Tamborini (Smi): «Filiera tessile abbigliamento: politica industriale e nuovo welfare»

Assemblea Smi Il presidente Sergio Tamborini ha sottolineato la necessità di una strategia europea: «Il nostro sistema sotto pressione: produzione in calo»

La parola chiave è “connessioni”. Sì, perché un contesto di grande complessità e in rapida evoluzione qual è l’attuale si può comprendere solo con un approccio “sistemico”, capace di tenere insieme i mercati e le dinamiche geopolitche, l’impatto delle tecnologie digitali e la transizione ecologica.

I numeri

Non è a caso il presidente Sergio Tamborini ha voluto che l’assemblea di Sistema Moda Italia si intitolasse “Intrecci Evolutivi” e ha chiamato ad intervenire Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore della rivista Domino, che ha tracciato i nuovi confini di un mondo sempre più de-globalizzato, dove nuove polarizzazioni stanno già creando aree di pensiero e consumo che diventeranno, per gli imprenditori, mercati caratterizzati da esigenze molto lontane rispetto alle attuali.

Si stanno trasformando i mercati di riferimento, resta il valore di un brand iconico come il Made in Italy, e la forza di una filiera, quella del tessile-abbigliamento, che con i suoi 64 miliardi cuba il 37% dell’intero fatturato del settore a livello europeo, rappresentando 41mila imprese e qualcosa come 372mila addetti.

Una filiera che si trova in una fase non semplice: «Il nostro sistema è sotto pressione e il 2024 non partito bene - ha detto Tamborini - si sono alzati i prezzi dei prodotti, ma è calato il numero dei pezzi realizzati e la diminuzione dei volumi mette in discussione le imprese manifatturiere e anche il lavoro. Eloquente il forte aumento della cassa integrazione rispetto all’anno scorso».

È necessario rendere ancora più forte la relazione con la politica che ci rappresenta in Europa dove contiamo meno di quello che potrebbe essere: «Il tessile abbigliamento italiano sta all’Europa esattamente quanto l’automotive tedesco sta all’Europa - ha detto Tamborini - la Germania, però, è stata capace di incidere nel campo dell’auto più di quanto noi siamo riusciti a fare nel nostro settore. Il primo problema che abbiamo è che ogni giorno entrano sui mercati europei merci che non rispettano le regole della manifattura europea».

Il quadro è in fase di profonda trasformazione, cambiano i paradigmi del fare impresa, ma superati sono anche i presupposti che hanno permesso la tenuta sociale del Paese nelle crisi del passato.

«Sono necessarie connessioni innanzi tutto con i mercati, dell’output (i Paesi in cui esportiamo i nostri prodotti), ma anche dell’input (in un Paese come l’Italia di pura trasformazione, il tema delle materie prime è fondamentale) - ha detto Tamborini - ma sono necessarie connessioni anche tra chi il lavoro lo dà, ovvero le imprese, chi lo svolge, ovvero i lavoratori e poi il terzo attore del sistema, vale a dire le istituzioni che nel passato hanno provveduto a realizzare quel sistema sociale che ha garantito l’elevato livello di benessere che oggi conosciamo».

La partita a Bruxelles

La partita decisiva si gioca più a Bruxelles che a Roma: «L’Europa si trova costretta ad affrontare la situazione di crisi, a livello macroeconomico più grave dalla fine della seconda guerra mondiale - ha detto sempre il presidente di Smi - sta crescendo il divario tra i territori che accrescono il livello di benessere e altri che si stanno impoverendo. Quando la politica si è fatta da parte abbiamo pensato, sbagliando, che tutti i problemi potessero essere risolti dal mercato. Oggi c’è bisogno estremo di una leadership politica con una visione prospettica di ciò che vuole essere l’Europa nel futuro». Tamborini ha indicato la necessità di una politica industriale («i sussidi sono indispensabili, ma è necessario andare oltre»). I temi sono diversi: l’energia («qui più cara rispetto agli altri Paesi europei»), la formazione e la valorizzazione del capitale umano, l’intelligenza artigiana che va associata alle tecnologie digitali, le relazioni con i Paesi che ci forniscono le materie prime («il 90% degli accessori di lusso in seta è prodotto a Como, ma il 95% della materia prima arriva dalla Cina e se fosse contingentata tutto il distretto lariano andrebbe in crisi in poche settimane»), la transizione ecologica con l’economia circolare («il riciclo degli scarti tessili è una straordinaria opportunità, da tre anni con Retex.Green siamo pronti, ma siamo ancora in attesa dei decreti attuativi»).

In prospettiva Tamborini ha anche prospettato la necessità di un nuovo sistema di welfare, frutto di una maggiore integrazione europea. «La stabilità democratica che abbiamo avuto è legata alla pace sociale garantita dal welfare - ha osservato Tamborini - ma questo sistema non vale più e va quindi riprogettato un sistema nuovo e diverso. Forse bisogna ragionare in termini di welfare europeo».

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