Telelavoro dei frontalieri. La Svizzera si tutela sul fronte fiscale

Confine Primo via libera alla legge. La Confederazione non vuole perdere le entrate fiscali

Pur con qualche distinguo, come quello del senatore ticinese e presidente dell’Unione Svizzera Arti e Mestieri Fabio Regazzi, il Consiglio degli Stati - la Camera “alta” del Parlamento svizzero - ha approvato la legge che regolamenta sotto il profilo legale e delle entrate per la Confederazione un tema sempre più d’attualità dal post pandemia in poi come il telelavoro dei frontalieri. Il tutto mentre il 31 maggio era l’ultimo giorno utile per Svizzera e Italia per ratificare in via definitiva il telelavoro al 25% (l’equivalente di un giorno a settimana) per i nostri lavoratori occupati oltreconfine. Questo in virtù di quanto stabilito nell’incontro tra i ministri dell’Economia di Italia e Svizzera, che si era tenuto a Roma lo scorso 28 novembre.

Tornando al voto del Consiglio degli Stati, il dibattito in aula ha evidenziato che «in seguito alla pandemia in Svizzera è aumentato fortemente il ricorso al telelavoro, specie nel settore terziario. Si tratta di una tendenza destinata a durare, che riguarda in particolare i frontalieri». Questo per dire che l’home office è entrato di diritto nelle dinamiche occupazionali della vicina Confederazione, con tutto ciò che ne consegue. Sulla carta, con il telelavoro sarebbe competente il Paese di residenza e non quello dove ha sede l’azienda o comunque l’attività, ricordando il ricorso su larga scala dell’home office nel terziario (a cominciare da quello ticinese). La Svizzera, senza il provvedimento varato dal Consiglio degli Stati, correva il rischio di perdere entrate fiscali alla luce anche delle «migliaia di frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per motivi di lavoro».

Da qui il voto parlamentare, che ora dovrà nuovamente passare per un’ultima lettura nei due rami del Parlamento, il Consiglio nazionale e di nuovo il Consiglio degli Stati, che di fatto ha varato un provvedimento capace di fornire una base legale per impedire l’erosione delle entrate fiscali spettanti alla Confederazione. Non sono mancati, come anticipato, i distinguo, con il senatore ticinese Fabio Regazzi che in aula ha sottolineato come «la legge imporrà inevitabilmente nuove incombenze alle aziende, specie per le piccole e medie imprese, perché dovranno fare attenzione che non vengano superati i tempi di lavoro trascorsi in home office». Preoccupazione peraltro già espressa dopo che Italia e Svizzera avevano raggiunto un primo accordo amichevole, ricordando che se Italia e Svizzera hanno sottoscritto un’intesa sul telelavoro dei frontalieri al 25%, Francia e Svizzera hanno raggiunto un accordo al rialzo al 40% del tempo in telelavoro, vale a dire due giorni la settimana.

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