Svizzeri in Italia? No, anche se vaccinati
Negozianti furiosi: «Basta, è una follia»

Non basta aver fatto l’iniezione o essere guariti, serve il tampone entro le 48 ore. Rivolta a Ponte Chiasso: «Ci aspettavamo tanti clienti e ora arriva questa ennesima beffa»

L’euforia per l’annuncio dello stop dalla mezzanotte di oggi alla mini-quarantena per i cittadini dei Paesi europei, del Regno Unito e dell’area Schengen (leggasi Svizzera) diretti in Italia è durata una manciata di ore. Già perchè l’ordinanza a firma del ministro della Salute Roberto Speranza ha messo nero su bianco il fatto che nel Belpaese si può entrare unicamente con il tampone molecolare o antigienico negativo entro le 48 ore precedenti.

Le reazioni

Ciò significa che anche le persone vaccinate contro il Covid o quelle guarite (entro i sei mesi) dovranno comunque sottoporsi al tampone prima di varcare il confine, con buona pace del “Green Pass” tanto atteso. Una beffa in parte per il turismo e, nelle zone a ridosso dei valichi, in quota maggiore per negozi e attività commerciali che dal 5 novembre scorso hanno dovuto salutare nuovamente i clienti ticinesi.

Furibondo il presidente dell’Associazione italiana Comuni di Frontiera, Massimo Mastromarino, che in una nota inviata in mattinata ha affermato in modo perentorio: «Siamo alla follia.È semplicemente aberrante che all’interno della stessa norma, si consideri valido un certificato relativo ad un tampone negativo e non un certificato di vaccinazione o di avvenuta guarigione».

Rabbia dei commercianti

E se a Lavena Ponte Tresa i commercianti ieri pomeriggio si sono messi letteralmente in mutande davanti alla dogana per manifestare il disappunto verso «questo evidente controsenso normativo», a Ponte Chiasso è esplosa la rabbia degli esercenti, che in mattinata hanno parlato tra loro per valutare il da farsi.

È Tommaso Giudici, del negozio di calzature “Step Shoes” che si affaccia su via Bellinzona a spiegare: «Siamo tutti molto arrabbiati e delusi. Impedire a chi è stato vaccinato o a chi è guarito dal Covid nei sei mesi precedenti significa mortificare ulteriormente decine di attività che da mesi non vedono un cliente ticinese. Oggi pomeriggio (ieri, ndr) Ponte Chiasso è deserta. Non staremo a guardare, perché qui si gioca il futuro di tante famiglie. Faccio notare che in vista dello stop alla mini-quarantena alcuni di noi si erano già organizzati, ordinando merce in vista dell’atteso ritorno dei clienti ticinesi. Ma l’obbligo di tampone e il contemporaneo stop all’ingresso dei vaccinati rimescola di nuovo le carte. E’ l’ennesima beffa verso territori, quelli a ridosso dei valichi, dimenticati da mesi».

L’ordinanza del ministro Speranza rimescola le carte anche in vista dell’attesa festività svizzera della Pentecoste in calendario lunedì 24 maggio, che avrebbe dovuto rappresentare il primo banco di prova per riallacciare un filo - quello tra turisti svizzeri e alberghi comaschi - che si era interrotto lo scorso ottobre. Tanto per dare un ordine di grandezza, sette ticinesi su cento hanno già ricevuto entrambe le dosi di vaccino. Tutti potenziali clienti dei negozi e delle attività di confine, che però dovranno sottoporsi al tampone prima di varcare il confine. Fermo restando che da settimane le maglie dei controlli si sono allargate. Prova ne sia che il giovedì dell’Ascensione, sono state notate (e confermate) lunghe code in uscita verso l’Italia ai valichi.

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