non possono ignorare tutto ciò, e sono le aziende che ad esempio operano nel marketing, nei servizi digitali, nella formazione: il loro core business è ormai profondamente impattato dalla nuove tecnologie. Molti invece sono in osservazione ma il tempo è dirimente: chi decide di adattarsi pro attivamente sarà in anticipo sugli altri, per chi attende per vedere come si posizionano gli altri sarà poi molto faticoso ad adeguarsi.

È dunque sempre più rischioso per un’azienda opporsi al cambiamento?

Chi invece persisterà nel resistere al cambiamento arriverà a un punto di non ritorno.

Per tutti, anche per chi si oppone all’innovazione, c’è il tema dell’alfabetizzazione sull’uso e la gestione dei nuovi strumenti tecnologici. Di fatto, anche chi si oppone all’intelligenza artificiale la sta già inconsapevolmente già utilizzando anche attraverso alcuni strumenti di Office o di Google: a fare la differenza è il saperli utilizzare consapevolmente anziché utilizzarli senza porsi domande, cosa, quest’ultima, che comporta diversi rischi fra cui la perdita di informazioni o, peggio ancora, di messa in condivisione di informazioni aziendali cruciali e asset strategici per l’azienda.

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