Spesa degli svizzeri nelle aree di confine
«Altro taglio alla franchigia: 100 euro»

La proposta Il voto in Commissione al Consiglio degli Stati contro il turismo degli acquisti. Già in itinere il dimezzamento degli attuali 300 euro, ora si valuta un ulteriore intervento

Dal Consiglio degli Stati - l’equivalente del nostro Senato - è arrivato ieri, un po’ a sorpresa, un input ben preciso sul percorso da intraprendere per arginare l’esodo di cittadini svizzeri (ticinesi in primis) verso supermercati e ipermercati nonché, in quota minore, negozi degli Stati confinanti. Questo perché la Commissione dell’Economia e dei Tributi del Consiglio degli Stati a maggioranza ha dato il via libera ad un ulteriore abbassamento - da 150 a 100 franchi - della franchigia legata all’Iva sugli acquisti, con il chiaro obiettivo «di contrastare il turismo degli acquisti e riportare in Svizzera la creazione di valore».

Il dibattito

Visto il peso politico degli Consiglio degli Stati, di sicuro il voto della Commissione dell’Economia avrà importanti ripercussioni anche sull’esito del dibattito parlamentare non solo agli Stati, ma anche in Consiglio nazionale, la Camera “bassa” del Parlamento. La settimana scorsa proprio dalla Commissione dell’Economia - questa volta del Consiglio nazionale - era giunta con un solo voto di scarto la raccomandazione di dimezzare la franchigia, portandola dagli attuali 300 a 150 franchi, in ossequio ad una mozione approvata dal Parlamento. Come già avvenuto in Consiglio nazionale, anche in Consiglio degli Stati non si è registrata un’ampia maggioranza e questo perché - secondo alcuni esponenti della Commissione - «il dimezzamento della franchigia porterà in dote un aumento della burocrazia, con inevitabili ripercussioni sul potere d’acquisto delle persone con reddito modesto». La misura dovrebbe entrare in vigore il prossimo 1° gennaio.

Il meccanismo

Da ricordare che anche abbassando a 100 franchi il limite della franchigia, una famiglia di quattro persone avrebbe comunque la possibilità di varcare il confine con 400 franchi di spesa senza dover dichiarare nulla in dogana. Il dibattito in attesa del voto parlamentare, in calendario il prossimo autunno, resta quantomai aperto. E nel novero delle dichiarazioni (o prese di posizione) giunte in questi mesi, è bene ricordare anche il parere di “Swiss Retail Federation” che al pari dell’Usam (l’Unione Svizzera Arti e Mestieri) ha chiesto al Governo ed in generale alla politica svizzera un segnale ancor più coraggioso, portando la franchigia a 50 franchi.

Da capire ora quale sarà la reazione dell’esecutivo, tenendo conto che alcune forze politiche di maggioranza - come l’Udc - vedono di buon occhio la proposta. Non così il Partito Socialista, vale a dire la Sinistra. Al nostro giornale Carlo Coen, storico commerciante d’abbigliamento di Chiasso, ha bollato nei giorni scorsi la proposta di dimezzare la franchigia sugli acquisti all’estero come «poco efficace», proprio perché «comunque si potrà fare spesa per un importo pari a 150 franchi a persona senza pagare nulla in dogana».

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