Tessile moda, dure accuse al governo. «Dietrofront sui crediti di imposta»

La denuncia Campagna sui media di Smi contro la restituzione dei benefici per i campionari. Colombo (Confindustria Como): «Le regole andavano chiarite a suo tempo, non a posteriori»

Dal Forum di Venezia viene rilanciato con una vera e propria campagna sui media l’appello di Sistema Moda Italia al governo perché faccia marcia indietro sulla restituzione dei crediti d’imposta per Ricerca e Sviluppo sui propri campionari nel periodo 2015-2019. Ossia su quel lavoro innovativo, creativo e manifatturiero da cui ogni stagione nascono i nuovi trend.

Il dietrofront

«Ancora una volta ci troviamo davanti a un dietrofront della politica in un momento estremamente delicato per il sistema tessile, già provato da una crisi di cui non si riesce a intravedere con chiarezza la fine - dichiara Federico Colombo, presidente Gruppo Tessile di Confindustria Como - Il controllo sull’idoneità delle richieste poteva essere fatto al momento dell’emissione del contributo con regole più chiare e puntuali, non adesso a posteriori».

Il problema nasce, quando nel 2022 per una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate le regole sul credito d’imposta vengono cambiate rendendo alcuni investimenti, come quelli per i campionari, non idonei ad ottenere il bonus.

Questa interpretazione, con valore retroattivo, impone alle aziende del comparto tessile, moda e accessori il riversamento spontaneo entro il 31 ottobre di quanto consentito e confermato dal Ministero come credito d’imposta.

Il tema è complesso e la partita molto delicata. Di fatto è stata cambiata l’interpretazione di una legge e non c’è nulla di peggio agli occhi delle imprese quanto il cambiamento in corsa delle regole.

Il rebus ha incastrato centinaia di aziende che entro il 31 ottobre devono decidere se pagare o se iniziare una battaglia legale di esito incerto.

E dire che al Tavolo della Moda dello scorso agosto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, aveva promesso il “saldo e stralcio” per le imprese raggiunte dal PVC (Processo Verbale di Constatazione). La promessa, però, è stata disattesa per mancanza di copertura finanziaria e ora le ricadute sul sistema produttivo potrebbero essere molto pesanti.

Il messaggio

Già al Sustainable Fashion Forum che si è appena concluso nella città lagunare era stata chiesta a gran voce alla politica la certezza del diritto, citando tra i vari casi proprio la questione del credito d’imposta sull’innovazione creativa.

«Solo a seguito delle innumerevoli pressioni da parte delle associazioni della moda- viene evidenziato in grassetto da Sistema Moda Italia nel suo appello - il governo ha emanato delle linee guida per ottenere una certificazione liberatoria ma, richiamando il manuale di Frascati, le ha rese inutilizzabili per il fashion».

Smi contesta quindi la revoca del contributo:«Chiedere di pagare oggi è ingiusto e insostenibile: tante piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura dell’industria italiana, rischiano la chiusura».

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