Tessile Moda, ancora crisi. In due aziende su tre un calo di fatturato

La congiuntura Il sondaggio di Smi mette in risalto che il settore continua ad accusare forti difficoltà. Tamborini: «Va dato nuovo impulso all’intera filiera»

Dopo il forte rimbalzo seguito all’emergenza pandemica, l’industria della moda sta nuovamente affrontando una congiuntura difficile. Il rallentamento, iniziato nella seconda metà del 2023 si è ulteriormente accentuato, con il 75% delle aziende che ha registrato una flessione del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, una quota significativa di imprese ha riportato contrazioni superiori al 20%.

È quanto emerge dall’indagine condotta dall’Ufficio Studi Economici e Statistici di Sistema Moda Italia sulle imprese del Tessile-Abbigliamento. Un quadro critico confermato anche dal sentiment degli imprenditori: guardando al terzo trimestre dell’anno, il 33% degli intervistati prevede un ulteriore deterioramento delle condizioni di mercato. Di conseguenza, si stima che i primi nove mesi del 2024 si chiuderanno con una flessione del fatturato complessivo del settore intorno al -6,2%.

Notizie migliori arrivano sul fronte dell’occupazione: nonostante una leggera flessione del personale nelle realtà più fragili, il livello occupazionale complessivo si è mantenuto relativamente stabile nel primo semestre. Tuttavia è aumentato il ricorso agli ammortizzatori sociali, il 26% delle aziende ne ha fatto uso. In un panorama oscuro, dominato dalle crescenti tensioni geopolitiche, dalle crisi climatiche e dal calo della fiducia dei consumatori, le attese degli operatori per l’intero 2024 sono al ribasso. Il 64% prevede una chiusura d’anno sotto i livelli del 2023, mentre solo l’11% si aspetta un miglioramento. La maggior parte del campione (70%) ritiene che la ripresa è rimandata al 2025. Stante le difficoltà, saranno necessarie misure urgenti per sostenere le imprese e favorire il rilancio di un settore strategico del made in Italy. «Il periodo storico che stiamo vivendo pone l’industria del Tessile&Moda di fronte a sfide crescenti: occorre dare un nuovo impulso all’intera filiera produttiva attraverso misure ad hoc, rafforzando i rapporti strategici con l’Europa e i mercati di riferimento», spiega Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia: «La centralità del Sistema Moda e il suo essere emblema del made in Italy rendono urgente l’adozione di un piano strategico a tutela del capitale creativo, di quello umano e delle capacità tecnologiche industriali. Ciò dovrà avvenire anche attraverso l’accelerazione di normative fondamentali per la creazione di un nuovo modello produttivo e sostenibile per l’industria».

La missione

Tamborini fa sapere che martedì andrà a Roma per partecipare con altri 50 rappresentanti di istituzioni e associazioni alla riunione del Tavolo della Moda, presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. «La situazione è delicata per gli artigiani che non possono beneficiare della cassa integrazione e per quelle realtà che devono restituire i prestiti ricevuti durante il Covid - rimarca il presidente di Smi - questa è la priorità, il secondo passo sarà quello di progettare una politica industriale a lungo termine, per i prossimi 5-10 anni, che preveda sussidi e agevolazioni per investimenti in tecnologia, per la transizione ecologica, per il rilancio della bachicoltura in Italia attraverso nuovi sistemi di produzione e lavorazione».

L’ultima riflessione del vertice è sul possibile ridimensionamento del distretto tessile comasco a fine crisi. «Il mercato si sta restringendo - conclude Tamborini - prima avviene questa selezione, meglio è per le aziende che saranno riuscite ad uscire dall’impasse».

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