Sacco System, allarme energia. «La bolletta del gas ci costa il quadruplo»

Cadorago I processi di sterilizzazione del gruppo richiedono temperature altissime e i costi salgono. «E con il vapore riciclato produciamo elettricità»

Il gas è indispensabile per i processi di sterilizzazione, necessari alla produzione per l’industria alimentare di Sacco System, rete di imprese con una sede, storica, a Cadorago.

Francesco Verga, amministratore delegato del Gruppo, conferma un importante consumo di gas, infatti, in tempi ordinari la bolletta del gas dell’azienda si aggirava attorno ai 200mila euro al mese, ma ora è di 800mila al mese.

«Producendo batteri, è necessario sterilizzare tutto prima e dopo ogni produzione e il processo, per legge, prevede di arrivare a una temperatura di almeno 121 gradi per 15 minuti» inevitabile un altissimo consumo di gas ma non abbastanza per far rientrare l’azienda tra quelle ritenute energivore e quindi beneficiarie di sostegni.

Per risparmiare energia esistono le sterilizzazioni chimiche «che però escludiamo per il loro pesante impatto sull’ambiente - continua Francesco Verga - al momento il vapore è lo strumento più pulito».

Compiuto il suo ruolo e sterilizzato tutto il ciclo, il vapore viene recuperato come condensa e una parte viene utilizzata per produrre energia elettrica.

«Abbiamo avviato questo recupero, autonomamente, già un anno fa per diventare un’azienda ancora più sostenibile: in questo modo riusciamo a recuperare in auto produzione il 70, 80% di quello che è il nostro bisogno di energia elettrica».

Verso l’autonomia

Non solo un processo virtuoso di recupero dell’energia all’interno del ciclo dei processi industriali, ma anche una necessità inderogabile per essere progressivamente autonomi dal servizio elettrico perché le produzioni Sacco System non si possono interrompere, un eventuale temporaneo black out vanificherebbe un intero ciclo di processo.

«Si è trattato di un grande investimento in macchinari, ma non possiamo correre il rischio di interruzione dell’energia elettrica - è la considerazione di Verga che spiega come i pannelli fotovoltaici non sono una opzione - per le potenze di cui abbiamo bisogno avremmo dovuto coprire una superficie enorme, mentre attraverso i generatori di vapore fabbrichiamo quello che ci serve per sterilizzare e poi utilizziamo il gas per produrre energia elettrica. Abbiamo la necessità di metterci in sicurezza e dovremo fare dei contingentamenti».

Un processo per rendersi autonomi che ha dei costi ai quali ora si sommano i valori del gas oggetto di un rincaro improvviso e in parte inaspettato per dimensioni e velocità. Inevitabile una crescita dei prezzi.

«Abbiamo già aumentato il listino prezzi, in tutto il mondo, due volte - aggiunge l’ad dell’azienda che si rivolge a un mercato internazionale - in Europa sono tutti consapevoli del problema, anche i paesi dove è meno acuto. Non altrove, ma adesso anche in Cina hanno compreso quanto questi costi aumentino. Non per loro perché stanno comprando gas russo».

Gli interventi urgenti per affrontare nell’immediato la crisi energetica chiesti dagli industriali sono: tetto al prezzo del gas, sospensione dell’obbligo di acquisto di quote Ets, riforma del mercato elettrico, misure per il contenimento dei costi delle bollette e una quota di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato per l’industria manifatturiera.

«Condivido queste proposte - conclude Francesco Verga - servirebbe anche una riduzione dell’onere burocratico che da sempre affligge il nostro Paese. Per avere il permesso per autoprodurre energia abbiamo lavorato tre anni a causa di un sistema ferraginoso che rallenta le risposte a problemi che invece hanno tempi molto rapidi».

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