Tessile sostenibile: Como protagonista
con cinque aziende

Green Deal Nel programma 4Planet alcune imprese del Distretto che operano nel settore alto di gamma

Ci sono cinque aziende comasche tra le cinquanta realtà italiane che hanno aderito al programma 4S Planet, il protocollo per la sostenibilità nel tessile creato da 4sustainability, framework e marchio registrato che si occupa di garantire le performance nella filiera fashion & luxury.

«Oggi i progetti di decarbonizzazione sono al centro delle strategie virtuose di molti brand e, di conseguenza, delle aziende di produzione che fanno parte della loro filiera - spiega Francesca Rulli, ideatrice di 4sustainability e co-founder di YHub insieme a Massimo Brandellero - All’interno dei nostri percorsi, il primo passo è misurare i consumi totali della fabbrica, dettagliandoli per processo fino alla singola fase o macchinario. Così facendo, è possibile individuare il potenziale di riduzione. Non si tratta solo di passare all’energia verde: la vera sfida è ripensare i processi produttivi». Ad accettare la sfida di 4S Planet sono state, per il territorio di Como: la Gentili Mosconi, che crea tessuti ed esegue lavorazioni per l’alta moda, la Taroni, fondata nel 1880, che si occupa di tessuti couture in seta, la stamperia tessile Emme di Fino Mornasco, la Italtex di Cabiate, produttrice di tessuti e tinti in filo, la Tintoria e Stamperia di Lambrugo.

In Lombardia, invece, troviamo tra le aderenti a 4S Planet anche Aeffe, Erica Industria Tessile, Framis Italia, HIM Co, Koverlux e Star New Generation.

Quattro obiettivi

Ora, tutte le cinquanta aziende dovranno lavorare su quattro obiettivi strategici. Innanzitutto, bisogna introdurre buone pratiche nell’approvvigionamento: «è vero che alcune zone possono garantire costi più bassi nel breve termine - precisa Rulli - ma al tempo stesso possono essere più vulnerabili all’impatto della crisi climatica, a causa di scarsità d’acqua, eventi meteo estremi, temperature elevate che rendono più difficile la produzione. L’azienda è chiamata a valutare questi trend negli anni a venire, salvaguardando la propria business continuity». In secondo luogo, vanno rinnovati macchinari e impianti, visto che, come dice Rulli, «in questo settore la capacità di innovazione, investimento e gestione manageriale fanno la differenza, anche perché portano a ottimizzare le risorse generando quindi un vantaggio competitivo».

Altro punto fondamentale riguarda la conversione delle fonti energetiche. Secondo Rulli, «da un lato bisogna agire sull’elettrificazione, sostituendo ove possibile il gas metano, dall’altro assicurarsi che questa energia arrivi da fonti rinnovabili, attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici e la scelta di fornitori di energia verde». Infine, bisogna ripensare la logistica; «il reshoring, ossia la rilocalizzazione, delle produzioni in Italia è positivo perché l’Unione Europea vanta normative evolute in termini ambientali e sociali.

Per il trasporto merci, la nave è preferibile all’aereo, mentre per la mobilità aziendale si punta su modelli elettrici e ibridi». Si tratta insomma di una vera e propria rivoluzione, da compiere velocemente nei prossimi anni, anche per rimanere al passo con le richieste del Green Deal europeo. Il settore della moda è responsabile infatti di una quota significativa delle emissioni globali, stimata tra il 2% e l’8% del totale. Non solo: ogni cittadino europeo consuma quasi 26 kg di prodotti tessili all’anno e ne smaltisce circa 11 kg, che vengono perlopiù inceneriti o portati in discarica.

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