Questo lago è un gioiello, ma l’oreficeria cerca casa

Il caso L’espansione di Buccellati su Como svela una carenza formativa. La Scuola Orafa Ambrosiana polo regionale: «Studenti da Como e Lecco»

Il Lario è sempre più luccicante, vetrina straordinaria non solo per l’alta moda, ma anche per i gioielli con i più grandi brand che lo scelgono per presentare le loro collezioni. Nel 2018, ad esempio, il Lago di Como ha ospitato l’alta gioielleria di Dolce&Gabbana e nel 2023 l’alta gioielleria di Dior; il 29 di aprile dell’anno prossimo, invece, ci sarà la collezione alta moda di Chanel che, sicuramente, porterà sulle sponde lariane anche gioielli.

Made in Italy d’alta gamma

Un richiamo sempre più forte, dunque, e che potrebbe invogliare le nuove generazioni a intraprendere una carriera nell’ambito della gioielleria e oreficeria, ma c’è un problema sostanziale che riguarda il nostro territorio: mancano scuole che formino in tal senso. Né a Como né a Lecco, infatti, esiste un’offerta di questo genere e chi vuole diventare un professionista dell’oreficeria ha due strade da prendere: o imparare da zero dagli artigiani, oppure spostarsi verso Milano.

Qui punto di riferimento del settore è la Scuola Orafa Ambrosiana, fondata nel 1995 da Luca Solari e che ora ha le tre sedi di via Tadino, via Tortona e via Savona. Una realtà che attira ragazzi anche da Como e Lecco e che ha stretti legami anche con Buccellati, proprio in tema di formazione. «Una formazione specifica su Como e Lecco effettivamente manca – conferma Guido Solari, titolare della sede di via Tortona -. Noi siamo una scuola che offre nel panorama del gioiello corsi diversi su tutte le specialità, quindi il mondo del gioiello a 360 gradi. Nella sede di via Savona c’è un laboratorio specifico per gli allevi; ci occupiamo della formazione su due grandi gruppi, professionisti e hobbisti. I primi rientrano nella parte più delicata e si dividono in imprenditori e dipendenti. Chi quindi si iscrive volendolo intraprendere un percorso imprenditoriale e chi vorrebbe andare a lavorare nelle aziende. Noi facciamo una formazione tailor made, su misura: l’allievo ci dice che cosa cerca e noi costruiamo il percorso.

Come scuola, lavoriamo da sempre con tutti i principali attori del settore: grandi brand, aziende medio piccole, università e così via. Tra le maison di alta gioielleria c’è Buccellati, con la quale facciamo percorsi formativi mirati. Ci distinguiamo per fare delle formazioni in base proprio alle necessità di ciascuno.

Rapporto scuola-aziende

L’altra caratteristica è che abbiamo una grande flessibilità, per rispondere alle necessità didattiche delle aziende ma anche fare in modo che gli allievi non solo studino, ma facciano esperienza. Non per forza in azienda, ma direttamente nella scuola». E aggiunge: «Possono realizzare in autonomia le loro collezioni, i loro pezzi e allenarsi per presentarsi nei colloqui con le aziende. Con Buccellati ci occupiamo di corsi specialistici che rappresentano la loro firma, oggi una buona parte delle maestranze nella Maison Buccellati proviene da noi. Per fare un esempio, le aziende ci chiedono un certo numero di incassatori che siano in una fascia d’età, in grado di eseguire un tipo di operazione e noi li prepariamo per quello. Abbiamo tante persone che arrivano anche da Como e Lecco, c’è un grosso laboratorio della Buccellati a Valbrona. Sappiamo che ci sono grossi problemi a reperire tecnici in zona perché non ci sono scuole. Il problema, a quel punto, è trovare ragazzi che vengano a Milano e si formino».

Tanti gli allievi che poi hanno avviato il loro percorso: non ci sono limiti di età per iniziare, chiunque può iscriversi. «In questo momento il nostro allievo più giovane ha 16 anni, ma abbiamo anche una signora del 1948 - conclude Solari - metà sono hobbisti e metà professionisti. Si sta abbassando l’età media, ora ci sono tanti giovani, dall’Italia e dall’estero, direi un 30% di allievi stranieri e gli altri italiani.

Uno dei migliori allievi che abbiamo avuto e che ha avviato un’ottima carriera in Buccellati veniva da Como.

Si potrebbe pensare di organizzare sul territorio una struttura scolastica e noi potremmo venire con le nostre squadre di insegnanti e il nostro metodo di didattica portando il nome e il knowhow. Oppure si potrebbero organizzare dei trasporti, delle navette per i ragazzi che vanno fuori sede».

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