Sbalzi di calore e inquinanti. Così le api non lavorano

Apicoltura Matteo Bonfatti Gerola è un giovanissimo imprenditore che da qualche anno ha avviato la sua azienda agricola il Funtanin a Oliveto Lario

L’utilizzo della chimica in agricoltura, l’inquinamento e gli sbalzi termici: sono questi i tre fattori di rischio per le api, in quest’ordine di gravità, senza contare le malattie, che compromettono non solo la produzione di miele ma anche il cruciale lavoro di impollinazione che le api svolgono a beneficio di tutto il sistema agricolo.

La primavera piovosa di quest’anno e un aprile caratterizzato da sbalzi termici importanti hanno messo a dura prova gli alveari. Tra marzo e aprile di quest’anno in Lombardia sono caduti 324 millimetri di pioggia, il 182% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con il mese di marzo che quest’anno ha fatto registrare afflussi di 218 millimetri, erano 37 millimetri nel 2023 che però sappiamo essere stato un anno particolarmente secco, secondo i dati di Arpa Lombardia.

La conseguenza è stata una riduzione delle fioriture che ha rallentato il lavoro delle api, con gli apicoltori costretti a intervenire con alimentazioni di soccorso per cercare di evitare episodi di moria negli alveari. Il risultato è una forte contrazione delle prime produzioni primaverili, con cali importanti per millefiori, tarassaco e acacia, con punte negative che in alcuni casi per l’acacia arrivano fino all’80-90% in meno.

Sistema circolare prezioso

«Al momento ho 11 arnie ma ho intenzione di implementare l’attività» spiega Matteo Bonfatti Gerola, giovanissimo imprenditore che da qualche anno ha avviato la sua azienda agricola il Funtanin a Oliveto Lario per la produzione di frutti, ortaggi e olio extra vergine d’oliva. La scelta di integrare anche l’attività di apicoltore è nata dall’esigenza di migliorare la produzione degli alberi da frutto. «Avevo un problema di impollinazione, soprattutto con piante come come i mirtilli.

Ho deciso di introdurre le api per favorire l’impollinazione delle piante da frutto che mi interessavano, aumentando il loro potenziale produttivo e, di riflesso, il mio. Senza impollinazione, il processo non funziona. Ma aver cura delle api è molto complesso, sono estremamente delicate e sensibili all’ambiente».

Sostanze pericolose

Reagiscono infatti al cambiamento climatico, all’inquinamento e sono sensibili ai prodotti chimici che vengono usati in agricoltura spesso in modo incauto.

«C’è molto allarmismo riguardo al carbonio in atmosfera, ma bisogna prestare maggiore attenzione alle conseguenze dirette di alcuni prodotti chimici sull’ambiente – osserva Matteo Bonfatti – è fondamentale fare ricorso ai prodotti chimici con logica e rispetto: dare a chiunque la possibilità di usarli senza le competenze è rischioso.

Ad esempio, il glifosato dovrebbe essere utilizzato solo da chi ha una formazione specifica e, anche se si possiede un patentino, rimane in carico della persona la grande responsabilità di utilizzarlo in modo corretto. Si tratta di un diserbante totale: si spruzza sull’erba e uccide la vegetazione. Le etichette avvertono di non usarlo in presenza di api, poiché possono avvelenarsi.

Spesso, però, si applicano quantità eccessive con leggerezza - conclude il giovane apicultore - . La disinformazione e la mancanza di educazione su questi temi sono preoccupanti. Usare un mix non corretto di prodotti chimici porta a conseguenze disastrose, per le api, per l’ambiente e per noi. Sulla gravità di certe pratiche non c’è abbastanza sensibilità e allarme».

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