Tessile in difficoltà, Michele Binda (G.Binda): il segnale che dà fiducia, torna la stampa negli ordini

Fiducia nel rilancio. Binda: «Stiamo terminando di consegnare i tessuti per le sfilate di settembre e abbiamo fatto le collezioni estate 2025. Conforta che ci sia più stampa rispetto all’anno scorso».

No, non è una buona estate, né è stato un buon periodo da un anno e mezzo a questa parte. Però i clienti stanno inserendo le stampe nelle prossime collezioni ed è il segnale di un’inversione di tendenza – commenta Michele Binda, proprietario della G.Binda, storica azienda tessile familiare a Villa Guardia - ad oggi è davvero difficile dire come andrà l’anno, tutto sarà più chiaro verso fine luglio perché i clienti devono per forza mandare gli ordini in queste prossime due, tre settimane, anche se sono in ritardo. Anche loro aspettano di avere i dati per non rischiare di ordinare materiali che magari poi non riuscirebbero a vendere. C’è un momento di incertezza generale».

«Il mercato è stato drogato con il post-Covid – spiega Binda - la storia è nota: il lockdown ha fermato le aziende e i nostri clienti, che sono i brand più importanti degli Stati Uniti, i vari gruppi francesi oltre ad altri internazionali. Poi, con la speranza che dopo il forzato stop la gente ritornasse a viaggiare hanno comprato molto di più rispetto allo storico».

Un dato è significativo di questo rimbalzo: per G.Binda, azienda di medie dimensioni, nel 2022 rispetto al 2021 ha realizzato il 52% in più. Poi il 2023, rispetto al 2022, ha registrato il 9% in meno. «Però nel 2023 abbiamo guadagnato di più e alla fine l’importante è la marginalità – aggiunge Michele Binda - siamo stati più attenti, abbiamo lavorato, abbiamo dato priorità ai clienti con cui abbiamo più marginalità e abbiamo tenuto tutto sotto controllo, costi compresi».

Poi è arrivato lo stallo del mercato, un primo semestre del 2024, per tutte le aziende a Como, molto difficile e complicato. I macrodati parlano di cali di fatturato molto importanti rispetto all’anno precedente, soprattutto per quelle aziende che producono un prodotto stampato.

Il tessuto stampato, in questi ultimi due anni, non è stato di tendenza. In una fase di incertezza, non si investe in novità, o meglio così si sono orientati fino ad oggi i grandi marchi.

«Qualcosa sta cambiando – suggerisce Binda - per le prossime collezioni autunno-inverno i brand nostri clienti stanno inserendo le stampe. Noi stiamo terminando di consegnare i tessuti per le sfilate di settembre e abbiamo fatto le collezioni estate 2025. Notiamo che c’è sicuramente più stampa rispetto all’anno scorso».

Serpeggia quindi dell’ottimismo nel settore che intravede un’inversione di tendenza.

«Purtroppo non sarà per quest’anno, perché ci sono troppi problemi nello stesso momento. Le due guerre non aiutano, le elezioni americane rendono il mercato abbastanza instabile. In Giappone c’è stato, dal Covid in poi, un aumento del cambio del 40%, quindi praticamente i prodotti europei sono al 40% più cari rispetto a prima. La Cina non funziona, di conseguenza i brand stanno facendo molta fatica – conclude Michele Binda – i marchi che funzionano bene sono una minoranza, diciamo il 10%. Tutti gli altri, appartenenti ai vari gruppi, fanno molta fatica perché hanno parecchio materiale a livello di prodotto finito, sia accessori che abbigliamento sono rimasti in stock perché si è acquistato in eccesso. Di conseguenza il potere d’acquisto dei brand è inferiore. Chi ha le proprie boutique sparse per il mondo vede i clienti finali acquistare molto meno. I brand che hanno articoli continuativi, cioè gli stessi articoli che rimettono in collezione stagione dopo stagione perché sono loro best seller, in proiezione rispetto all’anno scorso, sono stati prodotti in quantità notevolmente inferiori».

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